#ITALIASICURA

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L’Italia è un Paese bellissimo. Bellissimo e fragile. E il prezzo di questa fragilità in termini di vite umane e danni economici è stato sempre troppo alto perché la politica non decidesse di intervenire per contrastare il dissesto idrogeologico e mettere in sicurezza la nostra Penisola dalle sue conseguenze.

Prendiamo come esempio Genova, colpita negli ultimi 45 anni da ben 6 alluvioni. Le ultime, drammatiche, nel novembre del 2011 e a ottobre del 2014 quando piogge torrenziali, unite alle piene di fiumi come il Bisagno e al dissesto idrogeologico del territorio hanno procurato vittime e danni incalcolabili.

Pochi mesi fa, nell’ambito del tour Destinazione Italia a bordo del treno Pd, Matteo Renzi ha fatto tappa proprio a Genova per visitare i cantieri per la messa in sicurezza del Bisagno finanziati con 400 milioni stanziati dal governo dei Mille Giorni attraverso il decreto ItaliaSicura.

“Contro il dissesto idrogeologico – spiegò allora il segretario del Pd – abbiamo investito in totale 9,8 miliardi di euro (piano finanziario 2015-2013 ndr) e per la prima volta c’è piano nazionale con oltre 9 mila opere in progetto. Dopo il Bisagno partirà il cantiere sul Seveso a Milano che vale 120 milioni, è già partito quello sull’Arno che vale 100 milioni e il Sud ha un piano a parte”.

E poi ha aggiunto: “nella lotta contro il dissesto idrogeologico, che qui ha fatto dei morti, lo Stato ha mostrato serietà, ha fatto il suo mestiere”. L’assoluta necessità di interventi strutturali, di investimenti in prevenzione, di una nuova cultura dell’impiego del suolo sono stati davvero al centro dell’azione dei governi Renzi e Gentiloni.

Con #italiasicura si è scelta infatti la strada della prevenzione superando la logica delle emergenze in settori chiave per l’attività sociale, culturale e economica. Non solo dissesto idrogeologico ma anche infrastrutture idriche ed edilizia scolastica.

DISSESTO IDROGEOLOGICO: DEFINIZIONE

Per dissesto idrogeologico dobbiamo intendere l’insieme dei processi di degradazione del territorio e del suolo innescati quasi esclusivamente dall’azione dell’uomo. In concomitanza con determinate condizioni ambientali, meteorologiche e climatiche, essi possono causare danni molto ingenti. Frane, esondazioni, allagamenti, fenomeni a carattere torrentizio, sprofondamenti: sono le principali conseguenze del dissesto.

QUALI SONO LE CAUSE

Le attività umane che incidono maggiormente sono la cementificazione, la deforestazione, l’abusivismo edilizio (una piaga che mortifica la bellezza del nostro territorio, lo rende fragile e lo mette a rischio), l’abbandono dei terreni d’altura, lo scavo scriteriato di cave, le tecniche di coltura non ecosostenibili, le estrazioni di idrocarburi e di acqua dal sottosuolo, gli interventi invasivi e non ponderati sui corsi d’acqua e la mancanza di manutenzione degli stessi.

ALCUNI NUMERI SUL DISSESTO IDROGEOLOGICO

Negli ultimi 80 anni si sono verificati in Italia più di 5.400 alluvioni e 11.000 frane. La classifica dei comuni ad altissimo rischio, secondo il Ministero dell’Ambiente, vede al primo posto l’Umbria, seguita da Basilicata, Molise, Liguria, Val d’Aosta, Abruzzo e Lombardia. Secondo i dati del rapporto Ecosistema Rischio 2017 di Legambiente in ben 6.633 comuni italiani sono presenti aree a rischio idrogeologico e oltre 5 milioni di cittadini si trovano ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni.

MISSIONE TERRAFERMA

Grazie ai governi Pd, nel corso della XVII legislatura sono state adottate numerose misure volte a contrastare il dissesto idrogeologico. Esse hanno interessato la disciplina della governance, il coordinamento e la gestione degli interventi, nonché le risorse finanziarie. Il 12 marzo 2014, dopo 19 giorni da premier, Matteo Renzi presentò il suo programma di governo. Una delle slide proiettate riportava il titolo “Missione Terraferma” e conteneva i primi obiettivi della struttura di missione che fu chiamata “Italiasicura”.

SBLOCCA ITALIA

Il primo fondamentale tassello è rappresentato dal decreto 133 del 12 settembre 2014, detto ‘Sblocca Italia’, convertito poi nella legge 262/2014, che all’articolo 7 contiene una serie di norme principalmente finalizzate all’utilizzo delle risorse per interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, nonché disposizioni volte ad agevolare la realizzazione degli interventi stessi.

SBLOCCA ITALIA: LE PRINCIPALI MISURE

  • no stop opere nelle zone colpite da calamità naturali in caso di ricorso al Tar;
  • 110 milioni alle Regioni per sistemare i corsi d’acqua;
  • accordo di programma tra regioni e ministero dell’ambiente per utilizzo delle risorse;
  • precedenza alle opere integrate finalizzate sia alla mitigazione del rischio che alla tutela e al recupero degli ecosistemi e della biodiversità;
  • quota minima del 20% delle risorse per i corsi d’acqua;
  • revoca risorse per ritardi nella presentazione dei bandi;
  • affidamento al gestore unico del servizio idrico integrato;
  • sì a convenzioni con soggetti pubblici e privati comprese le società in house delle amministrazioni centrali;
  • commissari per sistema fogne sotto infrazione.

#ITALIASICURA

Nel maggio del 2014 viene istituita anche la “Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche” detta anche #italiasicura la cui principale finalità è stata imprimere un’accelerazione all’attuazione degli interventi in materia di dissesto idrogeologico, nonché per lo sviluppo di infrastrutture idriche.

RISULTATI

Tre anni dopo, nel maggio dello scorso anno, Palazzo Chigi ha presentato i dati, regione per regione, degli interventi messi in atto, il loro costo e lo stato di avanzamento dei progetti e dei cantieri.
La struttura di missione ha svolto un’azione di recupero dei fondi stanziati contro il dissesto idrogeologico e non spesi negli anni 2000-2014: un “tesoretto” da 2,2 miliardi oggi trasformati quasi tutti in cantieri che, a giugno del 2014, risultavano bloccati.

COSA HA FATTO #ITALIASICURA

Grazie al piano #italiasicura in questi 3 anni sono stati investiti 2.260 milioni di euro in 1.781 opere di cui 891 già portate a termine.
Risultati straordinari resi possibili non solo dalle risorse economiche che i governi Renzi e Gentiloni hanno voluto mettere in campo ma anche attraverso un processo di “semplificazione” del complicatissimo iter burocratico che prima bisognava seguire per arrivare ad aprire un cantiere.
Ciò ha consentito lo sblocco di opere per oltre un miliardo di euro rimaste ferme nelle contabilità locali per inutili lungaggini. Oggi invece in 30 giorni i Presidenti di Regione (commissari straordinari al dissesto ) possono dare tutte le autorizzazioni.

BANCA EUROPEA DEGLI INVESTIMENTI: A COSA SERVE

Nell’ambito della Legge di stabilità 2018 è stato approvato un emendamento che sblocca 1 miliardo di euro in arrivo dalla Banca europea degli investimenti ( BEI ) per interventi contro il dissesto idrogeologico in tutto il Centro Nord: un segnale di fiducia e di riconoscimento del lavoro fatto dai nostri governi in tema di prevenzione e non solo di risposta rispetto all’emergenza.