Maria Violanti: «Io, nonna di Renzi ho 103 anni e 23 nipoti. E canto con Matteo»

Intervista a Maria Violanti per «Libero Quotidiano» del 18-08-2024

di Alessandro Dell'Orto

Maria Violanti è la nonna di Matteo Renzi («Sì, ma anche di altri 22 nipoti») ed è di una simpatia irresistibile. Sorride, scherza, ma soprattutto, a quasi 104 anni, canta che è una meraviglia con una memoria invidiabile e una voce ancora forte e intonata, vibrante e calda. Sguardo attento, occhiali da sole giovanili («Ne ho un paio ancora più belli e più leggeri, con la montatura gialla»), Maria, che ha un caratterino mica male ed è molto religiosa («Da bambina sono cresciuta in collegio e 20 anni fa sono andata anche a Medjugorje), ora vive in una casa di riposo vicino a Reggello («Qui mi trovo davvero bene, sono tutti carini e gentili») tra le spettacolari colline toscane.

Signora Maria, chiariamo subito una cosa: è lei la protagonista assoluta di questa intervista.

«Non si preoccupi, sono abituata: da giovane mi esibivo come soprano lirico all'Eiar (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche ndr) e...».

Si fermi, non ci rovini la sorpresa, questo lo approfondiamo dopo.

«Paaaaarlami d'amoreee Mariùù, tuutta la mia vitaaaa sei tuuu».

Wow, che bella voce. Canta davvero bene: dove trova ancora fiato ed energia a 103 anni?

«Questione di abitudine, mi piace canticchiare in ogni momento della giornata. Il mese scorso l'ho fatto con Matteo».

Che sarebbe suo nipote Matteo Renzi, ex sindaco di Firenze ed ex presidente del Consiglio. Cosa avete cantato?

«"Parlami d'amore Mariù", ma anche "Quel mazzolin di fiori" e "l'Inno di Mameli"».

Malgrado i tanti impegni viene spesso a trovarla?

«Sì e ci divertiamo. Per me però non è il politico, è un nipote come tutti gli altri. Sa cosa rispondo quando mi chiedono "Ma lei è nonna di Matteo Renzi"?».

Cosa?

«Sì e ne sono felice, ma sono anche Maria, nonna di tanti altri nipoti».

Quanti?

«Quelli diretti sono 23».

Matteo è il più famoso, ma è anche il preferito? Come mai quello sguardo furbo?

«Sono tutti preferiti. Ci sarebbe pure suo fratello Samuele, che ha 41 anni e fa l'oncologo pediatrico a Québec City, in Canada. Un amore, persona squisita. E poi c'è Gianluca che sta a Milano e tutti gli altri. Sono tantissimi».

Maria, su, si sbilanci.

«No, no, una nonna ama ugualmente tutti i suoi nipoti».

Prima ha detto che Matteo è venuto a trovarla lo scorso mese: lei da quanto tempo è in questo centro residenziale per anziani?

«Da dicembre e ci sto benissimo, sono tutti carini. Sa, a casa non mi trovavo molto bene con le badanti».

Dove abitava?

«A Poggio di Toni. Per un po' di tempo ho vissuto anche al mare a Viareggio, in un pensionato. E sa che regalo mi sono fatta per i 100 anni?».

No, dica.

«Un bikini, perché il costume intero mi faceva sudare la pancia. Non l'avevo mai provato prima: comodissimo. Fino alla scorsa estate ho fatto pure il bagno in mare».

Qui invece come è la sua giornata tipo?

«Mi sveglio alle 8.30, colazione e poi animazione».

Perché ridacchia?

«Ieri, come attività, ci stavano facendo fare le uova sode ripiene. Le abbiamo bollite, poi ci hanno chiesto di tagliarle e togliere il tuorlo. Quando è arrivata la ragazza per controllare il lavoro, però, le mie due non c'erano più: "Maria, ma dove sono finite le sue uova?". Ho allargato le braccia: "Le ho mangiate: avevo fame!"».

Meraviglioso. La televisione la guarda?

«Non più, ormai ci vedo male. Però tutti i giorni alle 18 mi sintonizzo sul rosario».

Domanda classica: quale è il segreto per arrivare a 103 anni così brillante?

«Mmm, la pastasciutta. Mi piace tantissimo, soprattutto i maccheroni o le tagliatelle con il ragù. Sa, sono emiliana».

Torniamoci, alle sue origini.

«Nasco a Bologna il 16 ottobre 1920, bambina timida e vivace allo stesso tempo».

Figlia unica?

«Ho una sorella, ma anche due fratellastri e una sorellastra: mamma Assunta è separata e per me è una sofferenza».

Caso raro in quegli anni.

«Sì e mi ritrovo in collegio, a Milano, dalle suore di San Vincenzo».

Quanto ci resta?

«Per tutto il periodo delle elementari, delle medie e delle superiori. Sono lontano dalle liti e dalle scenate dei miei genitori, ma sono triste e sola perché nessuno viene a trovarmi. Poco alla volta odio quel posto e penso anche di fuggire».

Ma resiste fino a 20 anni e si diploma.

«Divento maestra e a quel punto mi trasferisco da mamma a Bari. E mi iscrivo all'università: Lingue all'Orientale di Napoli».

Sono gli anni della guerra.

«La città è tartassata dai bombardamenti, ci nascondiamo in cantina e l'università chiude. Per pagarmi gli studi, intanto, trovo un lavoretto».

Quale?

