Renzi: «Quanti errori dalla Schlein. II fascismo non è alle porte»

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L'intervista a Matteo Renzi per «Libero Quotidiano» del 23-04-2024

di Elisa Calessi

Il fascismo non è alle porte. E nemmeno l'autoritarismo, dice Matteo Renzi a Libero. Quanto a Elly Schlein, ha sbagliato a fare marcia indietro sul nome nel simbolo: «Tirarsi indietro è un segno di debolezza». Se poi «vuole consigli su come rimettere a posto Conte, sono disponibile».

Partiamo da Antonio Scurati. C'è, in Italia, il rischio di autoritarismo? È censura o un grande pasticcio?

«In Italia non c'è nessun rischio di autoritarismo: più che il fascismo alle porte, in Rai hanno tanta mediocrità che è già entrata in casa. Il caso Scurati è il pasticcio perfetto: per impedire che un milione di persone sentissero il monologo, lo hanno sentito in 30 milioni. Un capolavoro assoluto. Dopo di che, la censura è sempre da condannare: la libertà di espressione è un caposaldo intoccabile a maggior ragione nella tv pubblica».

Anche lei pensa che Giorgia Meloni non sia abbastanza netta nel condannare il fascismo?

«Vengo da una storia di cattolicesimo democratico: l'antifascismo è un valore che ho nel dna politico. Così come l'opposizione a ogni totalitarismo, che spesso una certa sinistra finge di ignorare. Posso dire, quindi, che noia? Questo eterno spauracchio del ritorno del fascismo a sinistra, queste provocazioni lanciate da destra appositamente per indignare, mi fanno sospettare che si sposti il dibattito su questo tema perché non si hanno altri argomenti. Discutiamo di tasse, giustizia, lavoro, non di temi storici pur se affascinanti».

Intanto il Pd, che per anni l'ha accusata di leaderismo, ha proposto di mettere il nome di Elly Schlein nel simbolo. Proposta archiviata dopo 24 ore. Cosa ne pensa?

«Schlein ha proposto di mettere il nome per accreditarsi come leader. Per poi battere la ritirata quando mezzo Pd le si è rivoltato contro. Tirarsi indietro così è un segnale di debolezza: sia come leader, all'esterno, sia come segretaria, all'interno. Quanto alle accuse di leaderismo, fu la stessa Elly a farmene: io però, a differenza sua, dissi no da subito alla proposta di mettere il nome Renzi e portai il Pd al 41%. E grazie al mio risultato lei divenne parlamentare europeo. Dopo quello che è successo in queste ore non chiedo che mi dicano grazie, basta che smettano di attaccarmi».

L'altra polemica è sulla candidatura dei leader. Ha ragione Prodi, nel dire che è una "ferita della democrazia", o esagera?

«Prodi esagera. Ma chi si candida, dovrebbe andare a Bruxelles. Candidarsi per poi dimettersi significa prendere in giro gli elettori: al Parlamento europeo devono correre persone determinate a lavorare a Strasburgo, non figurine. Trovo surreale e irresponsabile che in un momento di guerre e crisi, il ministro degli esteri Antonio Tajani si concentri sulla campagna elettorale».

È vero che lei e Schlein vi sentite? Alle elezioni politiche Italia Viva potrebbe allearsi con il Pd?

«No, non ci sentiamo: se Elly però ha bisogno di qualche consiglio su come rimettere a posto Conte, sono disponibile. Quanto alle alleanze, Italia Viva è al centro: questo Pd schiacciato sulle posizioni dei grillini non è il mio Pd».

In Basilicata con il centrodestra - e vi è andata bene - in Abruzzo con la sinistra. Non ha paura che gli elettori non vi capiscano?

«La nostra bussola è la responsabilità. Il ruolo di Italia Viva sui territori è virtuoso: ci confrontiamo con la destra per renderla più liberale, con la sinistra per renderla più riformista. Sono fiero di essere stato fra i primi ad aver sostenuto Vito Bardi. E grazie al lavoro dei nostri ragazzi della lista Orgoglio Lucano per il risultato ottenuto, senza cacicchi ma con la forza delle idee».

A proposito di cacicchi: cosa pensa di quello che sta accadendo in Puglia? Emiliano deve dimettersi?

«Lo scandalo pugliese non è semplicemente uno scandalo giudiziario, su cui sono e resto garantista: è prima di tutto uno scandalo politico che ha un responsabile preciso, Michele Emiliano. Potrei fare un lungo elenco delle battaglie che ci hanno visti contrapposti e che mi rendono orgoglioso: Tap, Xylella, trivelle, Ilva, Buona Scuola, primarie. La verità è che alla fine Emiliano tornerà in magistratura: e non posso dire che sia una buona notizia per la giustizia di questo Paese».

Quella delle Europee sarà una campagna elettorale molto polarizzata. Come farete a farvi spazio?

«Il caos mondiale vede protagonisti Stati Uniti, Cina, Russia, Turchia: l'Europa non batte palla. È l'Europa della burocrazia, che si concentra sul green deal di Timmermans e Von der Leyen che ammazza le nostre imprese anziché sui dossier che contano. Un gigante iper regolatore che norma e impone mentre il resto del mondo detta l'agenda. La nostra è l'unica proposta chiara: per superare il caos servono gli Stati Uniti d'Europa».

Viste le figuracce che l'Ue sta facendo su tutti i fronti, non pensa sia poco attraente parlare di Stati Uniti d'Europa?

«Al contrario: noi vogliamo che siano i cittadini a contare e non le lobby. Vogliamo leader non burocrati. Per questo diciamo sì all'elezione diretta del Presidente della Commissione europea, no al diritto di veto che blocca riforme importanti per l'Italia come quella sulla gestione dell'immigrazione. Vogliamo un esercito comune e vogliamo che l'Europa sieda ai tavoli della diplomazia. Quello che serve è più democrazia nelle istituzioni, non meno Europa».

Voi sostenete come presidente della Commissione europea Mario Draghi. Si unirà anche Giorgia Meloni?

«Mario Draghi è una buona soluzione per l'Italia e per l'Europa. Come l'abbiamo portato a Chigi mandando via quel disastro chiamato Conte, così proveremo a fare in Europa anche se non è facile. Non so cosa farà Giorgia Meloni, visto il feeling con von der Leyen. Certo, spiegare ai suoi che dice no a un italiano per sostenere la tedesca madrina del fallimentare Green Deal non sarà semplice».

Prima la guerra tra Russia e Ucraina, poi tra Israele e Hamas, ora il coinvolgimento dell'Iran. Come si spegne questo incendio?

«Con la politica. Servono le armi ma serve anche la diplomazia. La verità è che mancano i leader. E manca l'Europa, come abbiamo detto. Non vedo una terza guerra mondiale ma vedo un caos globale».

La lista Stati Uniti d'Europa diventerà un partito?

«Di partiti ce ne sono già troppi. Dopo le elezioni la lista Stati Uniti d'Europa farà la differenza a Bruxelles. È nata per questo».

Dove passerà il 25 aprile?

«Dove la passo sempre. Alla cerimonia e poi in famiglia».