Enews 451, lunedì 7 novembre 2016

1. L’eredità di Obama
Sono ore decisive per gli Stati Uniti e quindi per il mondo. Tra qualche ora sapremo il nome del 45° presidente americano ed è ovvio che questa scelta influenzerà moltissimo il mondo dei prossimi quattro anni. Noi… speriamo che sia femmina, come recitava il titolo di un vecchio film. Ma mentre cala il sipario credo sia giusto riconoscere a Barack Obama i meriti per questi otto anni. Ovviamente saranno gli storici a definire le luci e le ombre della sua presidenza. Ma per me la storia sarà gentile con Obama perché l’ex senatore dell’Illinois ha saputo scrivere una pagina indelebile nella storia della politica.

Il primo presidente di colore, ad appena mezzo secolo di distanza dai fatti di Selma. L’uomo che ha investito sulla speranza contro il cinismo, che ha educato una generazione a provarci (Yes, we can), che ha prodotto con politiche di crescita un boom di crescita dell’occupazione, che ha investito molto su energia, innovazione e sanità.
Ci sono state polemiche sulla sua politica estera, lo sappiamo. Ma considero un grande successo l’operazione Cuba, giusta l’intuizione sull’Iran, strategica la necessità di una nuova politica commerciale globale. E condivido integralmente le parole di Obama sul ruolo e le potenzialità dell’Europa partendo dal cambio di passo su austerity e immigrazione.
Il punto è che Obama è stato un riferimento per chi crede nel sogno americano, per chi crede nel partito democratico, per chi crede nella politica. Per me è stato un grandissimo privilegio aver avuto la possibilità di lavorarci insieme e di confrontarsi in tante occasioni, dalle grandi questioni geopolitiche al rapporto tra fede e politica fino all’utilizzo dei social network. Il cittadino Obama sarà ancora utile alla politica mondiale, continuando a essere fonte di ispirazione e di confronto soprattutto per la nuova generazione. Ma il presidente Obama resterà nella storia e anche nel cuore di molti di noi.

2. E adesso il futuro

Impossibile raccontare la Leopolda a chi non l’ha vissuta. E se la leggete sui giornali avrete la sensazione che stiano parlando di altro come scrive in modo perfetto Claudio Velardi questa mattina (cliccare qui). Da sette anni la Leopolda è un luogo nel quale professionisti della politica e cittadini che vivono la quotidianità si confrontano in modo serrato, positivo, puntiglioso sulle sfide dell’Italia. Dalla Leopolda è nata un’esperienza incredibile in questi sette anni: persone prive dei quarti di nobiltà politica tradizionali hanno – semplicemente – iniziato a cambiare l’Italia. E per me fare politica significa soprattutto questo: cambiare la vita delle persone, offrendo una chance a chi ha voglia di provarci e una mano a chi non ce la fa. Chi avesse dei dubbi si risenta gli interventi della Leopolda qui. Ma credetemi: raramente ho visto una Leopolda così carica di proposte e idee. Altro che polemiche. Qui potete rivedere tutti gli interventi, alcuni dei quali davvero bellissimi.
Purtroppo certi manifestanti hanno cercato di scontrarsi con le forze dell’ordine. Basta vedere questo video per capire come sono andate le cose. Dicono volessero difendere la Costituzione: io non credo che serva spaccare un cartello stradale sulla testa di un poliziotto per difendere la Costituzione. Dicono volessero raggiungere la Leopolda: peccato che armati di sassi e cappucci stessero prendendo via Cavour che è la strada che porta al Duomo, al centro. Volevano sfasciare Firenze, altro che raggiungere la Leopolda. Solidarietà totale alle forze dell’ordine che lo hanno impedito.

3. Un derby tra chi vuol cambiare e chi no

Referendum. Più ci avviciniamo al 4 dicembre, più è naturale dimostrare come siano ingiuste le accuse strumentali contro questa riforma. Ormai è evidente a tutti che non c’è nessun rischio autoritario ma si semplifica il quadro istituzionale sulla base dei modelli degli altri Paesi. Ho fatto con i giornalisti del sito Fanpage una verifica puntuale, in tre minuti, delle accuse che ci vengono mosse e qui trovate le velocissime risposte.
Ma più andiamo avanti e più è evidente che i leader del fronte del No usano l’appuntamento del 4 dicembre per tentare la spallata al Governo. Vogliono tornare loro a guidare il Paese e si rendono conto che questa è l’ultima chance. Ecco perché da Berlusconi a D’Alema, da Monti a De Mita, da Dini a Cirino Pomicino fino a Brunetta, Grillo e Gasparri stanno tutti insieme in un fronte unico. Provate a chiedere loro su cosa andrebbero d’accordo: su nulla, probabilmente. Solo sul dire no.
Ma l’Italia non si cambia con i no. L’Italia non va avanti seguendo chi sa solo criticare gli altri senza proporre un’alternativa. Ecco perché ogni giorno di più il referendum diventa un derby tra futuro e passato, tra speranza e nostalgia, tra chi vuole cambiare e chi preferisce non cambiare nulla.
Stavolta possiamo davvero liberarci della maledizione del Gattopardo. Ma perché ciò accada è fondamentale che tante persone si mettano in gioco.
Chi può darci una mano creando un comitato, lasciando un contributo economico anche piccolo, iscrivendosi al gruppo dei volontari digitali o organizzando qualche iniziativa in casa con gli amici lo faccia accedendo al sito www.bastaunsi.it

Per chi volesse approfondire, qualche link

Pensierino della Sera

Nadia è una ragazza yazidi che ho incontrato a New York a margine dell’assemblea dell’ONU. La settimana scorsa ha vinto il premio Sacharov insieme a Lamiya Aji. Ha subito ogni forma di violenza e oggi è una coraggiosa testimone della battaglia delle donne contro l’estremismo e la violenza di Daesh: le ho assicurato il nostro appoggio. Ma sono donne anche molte comandanti che sul campo stanno sconfiggendo la violenza del sedicente Stato Islamico, a cominciare da Mosul. Trovo straordinaria e commuovente che siano proprio le donne a determinare la sconfitta dell’estremismo folle e omicida. L’Italia farà la propria parte perché a queste ragazze, queste nostre sorelle, possa essere garantito un futuro di pace e libertà.

P.S. Continuano gli sforzi del Governo per il Cinema. Approvata la settimana scorsa la Legge attesa da decenni, torna mercoledì prossimo l’appuntamento a due euro in tutte le sale. Se qualcuno di voi invece non sa che cosa fare mercoledì sera o trova una fila al cinema troppo lunga dalle 21.30 alle 23, per novanta minuti filati, risponderò alle trenta domande più dure del #Matteorisponde: sulla politica economica, i bonus, le banche, le derive autoritarie, l’immigrazione, il lavoro. Domande libere, a ruota libera: dalle 21.30 alle 23, online su www.facebook.com/matteorenziufficiale

Un sorriso,
Matteo