Renzi: “Per la seconda volta Salvini perde la sfida contro di noi, nella regione dove si era giocato tutto”
Intervista di Mario Neri, "il Tirreno", 23 settembre 2020.
Senatore Matteo Renzi, a stare ai numeri. Giani avrebbe vinto anche senza Italia Viva.
«Numericamente sì, politicamente non so. Italia Viva è stata decisiva non solo nell'individuazione di Giani, poi ratificata dalla direzione del Pd, ma anche nel dare una scossa a una campagna elettorale che dieci giorni fa ha subito un forte sbandamento. Rischiavamo grosso, tutti presi a inseguire le preferenze. E abbiamo recuperato vincendo alla grande nonostante i sondaggi».
In Toscana prendete il 4,5%, 11 6,7 a Firenze. Molto sotto il 10% al quale mesi fa diceva sareste arrivati. Cosa è successo?
«È successo che Giani ha fatto la lista del presidente. Senza lista del presidente avremmo fatto il 10% a Firenze e l'8% in Toscana. Tutto qui. Avevamo concordato di non farla ma poi Eugenio ha scelto un'altra soluzione, peccato. Ma va bene lo stesso. Ci sono decine di migliaia di toscani che ci hanno votato e il numero crescerà».
Ha fatto invece un mini-boom in Campania, dove ottiene il 7,4%. Perché più al sud che nella sua Toscana?
«Bella domanda. In realtà facciamo bene in tante parti d'Italia. Nel seggio senatoriale di Sassari facciamo il 24%, in Valle d'Aosta l'8%, in molti comuni del napoletano eleggiamo amministratori e sindaci. La verità è che Italia Viva è molto più forte e strutturata di quanto anche io pensassi».
Lei è stato il primo a indicare Giani come candidato, anche quando in molti esprimevano perplessità, anche nel Pd. Quel «non ho padrini» le è dispiaciuto?
«Ha fatto bene a dirlo ed è vero. Eugenio non ha padrini, né padroni. Quando gli ho chiesto di non correre da sindaco di Firenze per evitare di danneggiare Dario Nardella nel 2014 mi ha dimostrato di essere un uomo di squadra. In quel momento l'ho stimato moltissimo. In generale sono contento che le perplessità abbiano lasciato spazio all'entusiasmo».
Quale sarà l'impronta di Renzi sul governo Giani?
«Nessuna. Il Giani è il Giani, sappiamo tutti che non ha bisogno di seguire impronte altrui».
In consiglio il Pd, con 22 eletti, ha la maggioranza anche senza Iv. Preoccupati di poter essere marginalizzati nelle scelte di governo?
«No. E il fatto che non sia rappresentata la sinistra radicale permette alla maggioranza di seguire un profilo riformista mai necessario come oggi».
Anche in Italia non è andata benissimo. La somma dei voti nelle regioni vi dà al 5%. Eppure, lei parla di risultato straordinario. Perché?
«Perché nessun partito al debutto su scala regionale ha mai fatto il 5% su tutto il territorio. Nessuno! E poi perché in tutti i sondaggi ci avete sempre dato al 2-2.5%. Abbiamo preso il doppio della media dei sondaggi».
Avrete probabilmente un assessorato. Se potesse scegliere, preferirebbe una riconferma di Stefania Saccardi (assessora uscente alla Sanità) o l'ingresso di Scaramelli?
«Non so se avremo un assessore, non so chi sarà, ma so che Giani e i dirigenti toscani di IV troveranno gli equilibri più giusti».
Salvini ha esordito dicendo: «Renzi e i 5S sono stati cancellati». Come risponde?
«Che se non fosse Salvini farebbe tenerezza. Ha promesso il 6-0, finisce 3-3 e nella regione in cui si è giocato tutto perde. Per la seconda volta dopo il Papeete perde la sfida contro di noi. Però cerca di tirarsi un po' su, lo capisco».
Si è impegnato molto nella campagna elettorale, soprattutto in Toscana. Lo rifarebbe o teme di aver pagato ancora il prezzo del giudizio sul suo carattere più che quello sul valore politico?
«In questa campagna elettorale ho fatto il gregario per Eugenio. E ne vado fiero. Lui aveva la maglia rosa e lui doveva portarla fino alla fine. Lo ha fatto, ne siamo felici, ora lavoriamo. Quanto a me: siamo andati meglio del previsto su scala nazionale e abbiamo salvato la Toscana. Va benissimo così, quella di Italia Viva è una storia appena iniziata».
Referendum. Questa volta ha vinto il Sì, perché gli italiani hanno cambiato idea rispetto a quando era lei a proporre il taglio dei parlamentari?
«Perché questa non era una riforma ma uno spot. Ridurre i parlamentari riesce a tutti. Noi avevamo un'idea più ambiziosa: superare il bicameralismo, modificare il procedimento legislativo, cambiare il titolo V. Ma sono sicuro che questi temi torneranno di moda molto presto. E mi fa piacere che già adesso il Pd rilanci sul superamento del bicameralismo paritario, un nostro cavallo di battaglia. Prima o poi riusciremo a semplificare davvero le nostre istituzioni rendendole più efficienti».