Violenza di Genere

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Il Ministero dell’Interno ha recentemente stimato che dal 2012 al 2016 i casi di femminicidio in Italia sono stati 774. Solo nei primi mesi del 2017 le donne uccise sono state 114.
Ogni due giorni una donna perde la vita per mano di un uomo col quale, quasi sempre, ha avuto una relazione. E sono 7 milioni le donne che nel corso della loro vita sono stata vittime di maltrattamenti, stalking, percosse.

I numeri sono numeri, freddi, crudi. Ma dietro questi numeri ci sono storie di persone in carne e ossa. Madri, mogli, sorelle, amiche: vite violentate, umiliate, spezzate da una violenza che non ammette giustificazione.

Nel corso della XVII legislatura il Partito Democratico si è impegnato in prima linea per approvare in Parlamento i provvedimenti necessari a contrastare questo fenomeno e fornire gli strumenti adeguati per tutelare le vittime e i figli di queste: dalla legge sul femminicidio ai piani straordinari d’azione del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio fino a uno stanziamento di fondi che non ha precedenti.

Convenzione di Istanbul

Sottoscritta dall’Italia nel settembre del 2012, il 27 giugno 2013 il Parlamento ha ratificato la Convenzione di Istanbul. Si tratta del primo strumento internazionale giuridicamente vincolante sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica.
La violenza viene riconosciuta come forme di violazione dei diritti umani e di discriminazione.

Legge sul femminicidio

Proprio in attuazione della Convenzione di Istanbul viene approvato in Italia la legge sul femminicidio 119/2013 che prevede una serie di misure innovative e necessarie per assicurare tutela e giustizia.

Dal punto di vista penale è stato inserito un inasprimento delle pene e delle misure cautelari. Diventa aggravante l’avere e l’avere avuto una relazione sentimentale con la donna. Allo stesso modo se alcuni reati, come il maltrattamento e la violenza fisica, sono commessi nei confronti di donne incinte o in presenza di bambini, la pena si aggrava.

Viene introdotto l’arresto obbligatorio in caso di flagranza di reato per i maltrattamenti in famiglia e stalking. Inoltre, la polizia giudiziaria, se autorizzata dal pubblico ministero e se ricorre la flagranza di gravi reati (tra cui lesioni gravi, minaccia aggravata e violenze), può applicare la misura precautelare dell’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.

I destinatari di tali provvedimenti potranno essere allontanati dall’abitazione familiare e potranno essere controllati attraverso un braccialetto elettronico o altri strumenti elettronici; in caso di atti persecutori potranno essere disposte intercettazioni telefoniche.

Le donne potranno inoltre ricorrere al patrocinio gratuito nel caso di stalking, maltrattamenti domestici e mutilazioni genitali femminili, a prescindere dalle condizioni di reddito.

Altra importante novità consiste nell’impossibilità di revocare la querela se relativa a gravi minacce ricevute in caso di stalking.

Piano d’azione straordinario contro la violenza di genere

Il 7 maggio del 2015 viene presentato il Piano d’azione straordinario contro la violenza di genere.

L’obbiettivo del piano è quello di mettere a sistema le azioni a favore delle donne vittime di violenza maschile attraverso un approccio multifattoriale.

Il Piano è stato redatto sulla base del principio che la violenza ha una matrice forte nella disuguaglianza dei rapporti tra uomini e donne e prevede azioni rivolte alla prevenzione, l’educazione, l’informazione.

E’ stato proprio in attuazione di questo principio che, all’interno della Buona Scuola, è stato prescritto l’obbligo di inserire nei piani triennali dell’offerta formativa l’educazione alla parità e la prevenzione contro la violenza di genere.

Altre finalità del piano:

  • potenziare l’assistenza e il sostegno;
  • garantire la formazione degli operatori;
  • accrescere la protezione delle vittime;
  • prevedere un sistema di raccolta dati uniforme;
  • avviare specifiche azioni per valorizzare il lavoro delle istituzione che sviluppino buone pratiche;
  • definire un sistema di governance tra i diversi livelli di governo;
  • agevolare gli indirizzi di programmazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche territoriali di contrasto e trattamento della violenza contro le donne e la loro integrazione con le politiche sociali della casa e del lavoro.

