Renzi: "Il Dpcm crea tensioni ma non ferma il virus. Da Conte risposte populiste"

Intervista di Annalisa Cuzzocrea, "la Repubblica", 29 ottobre 2020.    

Senatore Matteo Renzi, l'estrema destra fomenta le piazze contro il governo. La situazione sanitaria è gravissima. La seconda ondata del Covid rischia di essere peggiore della prima. Crede sia il momento di dividersi sulle risposte da dare per frenare il virus?
"Ovviamente no. Ma per unirsi bisogna spiegare le scelte che si fanno. Servono decisioni basate su valutazioni scientifiche e non su emozioni irrazionali. Dovremo convivere con il virus ancora per qualche mese: proprio per questo occorre organizzarsi in modo lucido, non con scelte improvvisate".

Cos'è che secondo lei è stato deciso in base alle emozioni?
"Il decreto è tecnicamente sbagliato perché non poggia su dati scientifici, ma sulle ansie di alcuni ministri preoccupati. È un decreto che non riduce il numero dei contagiati, ma aumenta il numero dei disoccupati. Fomenta le tensioni sociali di un Paese diviso tra garantiti e non, crea un doppio binario sui ristori economicamente insostenibile nel medio periodo. L'utilità del dpcm dal punto di vista sanitario è tutta da dimostrare, mentre è certo sia dannoso a livello economico e sociale. E inoltre tradisce una visione ottocentesca della cultura vista come mero divertimento di cui si può fare a meno e non come pilastro - anche economico - della nostra identità: preoccuparsi dei cinema e dei teatri senza aver fatto funzionare trasporti e tamponi è umiliante".

Crede davvero si possano difendere teatri e palestre davanti a numeri così preoccupanti?
Con i pronto soccorso presi d'assalto, il tracciamento saltato? Non è tardi per evitare un nuovo lockdown?
"Questo dovrebbero dircelo i tecnici, con i numeri chiari e documenti inoppugnabili. Vedo molti consulenti del ministero in tv, spero rimanga loro il tempo di studiare le carte. Auspico che non si arrivi al lockdown, ma è più comprensibile un lockdown serio e spiegato bene come ha fatto Macron ieri sera che non procedere con decreti continui come fosse una telenovela. Facciamo un piano serio, anche duro se serve, ma un piano strategico da qui a sei mesi. Non decreti a getto continuo che scadono dopo sei giorni".

La Germania sta facendo come noi, in Francia c'è un nuovo lockdown. Forse non si tratta solo di errori, ma di un virus più forte di quel che credevamo.
"Il virus è forte, ma non giriamoci intorno. Lei parla di due Paesi che comunque tengono aperte le scuole. La ripartenza della scuola da noi è fallita perché abbiamo pensato ai banchi a rotelle e non ad avere un punto medico in ogni istituto. Perché abbiamo esasperato i professori con regole burocratiche, ma non abbiamo fatto funzionare i trasporti. Qui fanno tutti dirette Facebook - anche qualche presidente di Regione - ma poi i posti in terapia intensiva non sono cresciuti quanto necessario. E ci sono meno medici per colpa anche di quota 100. La gravità della pandemia impone serietà nelle risposte. Possiamo farcela e ce la faremo. Ma solo parlando il linguaggio della verità, non degli slogan".

Alle Regioni sono arrivati fondi che non hanno ancora speso. Forse è anche questo il problema.
"Continuo a pensare che davanti alle emergenze non ci possiamo permettere 21 sanità diverse: ho perso un referendum sulla riforma del titolo V, si figuri se non sono d'accordo".

Conte la accusa di voler fare "giochini politici" che non può accettare. Certo non in questo momento.
"Questo modo sbrigativo di rispondere alle critiche mi sembra più adatto a un populista che a un premier. Che vuol dire giochini politici? Vorrei ricordare che senza i miei giochini politici di un anno fa oggi Conte farebbe il professore all'Università di Firenze e in queste ore si occuperebbe di come funziona la didattica online da Novoli, non di dpcm. Io faccio politica, non giochini. E suggerisco al premier di farsi aiutare dalla sua maggioranza anziché considerarsi depositario della verità. Vogliamo dare una mano, ma fare politica per noi non è una parolaccia, non siamo populisti noi".

Il segretario Pd chiede coesione rivolgendosi anche all'opposizione. A chi parla secondo lei?
"Credo che voglia dividere Forza Italia da Salvini e Meloni. Il disegno è comprensibile, ma non penso che Berlusconi lascerà la destra, men che mai prima delle elezioni amministrative di Milano e Roma. Sono scettico ma se sono rose fioriranno. Zingaretti pone invece un tema giusto quando parla del Mes: avessimo chiesto il Mes quattro mesi fa avremmo oggi meno persone in coda per un tampone e più controlli nelle scuole e nelle Rsa. Continuare a dire no al Mes è masochismo, non ideologia. E sinceramente non capisco la sponda che Gualtieri sta dando ai 5 Stelle su questo".

Lei ha sempre parlato della necessità di convivere col virus in attesa del vaccino, che non arriverà per tutti prima della prossima estate. L'impressione è che non siamo in grado di farlo e che non basterebbe certo un rimpasto a migliorare la situazione.
"Io credo nel vaccino e credo che la comunità occidentale prima di Natale ne avrà almeno tre pronti, tra cui quello anglo-italiano. Tuttavia servirà un piano per distribuirli, un piano per mesi e mesi, un piano che non sia raffazzonato come è stata la gestione dei tamponi. A metà 2021 il mondo ricomincerà a girare a mille: dovremo essere pronti. Per questo serve il Mes, per questo serve il Recovery Fund. Ho chiesto un tavolo politico per gestire queste cose, non per avere un ministero in più. L'Italia ce la farà. Ma dobbiamo abbandonare la superficialità e il populismo. E mettere in campo la Politica, quella con la P maiuscola".