Enews 577, mercoledì 24 aprile 2019

Tutti i giorni litigano, sbuffano, polemizzano. Si fanno dispetti e ripicche al punto da far sembrare – rispetto a loro – statisti persino i bambini dell’asilo. Dovunque mettono le mani loro qualcosa si ferma, a cominciare dall’economia italiana. A chi mi riferisco? Ai membri del Governo italiano, naturalmente, a cominciare dai due vicepremier Salvini e Di Maio.

Ma non vorrei dedicare l’enews pasquale a questo mediocre gioco al ribasso che sta paralizzando le Istituzioni italiane mentre gli altri Paesi corrono. Il loro atteggiamento è talmente evidente che prima o poi il palloncino populista si sgonfierà: la legge di Bilancio 2020, se ci arrivano, è tecnicamente il loro banco di prova. Il tempo gioca con la nostra maglia, lo sapete, lo sappiamo.

Il problema però è più grave. E riguarda il modo con il quale questi signori hanno costruito la loro narrazione, utilizzando in maniera spregiudicata fake news e veri social.

Avete visto la foto di Salvini con il mitra, foto postata per Pasqua dal suo guru, Luca Morisi?

Un’immagine violenta, nel giorno di Pasqua, dopo appena qualche ora dalla strage dei cristiani in Sri Lanka. Un’immagine condita da una didascalia inquietante: noi siamo armati. Quasi un messaggio in codice. Una persona cui voglio molto bene mi ha chiamato per dirmi: “Matteo, ma a me questa immagine fa paura!”

In molti hanno chiesto le dimissioni di Morisi. Ma è una richiesta assurda: perché Salvini non scaricherà mai Morisi, in quanto loro due sono la stessa cosa. Se oggi Salvini è Salvini, la responsabilità è di chi gli ha cucito sopra un profilo web su misura, Morisi appunto. I due sono in simbiosi perfetta, sempre, perché i due sono la stessa persona, un unicum inscindibile.

Vi sembro esagerato?

Allora leggete questo articolo che trascrive l’intervento al Ted di Vancouver di Carole Cadwalladr, giornalista dell’Observer che fece scoppiare lo scandalo Cambridge Analityca (prontamente rimosso dai media italiani, ma in realtà l’unico vero scandalo che giustificherebbe una commissione di inchiesta parlamentare: casualmente Cinque Stelle e Lega non vogliono, chissà perché). Prendetevi cinque minuti e leggete tutto questo articolo. Lo trovate qui.

Se avete letto questo articolo fino alla fine avrete chiarissimo il perché Salvini non chiederà mai le dimissioni di Morisi. E il perché Casaleggio e Salvini non permetteranno mai a questo Parlamento di conoscere cosa sia successo davvero negli ultimi cinque anni in Italia sui social, non solo durante il referendum del 2016. Dopo le elezioni europee torneremo su questi temi, anche grazie ai Comitati “Ritorno al Futuro” molti dei quali sono nati contro le fake news e la disinformazione.

In questa Pasqua 2019 tanti sarebbero gli argomenti di discussione. Forse anche più importanti, in valori assoluti, della disinformazione sui social media. Innanzitutto le vittime degli estremisti islamici in Sri Lanka, in modo particolare le vittime cristiane uccise durante le funzioni religiose. Ma anche le polemiche assurde sul 25 aprile (domani scriverò un pensiero su La Nazione visto che persino a Firenze la destra ha scelto di non partecipare alla cerimonia, obbedendo a Matteo Salvini). Le brutte notizie sull’economia, con Bloomberg che dice che il problema dell’Italia non è se ci sarà una nuova crisi ma quando ci sarà la nuova crisi, e le buone notizie dallo sport, a cominciare dalla vittoria a Montecarlo di quell’autentico genio e sregolatezza del tennis che risponde al nome di Fabio Fognini. I sorrisi che facciamo quando vediamo che i sindacati rinunciano a fare sciopero contro i tagli (lo sciopero andava bene solo contro la buona scuola, evidentemente) e che a Taranto si sia costruita una zona rossa, cosa che il nostro Governo non aveva mai fatto: tenere lontane le proteste dagli occhi dei giornalisti, questo è il governo del cambiamento.

Avremmo tanto di cui discutere, amici. Ma sono i giorni di Pasqua, del ponte, di relax. Godetevi il tempo che avete davanti e, se vi avanzano cinque minuti, leggete l’articolo della giornalista inglese. Torneremo presto a parlarne.

Un sorriso,
Matteo