Renzi: «Il Sud la "Florida dell'Europa". Ora vogliamo un'Ue che conti»
Intervista a Matteo Renzi per «Nuovo Quotidiano di Puglia» del 2-06-2024
di F.G.G.
Matteo Renzi, leader di Italia Viva e candidato alle Europee con la lista "Stati Uniti d'Europa": al G7 qui in Puglia dovrebbe esserci anche Volodymyr Zelensky: il presidente ucraino firmerà un "patto di sicurezza" con Joe Biden. Dal vertice può passare parte della soluzione per Ucraina e Medio Oriente?
«Me lo auguro. Ma per la pace serve anche il protagonismo europeo. Dobbiamo andare verso la difesa comune e migliorare la diplomazia di Bruxelles che in questi anni è stata imbarazzante per mancanza di visione e mediocrità».
Intanto l'Europa è a un bivio, in mezzo al guado: o viene rilanciato definitivamente, con maggiore integrazione politica e istituzionale, il progetto europeo, oppure quest'ultimo è destinato a tramontare quasi del tutto. Lei propende per la prima opzione, ma secondo quali linee guida?
«Noi siamo gli unici a rilanciare sul serio sull'Europa. Superare il diritto di veto, eleggere direttamente il presidente della Commissione, garantire una maggiore integrazione. E per questo è nata la lista Stati Uniti d'Europa, l'unica lista che parla di Europee. Mentre gli altri usano le elezioni per contarsi in Italia, noi proviamo a contare in Europa».
Fabio Panetta, governatore Bankitalia, ha ribadito: «Meno protezionismi e più mercato europeo», per liberare il potenziale di crescita. E Mario Draghi propone un "Patto per la competitività", altro salto di qualità per l'Ue: cosa sarebbe? Perché lei insiste così ostinatamente sull'ex premier per la presidenza della Commissione, e quali saranno gli equilibri politici in Ue dopo il voto?
«Condivido totalmente l'analisi di Panetta, anche nella parte in cui elogia Industria 4.0 il provvedimento del mio governo che insieme a Jobs Act, 80 euro e Irap costo del lavoro che ha segnato la ripresa economica italiana. Quanto a Draghi è semplice: ha salvato l'Euro nel 2012 intervenendo come presidente della Banca centrale, ha salvato l'Italia nel 2021 mandando a casa Conte, ora tocca a lui rilanciare il sogno europeo. lo ne sono convinto. Vedremo se avremo i numeri per realizzare questo nuovo miracolo a Bruxelles».
L'Europa rimane ancora, al di là dei pur rilevanti fondi di coesione, un’opportunità per il Mezzogiorno? E in quali termini?
«Dico spesso che il Mezzogiorno può essere per gli Stati Uniti d'Europa quello che la Florida è per gli Stati Uniti d'America: un gigantesco hub di innovazione in cui la qualità del vivere permette di accogliere talenti e risorse economiche da altre zone meno belle e piacevoli da vivere. Fino a qualche anno fa lo storytelling del Sud era ancora segnato dall'ipoteca della criminalità. Ora non è più così. I problemi di sicurezza ci sono ancora certo ma non sono diversi da quelli del Nord o di altre zone europee. E allora si tratta di cambiare racconto, passando dalla logica dei sussidi stile reddito di cittadinanza a quello degli investimenti, dell'innovazione, delle start-up. Io credo che il Mezzogiorno sia pronto a un nuovo protagonismo europeo. Nel mio piccolo, se eletto a Bruxelles, darò una mano perché ciò avvenga».
Italia Viva ha varato la lista "Stati Uniti d’Europa": il progetto è tuttavia destinato a sciogliersi dopo il voto? E ci sarà mai margine per ricomporre, con Azione e altri potenziali alleati, il fronte liberale-riformista?
«Un progetto che si chiama "Stati Uniti d'Europa" non può finire in qualche mese. È per definizione un progetto di ampio respiro, di lungo periodo. Dopo il voto lavoreremo insieme al Parlamento europeo e costruiremo una piattaforma riformista anche in Italia. Quanto ad Azione ormai è inspiegabile: due milioni di cittadini italiani avevano votato il Terzo polo, un solo cittadino romano ha deciso di distruggerlo, si chiama Calenda. E non solo: Calenda parla di serietà ma poi anche lui si candida per finta, dicendo da subito che anche se eletto non passerà. Noi nel simbolo mettiamo il progetto europeo, lui mette il suo cognome cercando una gratificazione personale che serve al proprio ego, non alla politica. E comunque quando vedo Azione che in Puglia decide di salvare Emiliano, votando contro la sfiducia d'intesa con i Cinque stelle, mi domando che cosa sia successo a quelli di Azione. Le battaglie per il Tap, per l'ilva, contro la Xylella, per le trivelle, per la Buona scuola: si sono rimangiati tutto per consentire a qualche consigliere regionale di andare avanti qualche mese in più. Che tristezza».
Con il Pd invece chiuso ormai qualsiasi canale di dialogo? Ci sono margini per ipotizzare in futuro un'alleanza realmente strutturale?
«Presto per dirlo. Al momento mi pare che il Pd sia fidanzato in casa con i Cinque stelle. Finché regge l'amore...».
Le Europee saranno un test anche per il centrodestra e per la tenuta del governo. Cosa pensa che accadrà dopo il voto? Giorgia Meloni ne uscirà rafforzata?
«Meloni andrà bene. Ma anziché parlare di Europa vive queste elezioni come un sondaggio sulla sua popolarità. lo credo che non andrà male, tutt'altro. Ma i suoi problemi arriveranno con la legge di Bilancio».
Sul piatto ci sono poi rilevanti riforme, premierato e giustizia su tutte: Italia Viva potrebbe, su questo terreno, tendere la mano a Meloni? Si tratta, in taluni casi, di dossier e proposte nelle vostre corde.
«Siamo favorevoli all'elezione diretta del premier, o del presidente della Repubblica, ma siamo contrari allo "schifezzellum" partorito dalla ministra Casellati: facciano una riforma seria e votiamo si, altrimenti non ci avranno. Sulla giustizia, per ora sono solo parole: la separazione delle carriere è un'ottima idea ma dopo due anni hanno partorito solo un disegno di legge la settimana prima delle elezioni. Giorgia comunica bene, Meloni governa male. E nel frattempo hanno detto di no ai soldi del Mes che sarebbero serviti per la nostra sanità pubblica».
Alle Comunali a Bari avete "scelto di non scegliere", a Lecce siete invece nel centrosinistra di Carlo Salvemini: strade ben diverse, percorse con quali scenari e aspettative?
«Per una forza di centro non è facile il passaggio delle amministrative dove o si sta di qua o si sta di là. Eleggeremo comunque alcuni amici nei Comuni. E spero di essere eletto anche io alle Europee per dare una mano a costruire un'alternativa ai sovranisti di destra e ai populisti di sinistra. Anche per questo mi candido anche in Puglia e chiedo il voto dei cittadini della vostra regione».
In Regione continua la vostra opposizione dura a Michele Emiliano: cosa gli contestate, in questa fase? Così però non agevolate, indirettamente, il centrodestra? E qual è la prospettiva per le elezioni del prossimo anno?
«Michele Emiliano è il simbolo del populismo giustizialista. E come tutti i giustizialisti troverà qualcuno più giustizialista di lui che proverà a giustiziarlo, politicamente parlando. Per me è una grande delusione umana prima che politica. Gli auguro tutto il meglio ma non vedo l'ora che liberi della sua ingombrante presenza questa bellissima regione permettendo ai pugliesi di tornare a volare».