Enews 464, martedì 21 marzo 2017

Buongiorno a tutti. Scrivo con un giorno di ritardo e mi scuso ma almeno posso augurarvi con tutto il cuore Buona Primavera!

La settimana dei Trattati: serve l’Europa della Democrazia, non della Burocrazia

È la settimana dell’Europa. Sabato infatti sarà il 60° Anniversario della firma dei trattati. Tutti i leader del continente saranno a Roma, in Campidoglio, al Quirinale, in Vaticano. È un anno importante questo 2017 perché le elezioni tedesche e, soprattutto, quelle francesi potrebbero segnare una svolta importante nella costruzione di un’Europa diversa. Il mondo cambia, l’America ha Trump, l’Europa può e deve avere un futuro, non solo tanti bei ricordi. La cerimonia di Roma cade dunque in un momento particolarmente importante e sarà l’occasione per insistere sulle nostre battaglie. Da quelle sulla ricerca, l’innovazione, la conoscenza a quelle sulla flessibilità e gli investimenti. Dall’immigrazione (lo scorso anno abbiamo passato il 25 marzo insieme a Giusi Nicolini a Lampedusa per richiamare gli amici europei a un maggiore impegno su questi temi) fino alla democrazia. Sì, la democrazia. Io penso che una delle sfide più grandi che abbiamo sia quella di trasferire sempre di più il potere europeo dalla burocrazia alla democrazia. Per questo abbiamo molte proposte – anche come mozione congressuale “Avanti, insieme” (clicca qui) – ma soprattutto chiediamo che fin dalle prossime elezioni europee, i partiti scelgano il proprio candidato alla presidenza della commissione con primarie valide in tutti e 28 i Paesi. Perché la democrazia non è un optional, non è un totem da richiamare ogni tanto: è l’essenza dei valori che hanno fatto grande il Vecchio Continente. Questa proposta sembra piccola e banale ma se accolta potrebbe segnare una piccola rivoluzione nel sistema politico europeo. Democrazia, non solo burocrazia.

C’è chi è democratico e chi no: il congresso e le comunarie
So che la parola democrazia va molto di moda nei convegni organizzati dai partiti, un po’ meno nei congressi organizzati dagli stessi partiti.
Già! Gli stessi che per mesi hanno gridato alla deriva anti-democratica, gli stessi che mi hanno accusato per anni di “non essere eletto da nessuno”, gli stessi che dicevano “Uno vale uno” hanno adesso una grande occasione: non solo parlare di democrazia, ma praticare la democrazia. Soprattutto praticarla dentro ai rispettivi partiti.
Perché in queste ore sta succedendo di tutto. Mentre il PD ha cominciato il suo congresso (ieri le prime votazioni nei circoli, stiamo andando bene, grazie a tutti!), con un percorso lungo, dibattuto, pieno di polemiche ma sinceramente e autenticamente democratico, gli altri partiti stanno dando il meglio di se stessi. Non parlerò delle strategie di Forza Italia per la selezione della classe dirigente, che pure non passano da scelte di democrazia interna.
Mi limiterò al caso del Movimento Cinque Stelle e di ciò che accade per la scelta dei candidati sindaco. Funziona più o meno così, seguitemi perché è divertente.

  1. Grillo fa un post e invita a votare per scegliere il candidato sindaco dei Cinque Stelle.
  2. Gli attivisti cinque stelle votano liberamente.
  3. Se il candidato eletto liberamente piace a Grillo, è IL candidato.
  4. Se il candidato eletto liberamente non piace a Grillo, ahi ahi signora Longari: il candidato stesso non è candidato, perché viene espulso o costretto a dimettersi. Sulla base della parola di Beppe: “Fidatevi di me”. Genova insegna. Ma in passato anche Milano, Monza e potremmo citare altri casi.

