Renzi - «Serve più Europa Via il diritto di veto Difesa, è tempo di un esercito unico»

L'intervista a Matteo Renzi per «Messaggero Veneto, Nuova Venezia-Corriere di Padova-Mattino di Treviso, Piccolo» del 21-05-2024

di Enrico Ferro

Senatore Matteo Renzi, quale risultato pensa riuscirà a ottenere il suo partito?

«La lista Stati Uniti d'Europa farà molto bene: contiamo di eleggere 5 o 6 parlamentari e con quelli fare la differenza a Strasburgo. Ursula von der Leyen ha fallito su tutti i fronti: dal green deal ideologico che danneggia le imprese del nord alla politica estera, dove l'Europa non tocca palla. Proveremo a portare il nome di Mario Draghi a capo della Commissione o del Consiglio».

Qual è il vostro obiettivo in Europa?

«Nel simbolo non abbiamo un nome, ma un sogno, quello degli Stati Uniti d'Europa. Vogliamo l'elezione diretta del presidente della Commissione, più democrazia, abolizione del diritto di veto. La Lega di Matteo Salvini dice che all'Italia serve meno Europa. È l'esatto contrario. All'Italia e alle sue imprese serve più Europa. Meno Europa oggi vuol dire più Cina. Non più Padania. Certo, questa Europa va cambiata profondamente. Non può essere l'Europa della burocrazia e dell'iper regolamentazione. Deve diventare l'Europa politica dei cittadini».

Qual è la sua posizione sulla guerra in Ucraina?

«La situazione internazionale è sempre più instabile. Noi da subito abbiamo detto che accanto alle armi all'Ucraina e alle sanzioni alla Russia occorreva anche nominare un inviato speciale europeo: abbiamo fatto il nome di Angela Merkel e Tony Blair. Serve un esercito comune europeo. Ma serve anche la diplomazia, che in tempo di guerra non si fa con i ricevimenti, si fa parlando anche con i cattivi».

E sul conflitto in Medio Oriente?

«Non si può non sancire il diritto e il dovere di Israele di esistere: la strada da percorrere è quella di mettere in sicurezza Israele e dare alla Palestina uno Stato. Il primo nemico di questo equilibrio si chiama Hamas. I terroristi di Hamas sono i peggiori avversari del popolo palestinese».

Il terzo polo sembrava un progetto con una prospettiva invece è naufragato. Perché secondo lei?

«Calenda ha scelto di rompere per un rancore personale inspiegabile, pensando a tutto quello che ha avuto da noi. Ma, alla fine, il fatto che lui metta il cognome nel simbolo e noi mettiamo il progetto Stati Uniti d'Europa dimostra che lui fa una scommessa personale, noi abbiamo un sogno politico. Non è un caso che lui si candidi per finta: se eletto non andrà a Bruxelles. Noi ci candidiamo sul serio: se eletti andremo in Europa davvero».

Sicuro che ci andrà davvero?

«Io e i candidati della lista Stati Uniti d'Europa, se eletti, andremo a Strasburgo. Chi si candida sapendo di non andare sta truffando gli elettori e dando un'immagine pessima dell'Italia nel mondo».

Cosa pensa del caso del dibattito in tv tra Meloni e Schlein e del fatto che non si farà? Anche lei ha accettato dibattiti a due in passato.

«Il paradosso è che si sarebbe tenuto fra due candidate che non andranno in Europa. Il loro obiettivo non è fare politica a Strasburgo: il loro obiettivo era far bella figura in tv. Questo modo di fare distrugge la credibilità della politica. Quanto al confronto, lo feci da premier con una Giorgia Meloni al 3%: io sono sempre pronto a confrontarmi, ma chissà perché scappano tutti».

Qual è il suo giudizio su questo Governo di centrodestra?

«Questo Governo ha fallito. E il problema non è, come dice il Pd, che Giorgia Meloni è fascista, il problema è che è incapace. Non è riuscita a fare una sola riforma, solo leggi spot. Ma le imprese e i lavoratori non hanno bisogno del decreto rave: hanno bisogno che la giustizia funzioni, che la pressione fiscale sia abbassata e la burocrazia snellita. Con il mio governo varammo il Jobs Act, Industria 4.0, cancellammo l'Imu sulla prima casa. Meloni cosa ha fatto?».

E della riforma sull'autonomia differenziata cosa pensa?

«L'autonomia differenziata è uno specchietto per le allodole, un contentino per la Lega di Matteo Salvini. Ma non si farà, vedrete».

Sospensione di Schengen ai confini con la Slovenia: come gestirebbe lei la questione che riguarda regioni come il Friuli Venezia Giulia?

«Temo servano a poco: i passaggi avvengono attraverso canali non presidiati. La verità è che anche sull'immigrazione si sente la mancanza dell'Europa politica: il potere di veto di alcuni Paesi- e il paradosso è che su questo tema i peggiori avversari dell'Italia sono i sovranisti alleati con Giorgia Meloni- impedisce di arrivare a una politica migratoria comune».

Qual è la sua posizione sul nodo del limite dei mandati per i governatori di Regione?

«Sono contrario ad aumentare il limite dei mandati per i sindaci, mentre per i presidenti di regione nessun veto».

In Veneto è stata bocciata la proposta di legge regionale sul fine vita. Cosa ne pensa?

«Dovesse succedere qualcosa di grave a me, vorrei che si eseguisse la mia volontà. O in assenza della mia volontà vorrei che decidessero per me le persone cui voglio bene, non un giudice. Mia moglie, i miei figli, non un funzionario pubblico. Vorrei una legge che riconoscesse questa mia libertà. E lo dico da credente. Per questo serve una legge nazionale. La legge invece deve impedire che si ricorra al fine vita per una depressione adolescenziale o perché ci si stanca di vivere, come accade purtroppo in alcuni Paesi. Ma la libertà di gestire la sofferenza finale è una libertà inalienabile. Il problema non è tanto il singolo caso in Veneto ma che manchi una legge nazionale».