Renzi: «L'Europa deve cambiare o muore. La lista Stati Uniti d’Europa è la vera novità per tornare a sognare»

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
dona italiaviva

Intervista a Matteo Renzi per il «Corriere della Sera» del 20-04-2024.

di Maria Teresa Meli

Renzi: io e Bonino? Buon compromesso, meglio di certe follie kamikaze.

Matteo Renzi, perché la lista Stati Uniti d'Europa?

«Perché la politica mondiale è in crisi tra Ucraina e Medio Oriente. E la competizione America-Cina taglia fuori l'Europa. O ci diamo una svegliata come europei o saremo irrilevanti. L'Europa è nata dal sogno di Ventotene e rischia di morire nella palude burocratica. Oggi o si torna a pensare in grande o si muore».

Obiettivo abbastanza ambizioso...

«Ogni lungo viaggio inizia con un passo. E con idee precise: superamento del diritto di veto perché non può essere Orbán a decidere per noi, elezione diretta del presidente della Commissione, difesa comune ma anche vera politica diplomatica chiamando al ruolo di inviati speciali dei leader capaci, non personaggi di seconda fila bocciati in patria. Parliamoci chiaro: se non ci sono gli Stati Uniti d'Europa i singoli Paesi non saranno in grado di stare da protagonisti sulla scena mondiale. E questo è più vero che mai sulle scelte energetiche, sulle politiche del mare e dello spazio, sull'intelligenza artificiale. Meglio volare alto che strisciare a terra. Meglio avere un obiettivo ambizioso che utilizzare le Europee come sondaggio sul proprio gradimento».

A chi si riferisce?

«A quelli come Schlein e Meloni che si candideranno dicendo da subito che non metteranno piede a Strasburgo. Prendi i voti e scappa: così si prende in giro la gente. Se sai che non ci vai, perché ti candidi? II mondo brucia, serve l'Europa e tu utilizzi le Europee come sondaggio per le tue ambizioni? Che tristezza».

Quindi non farete candidature di bandiera?

«Noi non prendiamo in giro la gente. I nostri candidati se eletti resteranno in Europa. Combattiamo per dei valori, non per le nostre aspettative personali. E i cittadini sapranno riconoscere chi fa sul serio».

State insieme solo per superare il quorum?

«Ci siamo messi in testa il sogno degli Stati Uniti d'Europa, questo è ciò che ci unisce. II fatto di superare il quorum è comunque importante perché significa portare parlamentari a Bruxelles. E dunque incidere nelle scelte politiche dell'Unione a cominciare dal dibattito di giugno e luglio quando dovremo indicare i nuovi vertici del Parlamento, della Commissione e del Consiglio. Con la nostra lista puntiamo a eleggere 5 parlamentari che saranno decisivi quando ad esempio ci sarà da dire no a Ursula von der Leyen e sì a Mario Draghi. Francamente preferisco un buon compromesso che prende voti rispetto a una follia kamikaze che regala seggi ai sovranisti. Con un piccolo gruppo di parlamentari tre anni fa ho mandato a casa Conte e portato Draghi a Chigi. Con un piccolo gruppo di parlamentari europei proveremo il miracolo bis».

Calenda non va con voi...

«Rispetto le scelte di Azione: lui mi attacca ogni giorno, io semplicemente non gli rispondo. Voglio fare politica e dunque il mio obiettivo sono gli Stati Uniti d'Europa non le risse di condominio. Negli ultimi anni Calenda ha litigato con Letta, poi con Bonino, quindi con noi: adesso spero che non litighi anche con sé stesso».

Ma dal giorno dopo le Europee vi separerete?

«No, in Europa lavoreremo insieme gomito a gomito. Quello che accadrà in Italia invece lo vedremo. La mia impressione è che questo governo non abbia la forza per fare le riforme».

Da cosa lo intuisce?

«Basti vedere il decreto Pnrr che arriverà in Aula al Senato martedì. Dovevano rilanciare il Paese, e invece rilanciano il Cnel. Dovevano dare soldi alle famiglie e invece aumentano lo stipendio a Brunetta. Io sono scandalizzato da ciò che stanno facendo ma soprattutto dal silenzio delle opposizioni».

Su Bari chi ha ragione tra Schlein e Conte?

«Non so chi ha ragione ma so chi ha torto: si chiama Michele Emiliano. Ha distrutto l'amministrazione regionale e ha inquinato la politica con metodi inaccettabili. Non è un giudizio penale: quello arriverà eventualmente nei tribunali. È un giudizio politico: l'ho visto su Xylella, Tap, Ilva, trivelle e dunque conosco bene lo stile del governatore. La dico chiara: finché Emiliano non andrà a casa non ci sarà futuro per la Puglia».