Spreco Alimentare

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A poco più di un anno dall’entrata in vigore della legge Gadda sullo spreco alimentare, l’Italia è già diventata un modello per quanto riguarda l’uso consapevole delle risorse e il recupero di prodotti ancora utilizzabili. Oggi cittadini, istituzioni, enti locali, imprese, enti del terzo settore sono tutti coinvolti nella sfida per la sostenibilità e, a differenza della Francia dove la legge si basa sulla penalizzazione, hanno a disposizione uno strumento normativo che punta sugli incentivi e sulla semplificazione burocratica.

Incentivare il riuso e la donazione limitando al massimo la burocrazia e riconoscendo a chi dona bonus e sgravi fiscali sta aiutando il nostro Paese a maturare una sempre una maggiore consapevolezza dell’importanza di ridurre gli sprechi, di non buttare quello che si può ancora utilizzare, di donare a chi ha più bisogno. E’ infatti anche da una diversa modalità di acquisto e consumo che passa la salvaguardia dell’ambiente e la riduzione delle contraddizioni e differenze sociali ed economiche nella nostra società.

Ma per acquistare e consumare in modo più virtuoso è necessario informarsi e conoscere la differenza tra ciò che può essere ancora pienamente recuperabile e fruibile e ciò che invece va definitivamente smaltito. Ci sono prodotti che le aziende scartano perché non hanno più valore commerciale ma che possono ancora essere consumati. Ecco, non tutti gli scarti vanno buttati. Se lo facciamo, stiamo facendo uno “spreco”.

SPRECO ALIMENTARE: COS’È

Con l’espressione “spreco alimentare” intendiamo l’insieme di quei prodotti ancora perfettamente utilizzabili, ma non più vendibili, e che sono destinati a essere eliminati e smaltiti, in assenza di un possibile uso alternativo. I prodotti così classificati perdono le caratteristiche di “merce”, ma non quelle di “alimento”, quindi sono prodotti invenduti ma non invendibili o comunque consumabili.

ECONOMIA CIRCOLARE

Con il termine “economia circolare” s’intende un sistema economico fondato sul riuso e il riciclo. Per quanto riguarda il settore alimentare, ci sono tanti prodotti che restano invenduti per varie cause ma che possono rientrare in un circuito alternativo di distribuzione. Pensiamo a tutti quei prodotti che “non vendono”, che sono rimanenze di attività promozionali, quelli prossimi al raggiungimento della data di scadenza, invenduti a causa di danni provocati da eventi meteorologici o non idonei alla commercializzazione per difetti nell’imballaggio che non alterano l’idoneità e salubrità del prodotto. Ebbene, grazie alle legge Gadda questi prodotti non sono condannati a essere sprecati, ossia eliminati “ingiustamente” prima del tempo.

LA LEGGE GADDA

Frutto di un percorso partecipato che ha visto coinvolti tutti gli attori del processo di recupero e ridistribuzione delle eccedenze alimentari, l’approvazione della legge n.166 del 19 agosto 2016 è stata accolta con grande entusiasmo da più parti. Marco Lucchini, segretario generale del Banco Alimentare ha dichiarato che la legge Gadda “rende l’Italia un Paese all’avanguardia in Europa e nel mondo. Il provvedimento riorganizza il quadro normativo di riferimento che regola le donazioni degli alimenti invenduti con misure di semplificazione, armonizzazione e incentivazione, ma soprattutto stabilisce le priorità di recupero di cibo da donare alle persone più povere del nostro Paese”.

I PUNTI PRINCIPALI

  • la legge chiarisce e definisce cosa si deve intendere con i termini: operatore del settore alimentare, soggetti cedenti, eccedenze alimentari, spreco alimentare, donazione, termine minimo di conservazione, data di scadenza, ecc;
  • le autorità possono destinare alle organizzazioni non profit alimenti oggetto di confisca;
  • le donazioni diventano più facili e i comuni possono stabilire degli incentivi come la riduzione della tassa sui rifiuti per chi dona agli enti non profit.

DATA DI SCADENZA E TERMINE MINIMO DI CONSERVAZIONE: FACCIAMO CHIAREZZA

Quando acquistiamo un prodotto dobbiamo leggere bene cosa c’è scritto sull’etichetta. “Data di scadenza” e “termine minimo di conservazione” non significano affatto la stessa cosa. La data di termine minimo di conservazione non è tassativa. Nel senso che se il prodotto viene adeguatamente conservato, esso può essere consumato anche oltre quella data indicata come “preferibile”. La data di scadenza invece è tassativa. Oltre quel limite, il prodotto non solo non può essere più consumato ma nemmeno venduto.

LEGGE GADDA: PRIMI RISULTATI

Il primo dato da sottolineare è l’aumento del 20% delle donazione registrato nel primo anno di applicazione della legga. Oggi donare non solo è possibile ma è anche conveniente. E piano piano cittadini, imprese, enti locali lo stanno capendo. Si possono recuperare prodotti di ogni tipo: da quelli avanzati nelle mense scolastiche e aziendali, a quelli confiscati alle eccedenze nel settore marittimo. Tutti sono e si devono sentire coinvolti: imprese della grande distribuzione, piccoli esercizi commerciali, il settore della ristorazione, i mercati ortofrutticoli, ecc. Chiunque può destinare in donazione alimenti ma anche farmaci, prodotti di cartoleria e cancelleria, basta che sia rispettato l’obbligo della trasparenza, tracciabilità e fruibilità del prodotto per il consumo o l’utilizzo.

AGEVOLAZIONI PER CHI DONA

Come anticipati prima, oggi donare non solo è utile alla società e alla salvaguardia dell’ambiente, ma è anche vantaggioso. Per donazioni superiori a 15mila euro, si accede a benefici fiscali che prevedono il riconoscimento dei costi e la detrazione dell’iva collegata ai beni donati. Molti enti locali, in applicazione della legge 166, hanno inoltre concesso uno sconto sulla TARI sulla base del quantitativo donato. Per i donatori è sufficiente emettere un documento di trasporto o titolo equivalente.