Afrin, la nuova Srebrenica.
L’immagine su cui apriamo questa enews è drammatica e tenerissima. Si tratta di un bimbo siriano, profugo come la sua famiglia. In marcia verso la salvezza. La vicenda siriana è molto complicata, come tutti sappiamo. Lasciatemi però spendere una parola per Afrin, città curda che per settimane è stata sotto assedio nel silenzio della comunità politica internazionale. Un silenzio vergognoso. I curdi che vengono massacrati ad Afrin sono lo stesso popolo che ha liberato Kobane dai tagliagole dell’ISIS. Un giorno la comunità internazionale dovrà giustificare il proprio silenzio su Afrin come ha provato a giustificare – invano – il silenzio di Srebrenica oltre vent’anni fa. Da presidente di turno dell’Unione Europea nell’agosto 2014 sono stato a Erbil a dire grazie a chi stava iniziando a combattere contro il Daesh dopo la disfatta di Mosul. Oggi mi piacerebbe sentire una parola più forte di condanna per ciò che sta accadendo. Garantisco: la vicenda di Afrin è molto più seria dell’elezione di un vicepresidente della Camera.
La violenza verbale dei terroristi.
Vorrei esprimere una parola di affetto, prima che di solidarietà, alle donne e a gli uomini che hanno avuto in famiglia caduti per mano terrorista. Sono indegne le parole che sono state espresse in questi giorni che pure avrebbero dovuto essere dedicati alla memoria. Mi riferisco alla ex brigatista rossa che parla dei “fasti del quarantennale”, dopo essere stata una di quelle che ha rapito Aldo Moro. Il problema non è il diritto di parola, ma perché una persona del genere è già fuori. Mi riferisco a chi ha imbrattato i luoghi della memoria con frasi inneggianti alle Brigate Rosse o slogan come “Marco Biagi non pedala più”. Pedala ancora Biagi. Pedala nei nostri cuori e nelle battaglie dell’Italia civile. Pedala per chi non si rassegna a vedere i cattivi maestri di ieri ergersi a esempi o profeti di oggi.
Mio padre chiede di andare a processo.
Da quattro anni le persone a me vicine sono state oggetto di indagini di vario genere, di vario tipo. Molti di voi hanno seguito le vicende che hanno riguardato mio padre anche perché fortunatamente non sono molti i casi in cui pubblici ufficiali si rendono protagonisti di una operazione sistematica di falsificazione delle prove. Oggi mio padre ha deciso di scrivere una nota nella quale – urlando la sua innocenza, ma confessando la sua stanchezza – chiede di essere processato subito in tutti i procedimenti che lo riguardano. Processato in tribunale, non sui giornali. La sua tesi è: prima si fa il processo, prima viene fuori la verità. Qui la lettera.
La lanterna di Mario in Senato con noi.
Domani cambio ufficio. Porterò con me nelle nuove stanze al Senato una lanterna da minatore che mi è stata regalata qualche mese fa da Mario Zicardi, ultimo sopravvissuto di Marcinelle, che ci ha lasciato qualche giorno fa. Ho ricordato così Mario.
La commissione di inchiesta sulle Fake News
Sulla vicenda Facebook e fake news, una sola considerazione: sono certo che nessun gruppo parlamentare si opporrà alla nostra proposta di una bella commissione di inchiesta per capire chi lucra economicamente sulla falsificazione in rete, sui rapporti tra finti medici e veri truffatori, sull’utilizzo politico delle fake news e sulle anomale modalità della loro diffusione.
Tocca a loro.
Quanto a me. Ogni giorno sono tirato in ballo per tutto. Dalla creazione di una corrente alla creazione di un nuovo partito. Da come farò il Senatore a come gioco a tennis. Le ricostruzioni si sprecano e quasi sempre sono fasulle. Io voglio solo onorare l’impegno preso con chi ci ha votato, facendo del mio meglio. E vi chiedo una mano, come sempre. Quanto alla linea politica, mi pare che nel PD siamo tutti d’accordo sullo stare all’opposizione. Hanno vinto loro, tocca a loro: il Movimento Cinque Stelle è risultato il primo partito. Il Centrodestra è risultata la prima coalizione. Tocca a loro. Noi saremo seri e faremo un’opposizione intelligente. Ma tocca a loro. Tocca a loro fare proposte per le cariche istituzionali, tocca a loro fare il Governo, tocca a loro dare risposte agli italiani. Adesso devono solo dimostrare di essere in grado. Lo saranno?
Un sorriso,
Matteo
P.S. I numeri. Qui un tweet interessante di Luigi Marattin che mostra come le tasse sono davvero scese. E oggi i numeri INPS vedono il lavoro continuare a crescere in Italia. Mi auguro che chi verrà dopo di noi possa fare meglio di noi. Ma negare i risultati di questi anni è impossibile. Avanti, amici. Ricevo tante vostre bellissime email. In una di queste c’era un bellissimo proverbio sudamericano “Credevano di averci seppellito e non sapevano che noi eravamo semi”. Molto calzante, non vi sembra?