Enews 425, 3 maggio 2016

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1) La festa del lavoro.

Può festeggiare la festa del lavoro chi ha un lavoro. Perché i disoccupati – come è ovvio – non festeggiano un bel niente. Da quando siamo al Governo ci sono 398 mila posti di lavoro in più (di cui 354 mila sono a tempo indeterminato innanzitutto grazie al JobsAct). Ci sono anche 373 mila disoccupati in meno. Non sono cifre: sono persone in carne e ossa.
Tuttavia, non basta: guai a chi si accontenta. Il JobsAct è solo l’inizio.
Ecco perché abbiamo voluto celebrare il primo maggio in due modi.
Prima accogliendo a Palazzo Chigi cinque lavoratori di Eurallumina, azienda del Sulcis che speriamo di far ripartire al più presto.

 

Poi convocando un CIPE per sbloccare 2,5 miliardi di euro sulla ricerca e un miliardo sulla cultura. Qui trovate l’elenco degli investimenti in cultura, dal Porto Vecchio di Trieste fino alle Isole Tremiti, da Brera agli Uffizi, dalla cittadella d’Alessandria fino ai grandi investimenti in Campania (Pompei, Capodimonte, l’Archeologico di Napoli, la Reggia di Caserta).
I politici italiani sono stati a lungo campioni mondiali di vittimismo: non abbiamo soldi, non possiamo far niente, non cambierà mai. Adesso i soldi ci sono e gli alibi sono finiti. Al lavoro, per favore. Lo dobbiamo a chi un lavoro non ha, per creare speranze e opportunità. E lo dobbiamo a tutti gli italiani che vogliono riscoprire il senso delle parole orgoglio e appartenenza. Vi avevo promesso che avremmo rimesso la cultura e la ricerca al centro del futuro italiano. Lo stiamo facendo. E lo facciamo perché è utile e giusto. Ci sono luoghi che a vostro giudizio non sono stati valorizzati come avrebbero meritato? La mia email è [email protected]

2) Diecimila comitati

L’agenda prevedeva un lunedì fiorentino perché a Palazzo Vecchio arrivava il primo ministro giapponese Abe con la sua delegazione. Dopo aver accompagnato a scuola mio figlio, ne ho approfittato per incontrare per un’ora un po’ di amici fiorentini al Teatro Niccolini, appena riaperto. Ho parlato di tutto e soprattutto di referendum. Ho spiegato che sicuramente la campagna elettorale si vince in tv e con i mezzi di comunicazione di massa. Ma che il referendum costituzionale di ottobre non si vince solo con la tv: occorre uno sforzo personale, diretto, tenace di tutti quelli che ci hanno portato fin qui. Per questo ho detto alla mia gente che fino alla fine noi non molleremo di un centimetro, che saremo in prima fila per cambiare, che non ci risparmieremo muovendoci da nord a sud. Ma stavolta siamo ad avere bisogno di voi. Da soli possiamo vincere, ma io voglio convincere e soprattutto coinvolgere gli italiani.
Per anni si è detto che non aveva senso il ping pong istituzionale tra Camera e Senato. A ottobre basta un sì per cancellarlo.
Per anni si è detto che i parlamentari sono troppi. A ottobre basta un sì per ridurli del 33%.
Per anni si è detto che i consiglieri regionali erano strapagati. A ottobre basta un sì per portarli a stipendi civili.
Per anni si è detto che le Regioni avevano troppi poteri confusi. A ottobre basta un sì per fare chiarezza.
Per anni si è detto che bisognava semplificare il procedimento legislativo, eliminare la doppia fiducia, abolire gli enti inutili come il Cnel. A ottobre basta un sì per chiudere definitivamente queste partite.
Dunque, nel merito le ragioni del sì sono fortissime. Ma più in generale – come ho cercato di dimostrare al Niccolini – c’è qualcosa di ancora più grande: c’è un’Italia che non si ferma alla rassegnazione, al pessimismo, alla lamentela. C’è un’Italia che dice sì al futuro. Che dice sì al cambiamento. Che dice sì all’ottimismo e al coraggio. Questa Italia, l’Italia che dice sì, è l’Italia che ci porterà a vincere il referendum costituzionale. Vi chiedo una mano. Nei prossimi giorni presenteremo le modalità operative: chiunque potrà contribuire, fondando un comitato, con un minimo di 5 -10 persone e un massimo 50. Non vogliamo i supercomitati numerosi, ma una diffusione capillare: in ogni azienda, in ogni realtà sportiva, in ogni comune, in ogni scuola. Che dite, ci aiutate in questa sfida? [email protected]

