"Più soldi nelle imprese e i dipendenti nei cda": La mossa del cavallo su 'la Repubblica'
L'anticipazione del nuovo libro di Matteo Renzi, pubblicata da "la Repubblica", 31 maggio 2020.
Acquista il volume su:
Amazon
La Feltrinelli
Ibs.it - copia autografata
Serve un piano per il paese, una politica industriale che rifiuti la logica di microinterventi settoriali e si concentri sulla visione dell'Italia che vogliamo essere nel 2030 e sulle iniziative che lo Stato deve attuare per contribuire a realizzarla. La revisione delle norme europee sugli aiuti di Stato, il maggiore spazio di manovra legato al debito, la presenza di cospicui finanziamenti dell'Ue permette, e per certi aspetti impone, di avere una strategia che vada oltre la quotidianità.
Significa promuovere fusioni tra aziende a rilevante partecipazione pubblica per creare soggetti forti e credibili in uno scenario concorrenziale europeo e mondiale, a cominciare dalla naturale e doverosa unione tra Fincantieri e Leonardo o dalla creazione di una società delle reti che valorizzi i risultati di Snam e Terna, dando a Cassa depositi e prestiti maggiori libertà d'azione più che denaro. Nei prossimi anni il settore aerospaziale, l'automotive, l'Ict, la robotica saranno oggetto di ingenti investimenti privati ma anche di numerosi stanziamenti pubblici.
Erogarli per tempo, investirli bene, scegliendo come guida le persone migliori e non necessariamente gli amici, è possibile. Nelle settimane di fuoco dell'emergenza abbiamo respinto il tentativo di sovietizzare l'economia italiana portato avanti da chi voleva in qualche modo approfittare della crisi per modificare le leggi e collocare soggetti di nomina statale in aziende gestite da privati. Sarebbe stata una follia e posso solo immaginare come avrebbero reagito i piccoli imprenditori italiani davanti all'imposizione di personaggi - spesso di secondo piano - nominati dai partiti di governo, scelti presumibilmente tra le file degli ex politici. Senza un progetto serio e coerente di politica industriale, però, continueremo a finanziare la cassa integrazione finché ci saranno risorse, producendo assistenzialismo e non sviluppo.
Trovo superficiali le analisi di chi mi dipinge semplicemente come amico dei poteri forti, ma, se è vero che esiste una grande questione legata alle disuguaglianze, è anche vero che senza un business model e un piano industriale degno di questo nome l'Italia non riparte. Trovo interessante che nella costruzione del dopo possa esservi spazio per una riflessione su come rendere più solide le aziende, sulla partecipazione dei lavoratori agli utili e alla guida delle società. Penso che le aziende italiane siano ancora sottopatrimonializzate.
La vera patrimoniale che serve non consiste nel togliere i soldi ai ricchi per darli allo Stato, come prospettato da una certa cultura di estrema sinistra che fa breccia agilmente tra i populisti. Al contrario, bisogna incentivare le persone a patrimonializzare le società riconoscendo un forte credito di imposta, nella misura di almeno il 25%, su tutti i versamenti di capitale a favore delle aziende italiane. E se vogliamo studiare altri modelli neodistributivi, possiamo immaginare di prevedere la partecipazione dei lavoratori agli utili: l'idea che i dipendenti ricevano una parte dei profitti della società in cui lavorano è a mio giudizio la forma più corretta cui spesso gli imprenditori ricorrono per propria decisione unilaterale. Vogliamo un modello di azienda olivettiana?
Bene, introduciamo dei criteri precisi che pei mettano al lavoratore di concorrere agli utili. E, perché no?, nelle grandi società, di eleggere un membro del cda. Ma il limite invalicabile deve essere quello di riconoscere nell'impresa il motore dell'economia, non di fare degli imprenditori dei «nemici del popolo» a cui inviare la Finanza per un pregiudizio di immoralità e illegalità. Le aziende non sono il covo degli evasori, ma la colonna della nostra economia: senza imprese non trionfa il proletariato, trionfano la fame e la disoccupazione.
Acquista il volume su:
Amazon
La Feltrinelli
Ibs.it - copia autografata