Renzi: «La Sardegna non è l'Italia intera le elezioni si vincono al centro»
Intervista a Matteo Renzi per «Nuova Sardegna» del 2-03-2024.
di Cristiano Meoni
Matteo Renzi ha iniziato la sua campagna elettorale a Londra, ma oggi sarà a Sassuolo, dove presenterà il suo libro "Palla al centro" allo Sporting club (alle 17).
Globale e locale. Senatore, ieri ha lanciato la campagna elettorale a Londra, un po' come il Tour de France che quest'anno partirà dalla Toscana e dell'Emilia. Perché questa scelta?
«Sono partito da Londra, con un incontro simbolico con Tony Blair, amico e maestro. Per poi incontrare tanti giovani studenti italiani alla London School of Economics. La Gran Bretagna ha pagato un prezzo altissimo per la Brexit: in termini di crescita ma anche di capitale umano. E infatti, oggi se potessero gli inglesi tornerebbero indietro. La mia campagna sarà però in Italia, fra le persone, fra i lavoratori, le imprese, le associazioni: casa per casa, racconteremo la nostra idea di Europa».
Veniamo alle Europee. Lei si candiderà in tutte le circoscrizioni "per metterci la faccia", così ha detto. Che obiettivo si è dato?
«Obiettivo 5%: quello che chiedo agli italiani è di dare fiducia a una squadra che cercherà di cambiare davvero l'Europa. Un'Europa che non tocca palla sulle questioni internazionali, dall'Ucraina al Medioriente, ma che si perde in dibattiti senza rilievo e burocrazia inutile. Per questo servono gli Stati Uniti d'Europa: serve superare il diritto di veto, serve un esercito europeo, serve più democrazia con l'elezione diretta del presidente del consiglio».
Passiamo al governo. Molto efficace la sua battuta: "I Melonez finiranno come i Ferragnez, si separeranno, Meloni ha fatto il grave errore di umiliare l'alleato Salvini e ne pagherà le conseguenze". Pensa davvero che finirà così? Quanto tempo dà alla maggioranza? Lei di solito c'azzecca con i pronostici, come mostrano i precedenti...
«Vediamo che cosa succederà. Il banco di prova saranno le leggi di bilancio: la coperta è corta e tanti sono gli appetiti dei partiti della maggioranza».
Versante sinistra: i sondaggi fatti subito dopo lo scrutinio sardo sembrano premiare le due foze protagoniste del Campo Largo, Pd e Cinque Stelle, entrambe in crescita. Un prevedibile effetto traino del voto o davvero, come molti hanno scritto e detto in questi giorni, è girato il vento? E in Abruzzo cosa prevede?
«Giorgia Meloni ha perso per la sua arroganza ma una regione non è l'Italia. Le elezioni si vincono al centro, con il centro. Il populismo di sinistra difficilmente può attecchire. In Abruzzo c'è un candidato competente e preparato che penso possa farcela».
Lei dice che Schlein sbaglia, ma dove sbaglia Schlein? Ha detto anche che a sinistra hanno vinto i Dinosauri, a chi alludeva? E Conte mostra una resilienza inaspettata: dunque è un vero leader?
«Schlein ha scelto di inseguire il Movimento Cinque Stelle: il Pd era il partito del lavoro, con il jobs act il nostro Governo ha creato più di un milione di posti di lavoro, adesso è diventato il partito del reddito di cittadinanza. I dinosauri? Per me il Pd era una start up, ma D'Alema e i vecchi apparati rivolevano la Ditta. Alla fine ci sono riusciti. Quanto a Conte, un vero leader non è colui che insegue i sondaggi ma che sa immaginare il domani. È un bravo influencer, certamente. Ma la mia idea di politica è altra cosa».
Fronte toscano. A Firenze siete alla rottura con il Pd: vuol soffiare i voti al suo ex partito? Poi ha aggiunto che se Funaro perderà Schlein dovrà trarne le conseguenze. Conferma?
«Penso che Il Pd a Firenze stia sbagliando tutto, ma mi sembra che siano molto convinti. Il 10 giugno vedremo chi avrà avuto ragione».
Fronte emiliano. Oggi sarà a Sassuolo, provincia di Modena, terra di Stefano Bonaccini. Senatore, lei sarebbe favorevole a un tris di Bonaccini alla Regione? In Aula, quando si voterà sulla possibilità del terzo mandato per grandi Comuni e Regioni, Italia Viva come si esprimerà?
«Il terzo mandato per il presidente della regione non deve essere un tabù: mi pare però che il problema non sia io, mi pare che Schlein abbia sbarrato la strada a Bonaccini».
Fronte sardo. Pensa che Todde sarà una buona presidente? Passerà gran parte del suo tempo ad aprire gli armadi del suo predecessore, come ha annunciato ieri criticando le duecento delibere approvate all'ultimo tuffo da Solinas prima del voto?
«Giudicheremo il lavoro di Alessandra Todde quando si metterà all'opera: certo che le premesse non sono delle migliori. Il Movimento Cinque Stelle è il partito della decrescita e dei sussidi. Noi siamo quelli dello sviluppo e del lavoro. Posizioni e visioni diametralmente opposte».
Al centro ci sono praterie — imprenditori, professionisti, ceto medio, cattolici — ma non si materializzano mai: tanti partiti, piccoli, divisi e litigiosi. Perché?
«In realtà c'è solo un litigioso: Carlo Calenda. Ha rotto con il Pd di Letta, con Emma Bonino e poi con noi. Vediamo con chi romperà la prossima volta. Calenda cambia idea tre volte al giorno. Peccato, intercetteremo quelle famose praterie senza di lui».
Ci dica dei buoni motivi per scegliere Italia Viva alle Europee.
«Gli europeisti che sognano di cambiare davvero l'Europa, i riformisti del Pd che non vogliono schiacciarsi sui grillini, i moderati di Forza Italia che vedono tradire le loro storiche battaglie non possono che votare per noi».