È una manovra tutta di marchette. Via la 18App per il salva-calcio, una follia

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colloquio con Matteo Renzi di Carlo Bertini per "La Stampa"

Del governo, salva 3 ministri ma non la premier, della manovra «tutta marchette», nulla, del Qatargate non approfitta per dare addosso al Pd, che invece assolve: è un Matteo Renzi spiazzante quello che svela il potenziale effetto positivo di Salvini, «se sblocca i cantieri fa bene al paese»; e che si indigna per i fischi al Cavaliere «di chi gli deve tutto».

 

Non salva nulla della prima manovra targata Meloni?

«Non hanno sfasciato i conti: questo è il risultato migliore, Sul resto vedo una collezione di marchette da far impallidire le manovre della prima repubblica. Al meno li c'era un'idea di Paese. Dare i soldi ai presidenti delle società di serie A. che si sono dimostrati incapaci, togliendo gli inventivi culturali per i diciottenni, è il simbolo della follia di quest manovra»

La sforbiciata della 18App è la cosa peggiore?

«L'hanno proprio azzerata. Nel 2022 c'erano 230 milioni di euro, nel 2023 zero. E la cosa peggiore perché tradisce una visione di Paese priva di speranza. Si tolgono i soldi ai ragazzi che entrano in libreria, ma si stanziano 890 milioni per gli indebitati presidenti delle società di serie A. Io adoro il calcio ma se in Inghilterra i diritti televisivi sono pagati dieci volte di più è perché c'è una cultura dell'industria sportiva: in Premier League il calcio regala emozioni alla gente, in serie A il governo regala emendamenti a Lotito. E dire che anche il PD e i Cinque Stelle avevano firmato l'emendamento della maggioranza. Poi il caos che abbiamo creato e la saggezza di alcuni colleghi del PD come Berruto ha riportato l'opposizione a fare l'opposizione. La vera stampella di questo governo sono i grillini, l'abbiamo visto anche sulla pregiudiziale di costituzionalità del decreto rave. E il ministro Lollobrigida è l'ufficiale di collegamento con igrillini. lo sanno tutti».

Crede che Meloni sia già in affanno, o no?

«Questa maggioranza è solida e la premier ha ancora un reale consenso nel Paese. E inspiegabile però vederla mentre si intesta battaglie che fanno del male: Ho l’impressione che i suoi nemici più acerrimi siano accanto a lei. Ma nel Governo comunque ci sono anche dei ministri di grande qualità. Nordio è un fuoriclasse. Crosetto è molto serio, Tajani mi convince più del suo predecessore. Purtroppo, è la Meloni che non è Draghi. Ma lo sapevamo dal primo giorno».

Ma con Berlusconi non sono rose e fiori. Guai in vista?

«No. Alla fine Berlusconi è un pragmatico. Punterà i piedi, otterrà qualche poltrona a primavera nel giro di nomine, porterà a casa dei risultati ma non romperà. Berlusconi è Berlusconi: lo puoi amare, lo puoi odiare, ma sai chi è. Ed anche per questo che trovo ingenerosi i fischi che la piazza della Meloni gli ha riservato. Io non ho mai votato Berlusconi, ma vedere lo storico leader del centrodestra fischiato da quelli che lui contribuisce a tenere al Governo mi è sembrato politicamente miope e umanamente ingeneroso. Senza Forza Italia, Meloni va a casa. E chi fischia Berlusconi dovrebbe ricordarsi che gli deve tutto»

Con Salvini fanno il gioco delle parti?

«Non credo. Io penso che a Salvini piaccia fare il Ministro.  E forse alle infrastrutture potrà persino fare bene, se va più sui cantieri e meno su TikTok. Per come lo conosco, credo che quel dicastero potrebbe persino aiutarlo a ripensarsi. E passato dal No alle trivelle al Si al Nucleare: non un maestro di coerenza, ma se sblocca i cantieri sarà utile al Paese, non al suo partito».

Che atteggiamento tiene il Terzo Polo con il governo? Tendete la mano avendo chiaro il con fine entro cui fermarvi, o mai dire mai?

«Costruttivo, ma non saremo mai la stampella di questa premier: non vogliamo niente, siamo pronti a dare una mano per l'interesse del Paese. Calenda lo ha dimostrato più volte. Ha persino fatto riunioni coi tecnici del ministero per offrire disponibilità. Eppure persino Carlo, che è stato il più aperto tra i leader a dialogare con la Premier, ieri ha dovuto fare una conferenza stamp dura».

Come stanno reagendo Dem allo scandalo Qatar?

«E uno scandalo che riguarda molto più Articolo 1 che il PD. Panzeri aveva lasciato il mio PD perché diceva che i suoi valori fossero diversi ed aveva fondato un novo partito con Bersani, Speranza, D'Alema. E altri ex parlamentari europei, non solo Panzeri: ricordo ad esempio che a Bruxelles c'era un altro dalemiano, Paolucci, già braccio destro di Speranza prima e di Arcuri poi durante la pandemia. Solo che nel PD nessuno riesce a reagire. Sono sotto botta. Hanno una questione di morale, più che una questione morale: ad ogni nuovo sondaggio, qualche amministratore locale lascia»

Molti tra cui Calenda giudicano inopportune le sue consulenze in Paesi che non rispettano i diritti umani. Che ne pensa, anche da ex segretario di un partito molto sensibile al riguardo?

«Non mischiamo cose diverse. Una cosa è fare conferenze in tutto il mondo, anche in quei Paesi non democratici. Altra è prendere mazzette in cambio di voti parlamentari. Su questo io querelo e prendo i soldi da chi mi accosta a queste schifezze. Se vogliamo invece fare un ragionamento più ampio, ci sto. Che Calenda non condivida le mie attività internazionali è cosa nota. Non abbiamo le stesse idee sull'Arabia Saudita, forse, ma abbiamole stesse idee sull'Italia. E infatti abbiamo creato una federazione che viaggia spedita. Poi ribadisco: se cambia la normativa sulle compatibilità parlamentari farò scelte diverse. Ma, prima di parlare di compatibilità, facciamo chiarezza sul più grande scandalo della storia recente: come mai nessuno vol fare una commissione di inchiesta sugli acquisti covid? Come mai nessuno vuole vedere le carte? Ouando Conte parla di questione morale gli dico: perché non ci spieghi quello che sai sui ventilatori cinesi malfunzionanti, sui soldati russi entrati nel nostro territorio, sui banchi a rotelle? Finché Conte dice no alla commissione sul Covid, non ha titolo di parlare di questione morale.