Renzi: "Quando l'Avvocato del popolo mi propose la NATO": ControCorrente su 'la Repubblica'

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L'anticipazione del nuovo libro di Matteo Renzi, pubblicata da "la Repubblica", 11 luglio 2021.

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(...) Passano pochi giorni e il presidente del Consiglio chiede di rivedermi, da solo. Penso che Conte abbia finalmente capito che Italia Viva - in assoluta buona fede - sta cercando di aiutare il Paese ad affrontare l'emergenza e riprogrammare il futuro. (...) Conte è impeccabilmente cerimonioso. Ti accoglie, si scusa del ritardo, ti sembra l'uomo più gentile del mondo.

Poi però ci sono dei dettagli che inquietano. Come prima cosa ti chiede di lasciare il telefono dentro una scatola "fornita dai Servizi" che impedisce le intercettazioni. A parte il fatto che scatole magiche che impediscono intercettazioni mi sembrano di dubbia efficacia mi viene da chiedere di che cosa avrà paura, il presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana. Magistrati? Servizi esteri? Hacker? E poi un sorriso beffardo mi spunta al pensiero che loro erano quelli della trasparenza totale, dello streaming. (...)

La discussione parte da una disponibilità sostanziale di Conte: ho letto che vuoi fare il segretario generale dell'ONU. Io sono a tua disposizione per darti una mano e il sostegno del Governo italiano.

Ringrazio gentilmente. Vedo però tre piccoli inconvenienti. Il primo è che (...) quella di cui i media parlano e scrivono è la NATO, non l'ONU. Una sta a Bruxelles, l'altra a New York. E non è nemmeno la differenza principale.

Il secondo inconveniente è che sì, è vero, un italiano potrebbe finalmente essere nominato segretario generale della NATO. E l'Italia non esprime da decenni un segretario generale (...). Dunque sono molto lusingato del fatto che il capo del Governo del mio Paese abbia pensato di offrirmi il suo aiuto per questo prestigioso ruolo. C'è il piccolo particolare che non ci voglio andare. Non è il lavoro adatto a me, credo. (...)

Ma è il terzo elemento di riflessione che più mi fa pensare. Non ho fatto in tempo a entrare che già Conte mi offre qualcosa. E lo fa in modo elegante, intendiamoci. Ma lo fa subito, all'inizio della discussione.

Senza cattiveria, ma in un modo quasi naturale. Mi viene da pensare che chi - come Conte - non ha mai fatto la gavetta politica e si è ritrovato catapultato in incarichi di primaria importanza dal nulla dia per scontato che la politica è innanzitutto sistemazione di ruoli, attribuzione di responsabilità. La politica innanzitutto come poltrone, avrebbero detto i grillini della prima ora.

Io non sono una mammoletta. Non vengo dall'iperuranio dell'idealità e basta. So che per governare occorrono gli incarichi. E per avere gli incarichi servono le trattative, i compromessi, le mediazioni. Dunque, non mi scandalizzo se a un tavolo politico si discute di chi debba fare cosa. Ma il "chi" non può prescindere dal "cosa", per quelli come me. I contenuti contano. La parola "potere" ha un senso se è un verbo, non solo sostantivo. L'incarico non è fine a se stesso ma per fare qualcosa, per "potere" fare qualcosa.

La mia impressione invece è che in Conte - ma anche nei grillini - tutto si riduca a uno scambio di incarichi, perché chi non ha fatto la gavetta, chi non ha fatto la fatica di partire da zero, chi senza mai vincere nemmeno le elezioni del condominio si ritrova a partecipare al G7 pensa che tutto sia solo un do ut des.

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