Renzi: “Putin vuole un nuovo ordine globale. Merkel è l'unica che può trattare con lui"

Intervista di Carlo Bertini, "la Stampa", 27 febbraio 2022

«Putin ha una sua strategia chiara: vuole costruire un nuovo ordine mondiale con i cinesi». È un avviso ai naviganti quello di Matteo Renzi, un avviso rivolto soprattutto all'Europa e a chi guarda lo sviluppo degli eventi con la testa rivolta indietro. Proprio perché la posta in gioco impatta con i prossimi decenni, l'ex premier suggerisce ai leader Ue e Nato di inviare al cospetto di Putin una figura di altissimo standing come Angela Merkel. «Lei è l`unica in grado di parlare e farsi ascoltare a Mosca, a Washington e in tutte le capitali. La lasciamo in pensione mentre il mondo va in frantumi? Non scherziamo».

Qual è la strategia di Putin?
«Il documento di Pechino del 4 febbraio è stato largamente sottovalutato dagli analisti: Putin non vuole ricostruire il mondo degli zar, non immagina di riscrivere la storia. Vuole il futuro. E nel futuro, per lui e per il premier cinese Xi, i concetti di democrazia, diritti umani, sovranità popolare sono diversi da quelli che le democrazie occidentali hanno costruito nel secolo scorso. Vale per l'Europa dell'Est e per il mare cinese. È un tornante della storia, come lo avrebbe chiamato Giorgio La Pira: una sfida inquietante e imponente. Non siamo davanti all'impazzimento di un leader ma a un suo disegno molto pericoloso ma anche terribilmente lucido».

Secondo lei avranno effetti le sanzioni più rigide come il blocco del sistema di pagamenti swift per i russi?
«Penso che non saranno decisive a breve, ma vanno fatte e sul medio periodo produrranno effetti: se studiate in modo intelligente, porteranno al ritorno di una graduale normalità. Ma vanno accompagnate da un raddoppio del fondo Brexit per le imprese, fino a undici miliardi di euro».

La proposta di Conte del Recovery di guerra è simile. Inedita sintonia?
«Io ho proposto di raddoppiare il fondo già esistente della Brexit. Le sanzioni non possono essere pagate dalle piccole e medie imprese italiane ma devono essere pagate dall'Europa. Mi fa piacere che Conte sia d'accordo. Con lui abbiamo altri settori su cui manifestare le rispettive divergenze: banchi a rotelle, commissario dei vaccini, frodi sul superbonus, reddito di cittadinanza».

L'Italia si appresta a votare compatta tutte le sanzioni, ma Salvini paventa il rischio di un black out...
«Salvini non si è mosso più di tanto dalla linea del governo. E devo dire nemmeno i Cinque stelle. Alla fine mi pare che il sistema politico italiano regga sulla linea più saggia. Se penso a come eravamo messi tre anni fa, devo dire che è un mezzo miracolo».

Letta ha posizionato il Pd in modo da evitare giustificazionismi di sorta a sinistra?
«Letta è su un posizionamento impeccabile. Persino più duro del mio, che su questo tema mi sento più vicino alla sensibilità di Prodi. Ma sono sfumature».

E invece come valuta la posizione Anpi, che parla di continuo allargamento della Nato ad est, vissuto legittimamente da Mosca come una crescente minaccia?
«La posizione dell'Anpi è scandalosa. Usare il linguaggio anti-americano degli anni '70 è fuori dalla storia e tradisce uno sguardo ideologico inaccettabile. L'attacco all'imperialismo americano suona come una barzelletta che non fa ridere».

D'Alema sostiene che gli americani non hanno fatto nulla per inserire la Russia in un contesto post-guerra fredda. E dice che ora vanno esercitate tutte le pressioni ma in prospettiva bisognerà tener conto delle ragioni della Russia. Condivide?
«Sul passato l`analisi di D'Alema è interessante, ma io in quegli anni non avevo responsabilità dirette come lui e dunque non mi permetto di attribuire a loro la responsabilità di aver perso l'occasione di una pace storica e duratura dopo la fine della guerra fredda. Per il futuro trovo che D'Alema sia sfuggente sul vero fatto politico di cui lui non parla mai e cioè l'accordo Mosca-Pechino. Questa è la vera sfida alla comunità occidentale. La Russia oggi non chiede più attenzione all'Europa come forse ha fatto vent'anni fa: la Russia proprio non considera l'Europa e guarda altrove. Questo è il fatto nuovo su cui D'Alema pare sorvolare».

Conte e i 5 stelle non si tirano indietro dalle misure più dure anti-Putin. Una posizione atlantista che cambia la fisionomia del Movimento?
«I deputati grillini hanno passato gli ultimi giorni a cancellare i post ridicoli degli ultimi mesi: avevano detto e scritto di tutto contro la Nato e ora sono costretti a rimangiarselo. Come si rimangiano le battaglie contro il Tap: in Senato, Draghi li criticava e loro applaudivano. Ma meglio questo Movimento di quello a trazione sovranista del primo Conte. Il campo largo di cui parla Letta si fa se ci sono delle idee condivise, dall'energia alle crisi aziendali, dal Tap fino a Industria 4.0».

Il dilagare della crisi e l'arrivo dei profughi cambieranno l'atteggiamento dei Paesi di Visegrad?
«Sì. Capiranno cosa significa accogliere chi fugge dalla fame e dalla guerra. E capiranno il valore della parola solidarietà. Faccio una previsione: uno degli effetti di questa guerra sarà che anche questi Paesi dovranno accettare i principi di ripartizione solidale delle quote di migranti e di rivedere il trattato di Dublino».