Renzi: «Rispetto per i magistrati ma non ho dubbi su Beppe Sala, noi garantisti sempre»
Intervista a Matteo Renzi per il «Corriere della Sera» del 18-07-2025
di Claudio Bozza
Senatore Matteo Renzi, di «modello Milano» si iniziò a parlare con la conclusione (miracolosa per come si erano messe le cose) di tutte le opere per Expo 2015. Lei era premier e nominò Beppe Sala commissario unico. Oggi i pm affermano che questo modello è incentrato sulla corruzione. Che ne pensa?
«Dividiamo i due aspetti: il piano giudiziario e quello politico. Sul primo, c’è un’indagine e vedremo chi e come sarà giudicato colpevole o meno. In un paese civile si rispettano i magistrati e io ho stima del procuratore Marcello Viola. In un paese civile si aspettano le sentenze, che troppo spesso vengono invece emesse sulle tesi dell’accusa. Io conosco Beppe Sala come una persona onesta. Ci ho discusso e ho avuto anche opinioni molto divergenti, ma sulla sua onestà e dedizione alla città di Milano non ho dubbio alcuno. Poi c’è il piano politico: non accetto il racconto per cui questi 10 anni di amministrazione sarebbero incentrati sulla corruzione. Difendo un modello che ha visto Milano passare da una città che rischiava di arrendersi, rinunciando a Expo, per poi invece realizzare un successo da grande capitale europea, attraendo anche tanto capitale umano: Bocconi, Politecnico, Statale, Bicocca sono università d’eccellenza».
Il «Salva Milano», che tanti capitali ha attratto e molti dolori ha provocato, non era forse una norma un po’ troppo spregiudicata?
«Nei processi di trasformazione delle metropoli, la velocità è un fattore chiave per attrarre gli investimenti necessari ed essere competitivi con le altre città. Per chi mette i capitali c’è la necessità di avere strumenti rapidi, ma chiaramente legali. Ci sono interpretazioni diverse. Da una parte, la Procura dice che queste procedure violavano la legge. Dall’altra c’è l’amministrazione comunale che rivendica la legittimità di tali norme. Io non lo considero un crimine. Alla fine è mancata la volontà politica, ma io il “Salva Milano” in Parlamento lo avrei votato. E da ex sindaco, consapevole delle difficoltà che si incontrano sull’urbanistica, rivendico la necessità di approvare leggi più chiare e aggiornate».
Il ministro Guido Crosetto (FdI) si domanda provocatoriamente se le toghe vogliano sostituirsi al legislatore. Al contempo Lega e FdI sono scesi in piazza a Milano chiedendo le dimissioni di Sala.
«Crosetto ha una visione garantista, ampiamente minoritaria in uno schieramento, la destra, dove albergano coloro che sono giustizialisti con gli avversari e garantisti con gli amici. Le toghe colmano un vuoto: se la politica facesse il suo mestiere, con il coraggio di dire che a un avviso di garanzia non si chiedono subito le dimissioni dell’accusato di turno, sarebbe una vera svolta. Il mio amico Crosetto dovrebbe fare questo discorso in un congresso del suo partito, non con un post sui social. Quelli che hanno massacrato la mia famiglia su Open oppure quelle di Bibbiano per mesi sono nel suo partito».
La premier Giorgia Meloni ha tagliato il traguardo dei «mille giorni» a Palazzo Chigi. E tra 24 giorni supererebbe la durata del suo governo. C’è qualcosa che salverebbe di quanto fatto dal centrodestra?
«Basta fare un confronto. Noi abbiamo approvato riforme come Jobs act e Industria 4.0. E abbiamo tolto l’Imu sulla prima casa. Mi piace molto questo traguardo, perché dimostra la differenza tra noi e loro. La presidente Meloni arriverà anche a guidare il governo più longevo della Repubblica, ma quella che lei chiama stabilità è in realtà immobilismo».
È tornato sul palco della Festa dell’Unità con Gianni Cuperlo, già suo acerrimo nemico che si dimise da presidente del Pd in polemica con la sua linea politica da segretario. Quasi nessuno ci avrebbe scommesso: è un po’ come un ritorno a casa?
«Gianni non è mai stato un nemico, perché anche nei momenti di scontro più duro c’è sempre stata grande lealtà. La cosa bella di questa discussione è che siamo rimasti a 10 anni fa. Lui è fermo sulle sue posizioni e io sulle mie. Il Pd oggi ha scelto di andare più a sinistra, ma senza una “tenda riformista” che guardi al centro non potremo mai battere la destra. La chiacchierata con Cuperlo mi ha fatto grande piacere: se stiamo insieme si vince, mentre da divisi rivincerà Meloni».
Che previsione fa sulle 5 Regioni al voto in autunno?
«Finirà 4 a 1 per noi».