Riqualificazione Periferie

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Togliamoci dalla testa che ‘periferia’ indichi esclusivamente, come un tempo, il quartiere costruito lontano dal centro delle città, soprattutto per dare una risposta abitativa ai flussi migratori che dal Sud arrivavano al Nord Italia e a quelli dalle campagne verso le città.
Oggi periferia non ha un significato univoco e la marginalità non è più intesa nella sua dimensione geografica.
Periferie sono tutti quei quartieri, anche centrali, che soffrono il disagio economico, che accusano una marginalità sociale, che registrano alti tassi di disoccupazione, una forte immigrazione straniera, aree di degrado edilizio.
Sappiamo bene che questi sono fattori pericolosi: l’esclusione porta criminalità, risentimento collettivo, perdita della speranza di un futuro migliore.
Ridare dignità alla periferia, significa anche dare più qualità all’intero territorio.

Una nuova filosofia urbana

Il governo guidato da Matteo Renzi, nel 2016, mette a punto un provvedimento, oggi arrivato alla fase di attuazione, che rappresenta un vero e proprio evento epocale nella storia delle politiche urbane.
Il concetto alla base dell’azione del governo Renzi è che disegnare le città del futuro significa ripensare integralmente alla città come un eco-sistema urbano dove non si interviene più sporadicamente per affrontare questa o quella emergenza, ma si intraprende un nuovo percorso di sviluppo.
Per riqualificare una zona non basta risanare uno spazio industriale abbandonato o riutilizzare un edificio fatiscente, occorre cambiare volto alle zone più fragili delle città. Eliminare il degrado e attirare vita e partecipazione. Agire sul recupero urbano, ma pensare all’intero contesto fatto di piste ciclabili e mobilità sostenibile, luoghi di incontro, illuminazione, servizi, impianti sportivi, centri di cultura, ambienti funzionali per l’economia e l’innovazione.

Bando Periferie

Una periferia che è viva, che è bella e funzionale quanto il centro, non solo migliora la vita dei cittadini, ma fa crescere l’economia, attira investimenti, accresce l’occupazione.

Che cosa ha fatto il governo Renzi? Ha rimesso in gioco tutto ed ha aperto il “Bando per la presentazione di progetti per la predisposizione del Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia”. Ad accedere ai fondi sono stati i Comuni capoluogo e le Città Metropolitane, la nuova istituzione locale che agisce su aree vaste.

2 miliardi e 100 milioni di euro stanziati dallo Stato, cui si sono aggiunti le risorse regionali e i contributi privati per 4 miliardi di euro complessivi, 120 progetti approvati di riqualificazione delle periferie urbane quasi 23 milioni di italiani interessati (un terzo degli abitanti del nostro Paese): sono questi i numeri del Bando Periferie che per la prima volta, dopo decenni di immobilismo o, peggio, di sfruttamento del territorio e di abusi, attiva risorse pubbliche e private per un grande progetto che non si muove più nell’ottica dell’emergenza, ma che vuole progettare originali modelli urbanistici e che si apre a una governance nuova del territorio. E a questo storico intervento già se ne aggiunge un altro: il nuovo ulteriore bando periferie, che verrà finanziato nel 2018.

Sindaci protagonisti

Nessun governo precedente, e tanto meno quelli guidati da Berlusconi e Lega, era mai intervenuto in questo modo. E infatti il provvedimento varato dal premier Renzi ha trovato un grande interesse trasversale tra i sindaci.
A conferma dell’importanza storica del provvedimento ci sono le parole del presidente dell’Anci Decaro: “Non ricordo a memoria d’uomo un intervento così importante per il Paese e per i Comuni. È un’opportunità che viene data non ai sindaci, ma a 22 milioni di cittadini, che di quei progetti potranno godere. Noi sindaci useremo questi fondi per consentire loro di ripopolare le strade e le piazze della nostra città, occupandole in sicurezza e lasciando a casa la paura”.
Decaro ha chiesto di “rifinanziare il bando periferie, rendere i fondi stabili per poter programmare, dopo le opere infrastrutturali, gli interventi immateriali, quelli che fanno vivere le piazze”.

Il bando periferie, quindi, non solo esprime una buona prassi di collaborazione positiva tra le città e il governo centrale, ma riconosce ai primi cittadini un fondamentale ruolo di tenuta sociale. Al tempo stesso, le ingenti risorse economiche messe a disposizione dallo Stato hanno innescato un circolo virtuoso sia di attivazione di altre risorse provenienti dagli enti locali e dai privati, sia di innovazione in termini di idee.

Progetti del futuro per le città del presente

Il Bando Periferie ha previsto, come meritori criteri di valutazione, la “qualità e innovatività del progetto sotto il profilo organizzativo, gestionale, ecologico, ambientale e architettonico”.

In questo modo i Comuni hanno anche potuto presentare proposte più originali, fuori dai soliti schemi di edificazione legata a esigenze finanziarie. Proposte orientate, come ha indicato il Bando, a “innescare un processo di rivitalizzazione economica, sociale e culturale del contesto urbano di riferimento”.
Quindi, progetti innovativi, di vera e propria rigenerazione urbana, e con un plus che sappia coinvolgere l’intero territorio urbano. Non a caso – a proposito di definizione di periferia – una buona parte dei progetti vincitori intervengono sulla riqualificazione di aree attigue al centro storico delle città, a dimostrazione di come la periferia possa diventare un luogo centrale per l’intera città.