Renzi: «Meloni cadrà se la sinistra si unisce e se destra italiana avrà un Farage come in Uk»

Intervista a Matteo Renzi per «La Repubblica» dell' 11-07-2024

di Antonello Guerrera

Colloquio con l’ex premier, dopo il suo esordio al Tony Blair Institute del quale è diventato consulente strategico. Per il leader di Iv “il declino del governo è già scritto. E in Europa è rimasta sola”. Apprezzamenti alla segretaria del Pd: “Non pone veti a differenza di Letta. Voglio dare una mano all’opposizione”.

LONDRA - Matteo Renzi, che incontriamo dopo il suo esordio a Londra al Tony Blair Institute del quale è diventato consulente strategico, ne è certo: “La mia idea è che il declino di Meloni sia già scritto. Sono sicuro che Giorgia abbia iniziato la sua “caduta” e questa sarà agevolata dalla nascita di una divisione interna”.

Quale? Matteo Salvini? L’ex premier italiano è di opinione diversa:

“Secondo me potrà essere un Vannacci che decide di fare il terzo incomodo come Farage in Gran Bretagna alle ultime elezioni. Oppure potrà essere la destra radicale, che farà pagare a Meloni il suo presunto abbandono della linea tradizionalista”.

In che senso?

“Su questo tema, Meloni, che è andata al potere con il 26%, e il 29% alle Europee grazie a Enrico Letta, non fa mai chiarezza fino in fondo perché sa che altrimenti perderebbe quell’1 o 2 per cento decisivo per tenere su la baracca…”.

L’apertura a Schlein

E quindi Matteo Renzi non pensa che Salvini possa mettere i bastoni tra le ruote a Meloni?

“Puo darsi, ma è più difficile. Salvini alla fine si accomoda. Dall’altra parte, ecco invece la bravura di Elly Schlein”.

Cioè?

“Schlein dice "no veti", a differenza di Letta per cui “Renzi mai”, dopo lo “stai sereno”...”.

Insomma, secondo l’ex premier, è possibile un fronte allargato del centrosinistra, Italia Viva inclusa, contro Meloni:

“Poi governare sarà un problema successivo, magari finirà come l’Unione di Prodi… ma il messaggio di Schlein è perfetto perché a me e agli altri, come Fratoianni o Conte, lei dice “niente veti” ed è una formula vincente ed unificante”.

Per Renzi, mentre beviamo insieme un caffè espresso in un hotel davanti al Westminster Bridge, questa è la ricetta politica perfetta per sbarazzarsi di Meloni:

“Se la sinistra si unisce e la destra italiana ha un “Farage”, da qui ai prossimi mesi è tutta una lenta caduta per Meloni. Perché ha perso posizioni in Europa: lei aveva tre grandi amici, Sunak, Orbán e Vox. Da tutti e tre, per una ragione o per un'altra, non ha più un sostegno, né un gruppo forte in Ue”.

Secondo Renzi, alla fine Meloni:

“Accetterà un Fitto vicepresidente della Commissione, giusto per rivenderselo come grande risultato… ma non è così”.

Autonomia ed economia, guai per Meloni

Per Renzi, ci sono altri due problemi per Meloni:

“Il tema dell’autonomia, che stanno sottovalutando. Anche se il referendum non fa il quorum, è un problema pazzesco per lei. Terza: la questione economica, perché la presidente del Consiglio non riesce a chiudere il bilancio”.

Insomma, per l’ex sindaco di Firenze:

 “I prossimi 12 mesi saranno complicati per Meloni. Perciò voglio dare una mano all’opposizione, pur sapendo che non potrò essere in prima linea. Quindi il fatto di avere tante chiamate internazionali, mi aiuta molto, perché fuori dall’Italia riconoscono il lavoro che abbiamo fatto. E per me, Tony Blair è il top”.

Il rapporto con Blair

A proposito, parliamo di questo suo nuovo “asse” con Blair. Come è nato. Il reclutamento?

“Quando a marzo scorso venni a Londra, alla London School of Economics, Tony mi propose questa collaborazione. Ma allora avevo dubbi perché ero in corsa per il Parlamento europeo. Anche se alla fine la scelta folle di Carlo Calenda di non unirsi a noi ha fatto eleggere a Strasburgo i sovranisti invece dei riformisti. Alla fine io ho preso 210mila voti, e Calenda 90mila…”.

Ma non ci sarà un conflitto di interessi da senatore?

“No, è la scelta migliore, è compatibile con il Parlamento, e sono molto felice”.

Starmer non è un nuovo Blair

Infine, una battuta sul nuovo primo ministro britannico, Sir Keir Starmer, che ha riportato il Labour al potere dopo 14 anni di domino conservatore:

“Ha rimosso l’ostracismo contro il blairismo. Ma Starmer non è un nuovo Blair, non a caso ha preso meno di Corbyn. Però ha già annullato le deportazioni di migranti in Ruanda e questo toglie un altro alibi a Meloni sulle espulsioni in Albania. In ogni caso, Starmer dovrebbe fare una statua a Farage per essere sceso in campo e aver tolto voti cruciali ai conservatori di Sunak. Come i progressisti in Italia dovrebbero farla a Vannacci se scendesse in campo contro Meloni”.