Guardate che è un sistema fantastico, quello di Grillo. Sostanzialmente lui dice: Noi amiamo la democrazia. Amiamo talmente tanto la democrazia che se vince quello che piace a noi bene, se vince quello che a noi non piace si rivota un’altra volta espellendo il candidato sgradito.
Noi del PD – che siamo notoriamente insensibili alla nobiltà della democrazia dell’algoritmo in salsa Casaleggio – gridiamo allo scandalo, ma ci saranno sempre un Di Maio o una Taverna pronti nella loro infinita bontà a spiegarci ciò che noi non arriviamo a capire, perché siamo menti limitate.
La nostra solidarietà ai militanti Cinque Stelle eletti e cacciati da Grillo.
Vorrei ringraziare le donne e gli uomini che stanno invece discutendo e poi votando al congresso del PD. Tanta fatica, lo sappiamo. Quante polemiche sulle regole. Quanti scontri in direzione, in assemblea. Ma adesso ci sono seimila circoli fatti da persone in carne e ossa che stanno discutendo e poi votano: Emiliano, Orlando, Renzi. Discutono e poi scelgono.
Da Bagnacavallo a San Giorgio a Colonica, da Volpago di Treviso fino a Carpi, da San Martino in Rio che è in provincia di Reggio Emilia fino al circolo PD di San Paolo del Brasile ieri i primi circoli si sono espressi. Noi non facciamo i convegni sulla democrazia per poi affidarci al sacro Blog (su cui ogni giorno ne scopriamo una diversa, peraltro). Noi pratichiamo la democrazia. Mi sa che non siamo rimasti in tantissimi a farlo, ma a noi piace così.
Un affettuoso in bocca al lupo a Michele Emiliano e Andrea Orlando. Io e Maurizio Martina, insieme a migliaia di persone proviamo a fare la nostra parte, senza polemiche e con la voglia di parlare di futuro. Ci trovate su www.italiaincammino.it) (o su www.matteorenzi.it)
A proposito: uno degli argomenti più discussi durante il congresso del PD è se sia giusto che il leader del partito sia anche il candidato premier, previsione statutaria del PD ma anche consuetudine di tutti gli altri Paesi Europei. Bene. Domenica scorsa Martin Schulz è stato eletto leader dei socialdemocratici tedeschi con l’obiettivo di contendere la leadership alla Merkel, che è a sua volta capo della CDU. Stessa cosa accade nel Regno Unito o in Spagna o in tutte le principali democrazie mondiali. Così, giusto per la precisione.

La settimana appena trascorsa
Vi rimando alla pagina www.facebook.com/matteorenziufficiale per le altre notizie della settimana

  • La mia posizione sui vaccini dopo i dati sconvolgenti usciti dal Ministero della Sanità.
  • Il post sugli incidenti stradali un anno dopo l’entrata in vigore della legge sull’omicidio stradale. Ho ricevuto molti messaggi a cominciare da quello di Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo e per molti aspetti padre anche di questa legge. Vorrei inviare un abbraccio alle famiglie delle vittime della strada, tutte le famiglie rappresentate simbolicamente in questa foto di un anno fa. E un pensiero speciale alle famiglie delle ragazze Erasmus uccise in Catalogna lo scorso anno (qui il link al post di allora)
  • La visita ad Amatrice: avevo promesso di tornare e sono tornato, per la quarta volta, senza telecamere. Noi non abbandoniamo questa straordinaria gente.
  • Il Matteo risponde di mercoledì scorso (Qui il link a Youtube per chi non è su Facebook; avete altre domande per il prossimo? Vi leggo qui: [email protected] Mi raccomando: oggetto #matteorisponde)
  • La presenza per me fondamentale del Presidente della Repubblica a Locri durante la giornata della memoria per le vittime innocenti di mafia (e tutta la nostra solidarietà a don Luigi Ciotti per le scritte comparse in città)

Pensierino della sera.
Dedicato ai sindaci, solo ai sindaci. Sabato pomeriggio dedicato ai miei figli che giocano sul glorioso campo dell’Affrico uno dopo l’altro in due match importanti in questo fine campionato di Allievi e Giovanissimi. Mi accomodo in tribuna, chiacchierando del più e del meno con gli altri genitori. E fin qui niente da segnalare, se non che vanno messi più soldi negli impianti sportivi ma questo lo sappiamo, lo abbiamo fatto e bisognerà farlo di più nei prossimi mesi e anni. Quello che però segnalo ai sindaci è che tre ragazzi più grandi dei miei, in tre momenti diversi, mi si avvicinano. Per un selfie, per una battuta sulla Fiorentina, sul referendum, su Trump e Obama. Non solo. Tre ragazzi diversi nel giro di un paio d’ore mi dicono: scusi, sindaco, lei si ricorda di me? Lei è venuto a salutarci nelle scuole quando io ero alle elementari. Si ricorda che parlammo di Firenze? Si ricorda cosa le disse il mio compagno di scuola? Ovviamente io non mi ricordavo, né potevo ricordarmi i singoli dettagli. Ma il sindaco che va nelle scuole – io lo facevo tutti i martedì, cascasse il mondo – e dialoga con i ragazzi fa più educazione civica di mille discorsi. Amici Sindaci di tutti i colori politici: andate nelle scuole. Dialogate con gli studenti. Raccontatevi e ascoltateli. Perché in un sabato pomeriggio di calcio giovanile ho capito che gesti di questo genere sono più importanti – sul lungo periodo – di mille discorsi. Non vi serviranno per le elezioni, sono troppo piccoli. Ma li aiuterete a essere cittadini. Vi prego, cari Sindaci: andate nelle scuole. Portate le istituzioni nella scuola, che è il vero, unico, luogo del futuro di una città. Parlate coi ragazzi, per loro sarà un incontro che lascerà il segno più di quanto voi per primi crediate. Voi tornerete in municipio, a parlare di buche, servizi sociali e scartoffie varie. Ma ci tornerete più ricchi dentro. E quei ragazzi porteranno nel cuore per anni la visita del Signor Sindaco

Un sorriso,
Matteo