«Prima faccio la segretaria di un'azienda commerciale, poi la cantante alla radio Ear, la vecchia Rai, a Bari».

Come soprano lirico, spiegava all'inizio. Scusi, ma dove ha imparato?

«Dalle suore, con i canti religiosi».

Mai duettato con artisti famosi?

«Sì. con Marlene Dietrich, la grande diva tedesca».

Urca, raccontiamo subito.

«L'orchestra dove canto di giorno, alcune notti, va a suonare in un Night americano frequentato da Marines. Una volta, proprio in quel club, arriva l'attrice, che deve animare i soldati prima della partenza al fronte. Mi sente cantare, si avvicina e...».

...e?

«In un italiano stentato dice: "Signorina, conosce la canzone "Parlami d'amore Mariù?". Rispondo di sì e lei: "Vuole cantare con me?"».

Spettacolare, chissà che emozione. Qualche altro personaggio conosciuto ai tempi della Rai?

«Nunzio Filogamo, che fa il presentatore e si complimenta per la mia intonazione. Ma non è l'unico a farlo...».

In che senso?

«Un giorno arriva un uomo meraviglioso. "Bella voce, signorina". Io alzo le spalle snobbandolo: "Grazie, lo so già". E lui: "Scusi, non volevo offenderla"».

Lo tratta malissimo: chi è?

«Achille Bovoli, che diventerà mio marito».

Ah. Di cosa si occupa lui alla Rai?

«Ha una dizione perfetta e, per arrotondare, fa lo speaker. Mi piace subito tantissimo. È affascinante, bello come il sole e molto religioso. Le posso raccontare una cosa su di lui?».

Prego.

«A 21 anni lo mandano in guerra in Grecia. È tiratore al piattello e ha una grande mira, ma per tutto il conflitto gira sempre e solo con la pistola scarica per non rischiare di uccidere o ferire qualcuno. Capito? Grandi principi e valori cristiani».

Vi innamorate subito?

«Sì, io sono cotta e potrebbe approfittarne, ma fino al matrimonio non mi sfiora nemmeno. Ci sposiamo dopo tre mesi, a Bari, il 28 giugno 1944».

Maria, come mai sorride?

«Lui è molto grande, io abbastanza piccola e allora, per la cerimonia, compro un paio di scarpe ortopediche altissime. Mentre esco dalla chiesa, però, inciampo e cado tra le risate degli invitati. E divento rossa come un peperone».

Matrimonio felice?

«Fantastico, anche se io sono gelosa da morire».

Perché?

«Achille è sempre al centro dell'attenzione e circondato da belle donne. Una volta, mentre sono in stato interessante, vedo una spagnola con il petto in fuori - non mi faccia dire parolacce - che balla e poi gli si avvicina. Io scappo in un angolo e mi metto a piangere, lui mi raggiunge: "Maria, sciocchina, non vedi che quella è solo una stupidotta? Tu sei il mio amore"».

Da Bari poi vi trasferite a Cesena.

«Appena l'Italia si libera torniamo dalla sua famiglia che sta in Romagna: ci dà un passaggio un amico con una vecchia Aprilia. Carichiamo in un baule le poche cose che possediamo e lo leghiamo al cofano dell'auto. A metà strada ci fermiamo per cambiare i pannolini a Nicola, nato da 40 giorni, e ci accorgiamo che il baule è sparito: i briganti, mentre rallentavamo in salita, hanno tagliato le corde, lo hanno fatto scivolare e l'hanno preso».

Vi stabilite a Cesena?

«All'inizio sì, perché Achille si laurea in giurisprudenza a Bari, all'università in cui insegna, tra gli altri, il professor Aldo Moro. Poi, quando lui inizia a lavorare, ci spostiamo a Massa Carrara, a Milano, a Pisa e poi Firenze perché diventa capo del personale dell'Enel».

Nel frattempo nascono anche gli altri figli.

«Sei in tutto. L'ultimo è Stefano, che viene al mondo quando ormai io ho 44 anni e mio marito 46. Achille però, purtroppo, muore nel 1972 a 54 anni, tumore al pancreas. Scusi le lacrime, soffro ancora...».

Scusi lei.

«Per me è stato un dramma, ho fatto fatica a riprendermi. Per farlo mi ha aiutato il Movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich e il volontariato: mi sono impegnata nell'Avo, associazione volontari ospedalieri, fino a 90 anni».

Ultime domande veloci. 1) Rapporto con la religione?

«Molto intenso: prego tutti i giorni. Gabriele, il secondo figlio, da piccolo aveva le convulsioni e mio marito riteneva che fosse stato guarito miracolosamente da Padre Pio».

2) Paura della morte?

«No. Il parroco mi chiama "l'eterna". A me non dispiacerebbe andarmene: se mio figlio Nicola e mio manto Achille venissero a prendermi per portarmi in Paradiso con loro, li seguirei di corsa».

3) Musica moderna preferita?

«Massimo Ranieri. Rose rosseee per teeeee, ho compratoooo staseraaaa, e il tuo cuoooore lo saaaaa, cosa voglio da teeee».

4) La sua carta d'identità dice quasi 104 anni. Lei quanti se ne sente?

«Trai 30 e i 40».

5) Cosa pensa dei giovani di oggi?

«Ce ne sono di bravi e di cattivi: chi sono io per poterli giudicare?».

Ultima. Ma che consiglio dava a Matteo quando era piccolo?

«Di pregare, pregare e pregare. E lui mi ha sempre ascoltato».