Piano d’azione nazionale

Dopo il Piano d’azione straordinario del 2015, sotto l’impulso della sottosegretaria alla presidenza del Consiglio con delega alle Pari opportunità Maria Elena Boschi e grazie al contributo dell’avvocato Lucia Annibali, aggredita dal suo ex e diventata simbolo di coraggio e di rinascita, nel novembre del 2017 viene presentato il Piano d’azione nazionale contro la violenza sessuale e di genere.

Esso rappresenta “un’opportunità per disegnare un sistema integrato di politiche pubbliche orientate in chiave preventiva alla salvaguardia e alla promozione dei diritti umani delle donne, al rispetto della loro dignità in quanto persone nelle situazioni di vittimizzazione insieme alla tutela dei loro figli nonché al contrasto di questo fenomeno”.

Linee d’azione del Piano

  • prevenire il fenomeno della violenza contro le donne utilizzando come strumenti primari l’informazione e la sensibilizzazione della collettività, rafforzando la consapevolezza e la cultura degli uomini e dei giovani;
  • promuovere nell’ambito dei programmi scolastici delle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alle relazioni non discriminatorie nei confronti delle donne, sensibilizzando e formando gli studenti e prevenire la violenza nei confronti delle donne e la discriminazione di genere, anche attraverso la valorizzazione di questi temi nei libri di testo;
  • potenziare le forme di assistenza e sostegno alle donne ed alle loro figlie/figli, puntando sullo sviluppo dei Servizi territoriali, dei Centri antiviolenza e degli altri attori sociali che entrano in gioco, a diverso titolo, in queste circostanze;
  • garantire adeguata formazione per tutte le professionalità che entrano in contatto con la violenza di genere e lo stalking;
  • accrescere la protezione delle vittime attraverso una forte collaborazione tra tutte le istituzioni coinvolte e le associazioni e gli organismi del privato sociale, operanti nel settore del sostegno e dell’aiuto alle donne vittime di violenza e ai loro figli;
  • prevedere un’adeguata raccolta dei dati del fenomeno anche coordinando le banche dati già esistenti;
  • prevedere specifiche azioni che valorizzino le competenze delle amministrazioni impegnate nella prevenzione, nel contrasto e nel sostegno delle vittime di violenza di genere e di stalking;
  • definire un sistema strutturato di governance tra tutti i livelli di governo, che si basi anche sulle diverse esperienze e sulle buone pratiche già realizzate nelle reti locali e nel territorio-

Orfani femminicidio

Sono circa 1.600 gli orfani di vittime di femminicidio. Bambini e ragazzi che, oltre a subire il trauma della perdita di un genitore, spesso si trovano soli e senza tutele.

Nel dicembre 2017 il Parlamento ha approvato una legge che mira a garantire loro maggiore protezione e che ha fatto dell’Italia il primo Paese in Europa a emanare un simile provvedimento.

Le nuove misure si applicano ai figli minorenni e maggiorenni economicamente non autosufficienti della vittima di un omicidio commesso dal coniuge (anche se separato o divorziato), dal partner di un’unione civile (anche se cessata) o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva e stabile convivenza.

L’omicidio del coniuge, del partner civile e del convivente viene equiparato a quello dei genitori o dei figli e rientra pertanto nella fattispecie per la quale è prevista la pena dell’ergastolo. Reclusione invece da 24 a 30 anni se la vittima è divorziata o l’unione civile sia cessata. Gli orfani di crimini domestici potranno accedere al gratuito patrocinio a prescindere dai limiti di reddito.

Vengono previste poi misure specifiche a tutela dei beni dell’orfano e altre come il sequestro conservativo dei beni dell’indagato.

A decorrere dal 2017 il Fondo per le vittime di mafia, usura e reati intenzionali violenti viene esteso anche agli orfani di crimini domestici con un’apposita dotazione aggiuntiva di 2 milioni di euro all’anno per borse di studio e reinserimento lavorativo. Ai figli delle vittime è assicurata assistenza medico-psicologica gratuita e viene attribuita la quota di riserva prevista per l’assunzione di categorie protette.