Renzi: "Basta alla logica dei sussidi, aiutare il lavoro": ControCorrente su 'il Sole 24 Ore'

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L'anticipazione del nuovo libro di Matteo Renzi, pubblicata da "il Sole 24 Ore", 11 luglio 2021.

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La cosa che mi fa più male, dell'esperienza con il M5S al Governo, è il reddito di cittadinanza. Il tempo che abbiamo la fortuna di vivere chiede fantasia, creatività, innovazione. Non sussidi. La scelta di introdurre il reddito di cittadinanza non è stato un tentativo di combattere la povertà, ma di combattere la voglia di fare, specie nel Mezzogiorno.

Non è un caso che oggi molti commercianti, ristoratori, albergatori fatichino a trovare personale: col sussidio si prende quasi la stessa cifra e non si fa fatica. Intendiamoci: io sono arrivato a Palazzo Chigi e per combattere la povertà ho trovato un fondo da 20 milioni di euro. Spiccioli. Sono uscito da Palazzo Chigi tre anni dopo e per combattere la povertà c'erano 2 miliardi e 70o milioni.

Vengo da una cultura in cui combattere la povertà significa investire sull`educazione, sul benessere, sulla sanità pubblica. Il Movimento Cinque Stelle ha costruito una indecorosa sceneggiata iniziata con Di Maio che dal terrazzino di Palazzo Chigi urla a una festante folla di parlamentari acclamanti: «Abbiamo abolito la povertà». E si abbracciano, nemmeno avessero vinto la Coppa dei Campioni. La sceneggiata è proseguita con il capo di Anpal, Mimmo Parisi, ideatore dei navigator e responsabile di uno dei maggiori scempi istituzionali e conflitti di interesse dell`ultimo decennio con il fallimento dell`Inps, incapace con il proprio portale di gestire molti dei servizi a essa delegati.

I poveri sono cresciuti, i posti di lavoro diminuiti, la credibilità dei grillini azzerata. Ma ancora oggi molta gente vive di sussidi e non accetta l`idea di trasformare il reddito di cittadinanza in uno strumento che veramente funzioni. Quei denari vanno dati come incentivo al lavoro, non come incentivo a restare a casa sul divano. Per farlo occorre un gesto politico forte.

Ecco perché nel 2022 Italia Viva raccoglierà le firme in tutto il territorio nazionale per chiedere un referendum che abolisca il reddito di cittadinanza. Andremo nelle piazze, casa per casa, associazione per associazione. E spiegheremo alle imprese, certo, ma anche e soprattutto ai lavoratori, alle partite Iva, al volontariato, al terzo settore che il reddito di cittadinanza inquina la vita dei giovani. Crea una cultura del sussidio e non del rischio. Io sono per dare una mano a chi non ce la fa. Ma penso che sia sacrosanto che la prima mano ciascuno se la dia da solo, mettendosi in gioco. Se poi uno fallisce, lo Stato deve aiutare. Ma l`idea che si parte dalla certezza di un reddito in quanto cittadini e questo permetta di rifiutare la fatica dell`impegno in nome della pigrizia del sussidio è insopportabile. Vogliamo un referendum e che siano i cittadini a scegliere se continuare con un sistema che costa miliardi di euro e che plasticamente non funziona.

Non funzionano i navigator, non funziona il collocamento (ancora una volta colpa del fallimento referendario e della mancata riforma del titolo V), non funziona l'Anpal. L'assegno di disoccupazione ovviamente rimane. Ma le risorse destinate ad assistenzialismo e sussidi devono diventare sgravi fiscali per ridurre le tasse e inserirle in busta paga, sul modello degli 80 euro e della decontribuzione. Gireremo tutta l'Italia per chiedere di svoltare contro la cultura assistenzialista, contro i sussidi, contro chi vuole mantenere il giovane, soprattutto nel Mezzogiorno, in condizioni di dipendenza - e quindi di potenziale voto di scambio - con il potentato locale. Di Maio e Salvini ci hanno regalato il reddito di cittadinanza. Un referendum potrà cancellarlo dalla storia politica italiana. E vedremo chi ci sta, davvero.

(....) Abbiamo lanciato un progetto infrastrutturale chiamato "Piano shock" che punta a sbloccare i cantieri sotto casa, quelli bloccati dal combinato disposto della paura amministrativa e della pigrizia esistenziale. Ma è il caso di dire con forza, controcorrente, che il ponte sullo Stretto di Messina non solo è un'opera fondamentale dal punto di vista del collegamento ferroviario tra Napoli e Palermo ma è anche e soprattutto un grande simbolo della potenziale svolta del Mezzogiorno. Il mondo intero parlerebbe di Reggio Calabria e Messina - destinatarie peraltro di cospicui investimenti anche sulle infrastrutture cittadine non per la `ndrangheta e per la mafia ma per un capolavoro di design. È la criminalità organizzata, al contrario, che preferisce che le cose restino come sono. Chi ha a cuore il futuro di quel territorio non può che emozionarsi davanti a un progetto che non solo crea oltre centomila posti di lavoro ma dà soprattutto una concreta chance di costruire e raccontare per il Mezzogiorno un futuro diverso. Tra l'altro alcune delle più interessanti esperienze governative nel mondo stanno lavorando con grande determinazione sul tema delle infrastrutture. E il lavoro strepitoso del segretario alle infrastrutture americano Pete Buttigieg è un modello a livello mondiale. Dell'ex sindaco di South Bend, giovane amministratore che ho avuto modo di apprezzare durante i lavori della Obama Foundation, sentiremo parlare a lungo.

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