3) Mezzogiorno di fuoco

Negli ultimi giorni siamo stati spesso al Sud. E abbiamo:
– inaugurato il museo nazionale archeologico di Reggio Calabria, la casa dei Bronzi di Riace: cinque piani di bellezza e di riscatto per Reggio;
– firmato cinque patti per il mezzogiorno, da Reggio alla Calabria, da Catania a Palermo, fino alla Basilicata. Impegni concreti, tempi certi. Una rivoluzione di metodo, innanzitutto, per non sprecare mai più un centesimo di fondi europei;
– riaperto una delle strade siciliane danneggiate lo scorso anno dall’incuria e dalla manutenzione. Abbiamo messo oltre 800 milioni sulle manutenzioni, indicando chiaramente questa come la priorità;
– stanziato i primi 28 milioni per Matera capitale europea della cultura 2019. Questa terra bella e orgogliosa avrà la responsabilità nei prossimi anni di aiutare il vecchio continente a scrivere una pagina nuova di identità e futuro. Ma per farlo ha la necessità che non si perda neanche un giorno nel programma ambizioso che è stato alla base della candidatura. E anche – diciamolo – di avere finalmente quel minimo infrastrutturale che porti ad avere un collegamento ferroviario degno di questo nome alla città e strade meno impervie. Un anno fa si diceva che il Sud fosse scomparso dall’azione di Governo. Le iniziative di questo periodo – unite al credito di imposta – stanno dimostrando che non è così: se riparte il Mezzogiorno, riparte l’Italia.

Agenda

    • domani 4 maggio #matteorisponde dalle 18 alle 19;
    • giovedì 5 maggio, a Palazzo Chigi presentazione della nuova Giulia;
    • giovedì e venerdì intense giornate di riflessione sull’Europa con la presenza in Italia deiprincipali leader europei, da Juncker alla Merkel, da Tusk a Schulz e la consegna del premio Carlo Magno a Papa Francesco. Intendo cogliere questa opportunità per rilanciare con forza le proposte italiane sulla immigrazione e sulla crescita. Per tornare forte e autorevole, l’Europa deve cambiare radicalmente la politica economica e la strategia con l’Africa. Noi ci siamo, pronti a fare la nostra parte.

Nel frattempo festeggiamo la straordinaria notizia che arriva dall’Aja: il tribunale internazionale ha decretato che il nostro marò Salvatore Girone potrà attendere la sentenza in Italia. È un passaggio di grande importanza, che dimostra come sia stata corretta la strategia del nostro governo dopo gli errori evidenti dei momenti iniziali di questa triste vicenda. Adesso lavoriamo tutti insieme per ristabilire ottimi rapporti di amicizia e collaborazione con il popolo e il governo indiano.

Pensierino della sera. Ci sono dei momenti in cui le favole semplicemente accadono. Nella storia del calcio inglese resterà per sempre l’avventura incredibile del piccolo Leicester, che sotto la guida di un italiano per bene e serio, Claudio Ranieri, ha vinto il campionato contro tutto e contro tutti. La fiaba è diventata realtà. So che molti di voi non seguono il calcio inglese e magari questo pensierino della sera vi sembrerà stravagante. Ma per chi tutto l’anno ha seguito la cavalcata di mister Ranieri dicendo ogni domenica con sempre minore convinzione “tanto è impossibile” oggi è un giorno di quelli da segnare negli annali. Anche nel calcio può accadere che “un imprevisto è la sola speranza”, come diceva il Poeta. Ha vinto la favola, evviva il calcio. E bravo, bravissimo, all’allenatore: c’è un pizzico d’Italia in questa impresa affascinante.

Un sorriso,
Matteo