Per Firenze non contano le poltrone ma le scelte politiche. Intervista su Il Corriere Fiorentino

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Intervista con l’ex premier: Peretola, Tav, musei e turismo nell`agenda del governo. Di Paolo Ceccarelli su Il Corriere Fiorentino, 15 settembre 2019

«Il governo Conte2 può recuperare il rapporto con Firenze non aggiungendo qualche poltrona, ma con una vera e propria agenda per la città». Matteo Renzi dribbla le polemiche sull’assenza di toscani nell’esecutivo e rilancia: «Serve un’Agenda Firenze: Peretola, Alta velocità, musei e turismo. Sull’aeroporto Franceschini ha già firmato il ricorso contro lo stop del Tar». E di fronte alle possibili resistenze dei Cinque Stelle dice: «Senza di noi il Conte2

non c’è». La scissione? «Alla Leopolda sarò chiaro come mai in passato».

«Aeroporto e Alta velocità, musei, turismo. Questo governo può recuperare il rapporto con Firenze non aggiungendo qualche poltrona, ma con una vera e propria agenda per la città». Matteo Renzi cammina svelto uscendo dallo stadio dopo Fiorentina-Juventus («avrei firmato per il pareggio
ma adesso ho l’amaro in bocca, meritavamo di più») ma non rinuncia a rispondere «da senatore semplice», dice subito – alle domande sulle polemiche seguite all`esclu-
sione ai ministri e sottosegretari toscani
del Pd dal Conte2.

Il sindaco Nardella ha parlato di «vendetta», la segretaria del Pd toscano Bonafè di «purga» antirenziana. Anche lei vive così la mancanza di toscani nel governo?
«Capisco la rabbia di Simona e di Dario, perché il Pd toscano è il Pd più forte d’Italia ed è logico che loro si sarebbero
aspettati un riconoscimento territoriale in occasione della formazione del governo. Ma io sono la persona meno indicata a parlare delle poltrone di questo esecutivo: ho accettato di votare la fiducia ad un governo con i Cinque Stelle soltanto per evitare il disastro economico che sarebbe iniziato con l’aumento dell’Iva e l’uscita dell’Italia dall’Europa che conta. E l’ho fatto senza chiedere niente per me o per i miei, nemmeno uno sgabello, altro che poltrone. L’interesse del Paese viene prima dell’interesse dei singoli e io l’ho dimostrato. Detto questo, quando Firenze alza la voce lo fa a ragione, mai a torto».

Ma il punto è che mancano i toscani o che i renziani sono troppo pochi? Sinceramente non si è capito.
«Guardi, io parlo da fiorentino e da senatore eletto qui. E dico che questo governo di emergenza ha la possibilità di recuperare il rapporto con la città non con qualche poltrona ma con una vera e propria
“Agenda Firenze”, che mi pare assolutamente necessaria e di cui io mi faccio garante nella mia veste di senatore e di ispiratore del nuovo esecutivo».

E cosa dovrebbe prevedere questa «Agenda Firenze»?
«È un patto che comprende i punti legittimamente e comprensibilmente avanzati dal sindaco Nardella. Il primo è l’aeroporto: non sfugge a nessuno che il cambio di ministri alle Infrastrutture e alla Cultura ha già determinato un passaggio
importante. Paola De Micheli non è Toninelli, Dario Franceschini non è Bonisoli e avendo parlato con entrambi sono certo che il governo Conte2 avrà nei confronti del sistema aeroportuale toscano e del sistema museale fiorentino un approccio radicalmente diverso».

Scusi, ma l’azionista di maggioranza di questo esecutivo restano i Cinque Stelle.
Come pensa di far cambiare loro idea sullo sviluppo di Peretola?

«La maggioranza è relativa, non assoluta. Senza di noi non c’è governo, chiaro? Io non parlo di futuro. Parlo di fatti. Il ministero dei Beni culturali ha già firmato il ricorso contro la sentenza del Tar della
Toscana che nel maggio scorso ha dichiarato nulla la Valutazione d’impatto ambientale
bloccando l’iter di realizzazione della nuova pista di Peretola…».

Questa è una notizia. Quando lo ha firmato?
«Quel che conta è che ora, grazie al ministro Franceschini e al segretario generale del ministero Salvo Nastasi, il ricorso è stato firmato, peraltro anche da Enav. La partita è tutt’altro che chiusa. Non so se ricorda che in epoca gialloverde
Bonisoli non ha mai voluto mettere quella firma…».

Per quanto riguarda le infrastrutture Nardella ha chiesto anche che venga sbloccata l`Alta velocità.
«È il tema più complicato, inutile nasconderlo. Ma so che il dossier è sul tavolo del ministro De Micheli e da parte nostra c’è piena disponibilità ad aiutarla. Poi c`è il secondo punto dell’Agenda Firenze”: la cultura, i musei».

Franceschini ha «congelato» la riforma di Bonisoli che ha tolto l’autonomia ai grandi musei come Uffizi e Accademia.
«Bene. Sul tavolo c`è anche l’accordo tra ministero e Palazzo Vecchio firmato quando
ero sindaco, quello che ha introdotto la «Firenze card» e soprattutto ha destinato il 15-20% per cento delle entrate complessive del Polo museale fiorentino al decoro della città e alla valorizzazione del suo patrimonio artistico».

Il famoso accordo Renzi Berlusconi. Il primo, almeno. (ride)
«Era l`accordo di Arcore, che tanto mi è costato in termini di polemiche: la sinistra ideologica si scandalizzò perché ero andato a trattare per il bene di Firenze con l’allora presidente del Consiglio. Ecco, quell’accordo va rinnovato. E io sono certo che il ministro Franceschini, per la sua sensibilità, siglerà a breve il rinnovo. Vorrei essere chiaro: non è un regalo da parte dello
Stato, è un atto dovuto nei confronti di Firenze. Ma è un fatto che col governo gialloverde manco se ne parlava più…».

Cos’altro prevede la sua «Agenda Firenze»?
«Sul turismo il sindaco Nardella reclama per Firenze lo stesso diritto accordato dal precedente governo a Roma e a Venezia di decidere il contributo di soggiorno. Nel merito della questione io e Dario abbiamo sensibilità un po’ diverse, perché io non userei questa possibilità ma ciò non toglie
che è inaccettabile questa disparità di trattamento tra città. Palazzo Vecchio deve
avere la possibilità di decidere come ce l`ha il Campidoglio e Ca’ Farsetti (sede del Comune di Venezia, ndr). Poi il sindaco
è Nardella e deciderà lui che cosa fare: io combatto perché Firenze non sia discriminata».

Questa «Agenda» serve anche per poterne spendere i risultati in vista delle Regionali del prossimo anno? Il centrodestra non è mai apparso così competitivo come
adesso e la Toscana è un feudo renziano, oltre che del Pd.

«A parte che qualche risultato è come detto già arrivato, io non ragiono così. Faccio il
mio dovere di senatore fiorentino. Punto. E chiedo a tutte le istituzioni fiorentine, dalla Camera di commercio ai sindacati, di lavorare fortemente sull’Agenda Firenze”. Firenze non reclama poltrone ma chiede ciò che le spetta. E se qualcuno vuole mettersi di traverso, si ricordi che conviene a tutti lavorare per il Bene Comune anziché fare le ripicchine».

Ma non basterà la realizzazione degli obiettivi da lei indicati per evitare il suo addio al Pd…
«Le chiacchiere stanno a zero. Di politica nazionale parleremo alla Leopolda e sarò
chiaro come mai in passato. La priorità adesso è Firenze».