Renzi: "Sulla legge Zan, il PD ha fatto vincere i populisti"

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
dona italiaviva

La lettera di Matteo Renzi a "la Repubblica" 30 ottobre 2021.   

 

Caro direttore,
il triste epilogo del disegno di legge Zan divide per l’ennesima volta il campo dei progressisti in due. Da un lato i riformisti, che vogliono le leggi anche accettando i compromessi. Dall’altro i populisti, che piantano bandierine e inseguono gli influencer, senza preoccuparsi del risultato finale. I primi fanno politica, gli altri fanno propaganda.

I fatti sono semplici. Il Ddl Zan era a un passo dal traguardo. Sui media, ma anche in Aula nel dibattito del 13 luglio 2021, avevamo chiesto evitare lo scontro ideologico trovando un accordo sugli articoli legati alla libertà d’opinione e all’identità generale, come richiesto da molte forze sociali e dalle femministe di sinistra. “Se si andrà allo scontro, al muro contro muro, e si perderà a scrutinio segreto, avrete distrutto le vite di quei ragazzi”, dicemmo allora.

Esattamente ciò che è accaduto. Il Pd ha deliberatamente scelto di rischiare sulla pelle delle persone omosessuali, transessuali, con disabilità. I dirigenti Dem hanno preferito scrivere post indignati sui social anziché scrivere leggi in Gazzetta Ufficiale. E naturalmente si è scatenata la campagna di aggressione contro chi proponeva il compromesso, a cominciare da Italia Viva.

Ma il compromesso – come scriveva Amos Oz – “è sinonimo di vita. Dove c’è vita ci sono compromessi. Il contrario di compromesso non è integrità, non è idealismo. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte”.

Non è un caso che l’unica legge a favore della comunità omosessuale mai approvata in Italia sia stata quella delle unioni civili, figlia del compromesso e della scelta di mettere la fiducia fatta dall’allora governo. Fino ad allora e dopo di allora la sinistra preferiva e anche oggi preferisce riempire le piazze, fare i cortei, cullarsi nella convinzione etica di rappresentare i buoni, il popolo, contro i cattivi, il Parlamento. Additare il Parlamento come il luogo dei cattivi e la piazza come il luogo dei buoni: anche questo è populismo.

È vero, ci sono state decine di franchi tiratori, almeno una quarantina, di tutti gli schieramenti politici. E noi abbiamo contestato la decisione della presidente Casellati di concedere il voto segreto sul non passaggio agli articoli: volevamo che tutti si assumessero in modo trasparente le proprie responsabilità. Così come gli applausi e i cori da stadio dopo il voto sono stati uno schiaffo alla sensibilità di tante persone civili che volevano vedere in Aula dei senatori, non degli Ultras. Ma al di là di tutto, resta il fatto che la legge è fallita per colpa di chi ha fatto male i conti e ha giocato una battaglia di consenso sulla pelle di ragazze e ragazzi che non si meritavano questa ferita.

Rinunciare al compromesso possibile per sognare la legge impossibile è stata una scelta sbagliata, figlia dell’incapacità politica del Pd e dei Cinque Stelle. La sbandierata presunta superiorità morale, il rifiuto aprioristico di qualsiasi mediazione, la scelta di mettersi a posto la coscienza senza sporcarsi le mani: queste le caratteristiche di una sinistra che, in tutto il mondo, fa prevalere l’ansia di visibilità mediatica e social alla fatica dei risultati concreti. Noi siamo altrove.

Vale negli Stati Uniti dove ancora qualche giorno fa Joe Biden elogiava le ragioni del compromesso contro la sua sinistra interna. Vale in Francia dove Macron – e non il Partito Socialista francese della Hidalgo – è l’unica alternativa al sovranismo della Le Pen. Vale in Germania dove Scholtz vince contro la Linke e diventa cancelliere con una campagna elettorale al centro, intestando i successi della Merkel anche all’Spd, isolando la Cdu.
In Italia il centrosinistra dovrà scegliere se inseguire le parole d’ordine populiste, come la vicenda Zan sembra suggerire o tornare al riformismo.

Otto mesi fa Cinque Stelle e Pd dicevano: “O Conte o morte”. E abbiamo visto come è andata a finire: grazie al coraggio di Italia Viva c’è Draghi e l’Italia è più forte.

Oggi non abbiamo paura di prenderci gli insulti, le campagne social, le minacce di morte degli haters, le manifestazioni contro le nostre sedi. Un grande italiano come Pier Paolo Pasolini diceva nel 1974 che “Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia”. Italia Viva come ha fatto nel passaggio Conte/Draghi continuerà a combattere per conciliare queste due esigenze. E speriamo che prima o poi anche il Pd abbandoni i modi di fare dei populisti grillini e torni a fare Politica. Quella che scrive le leggi, non quella che cerca i “mi piace”.