di Fabio Martini su La Stampa
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Uno smarcamento fatto sottovoce, senza proclami, ma eloquente: Lino Paganelli, comunista in gioventù, da anni responsabile delle Feste democratiche, meglio note come Feste dell’Unità, passa con Matteo Renzi. L’altra sera, all’Auditorium di Roma c’era anche Paganelli, lo hanno visto quelli dell’Unità online e gli hanno chiesto cosa ci facesse lì e lui ha “confessato”: “Quella di Renzi è una candidatura che fa bene al PD, perché mi sembra coerente con lo spirito col quale è nato questo partito, l’idea di mettersi in gioco. E Renzi interpreta quell’entusiasmo delle origini, quella voglia di fare”. Fiorentino, prima iscrizione al Pci, uno dei funzionari di partito più affidabili della stagione post-comunista, al punto di affidargli l’organizzazione di un appuntamento clou come la Festa nazionale, Lino Paganelli è il primo funzionario-dirigente del PD di “fascia alta” ad annunciare di non appoggiare il segretario Pier Luigi Bersani. E su Facebook, Paganelli si è spinto un po’ più avanti: a D’Alema che aveva annunciato la fine del centrosinistra in caso di vittoria di Renzi, lui ha risposto: “Mi sono perso la lezioncina del leader massimo”.
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