Enews 897 lunedì 21 agosto 2023
Buongiorno.
Buon rientro a chi sta rimettendo in queste ore piede in ufficio.
E buone vacanze a chi è ancora al mare o in montagna.
Spero che siano stati per voi giorni di relax e di ricarica come lo sono stati per me.
Info.
· Domani alle 18.30 sarò a VIAREGGIO agli incontri del Principino. Qui per partecipare.
· Mercoledì alle 21.15 sarò in diretta a RETE 4 a Zona Bianca.
· Stiamo molto investendo sul rilancio dei social a cominciare da Instagram, TikTok, LinkedIn, Youtube, Facebook, Twitter. Ma soprattutto vi chiedo di iscrivervi al canale Telegram: siamo quasi 7.000 e utilizzeremo sempre di più questo strumento.
Ho fatto questa intervista a Repubblica: la trovate qui.
Le Elezioni Europee del 9 giugno 2024 servono a rilanciare un’idea di Europa credibile. Non sono un mega sondaggio nazionale ma sono destinate a cambiare l’Europa, in un momento di grandi trasformazioni planetarie. E per questo l’unica soluzione è offrire un’alternativa riformista, di centro contro sovranisti di destra e populisti di sinistra.
La democrazia americana è debole, l’Asia acquista sempre più centralità, India e Africa conoscono un boom demografico senza precedenti, il mondo arabo sta conoscendo una nuova stagione come avevo iniziato a dire, criticato da tutti, qualche anno fa. In questo quadro l’Europa deve cambiare passo, altrimenti diventa un ricordo del passato.
Senza questa idea di Europa, l’Italia va in crisi. Anche perché al momento si fronteggiano due debolezze.
La debolezza di un Governo populista che andrà in difficoltà con i numeri della Legge di Bilancio.
E la debolezza di un’opposizione – quella del campo largo – che vive di slogan.
Su questo voglio confrontarmi, non sulle piccole polemiche di chi mi attacca per avere visibilità.
Io sui temi offro una visione, relazioni internazionali e la credibilità internazionale riconosciuta anche dagli avversari.
Di questo parleremo allora in vista del congresso del 15 ottobre di Italia Viva (chi vuole darci una mano si iscriva qui), su questo costruiremo una grande Leopolda (8-10 marzo 2024), per questo ci presenteremo come “Centro” alle europee del 9 giugno. Solo parlare di questo significa fare politica, il resto è tutto rumore di sottofondo.
Noi siamo molto diversi da questa destra sovranista di Meloni e Salvini. La destra che con il ministro Urso-Urss vuole fare la guerra alle multinazionali. La destra che aumenta la benzina per accettare la richiesta di Lotito e dare i soldi alle società di calcio (qui il mio video, quasi a un milione di visualizzazioni). E siamo molto diversi da questa sinistra populista del campo largo di Conte e Schlein. Un’opposizione poco credibile come dimostrato dalle recenti polemiche sul posizionamento europeo, sull’aumento della tassazione, sul giustizialismo, sul salario minimo.
Sul salario minimo ripeto il concetto: nessuno ha fatto più di noi per aumentare i salari. Sfido chiunque a dimostrare il contrario. Ricordate gli 80€? Ma per aumentare i salari non si possono aumentare le tasse. Né fare nuovo debito, così riesce a tutti. Va revisionata la spesa come abbiamo fatto con il ministro Padoan e il commissario Gutgeld.
Devi ridurre le tasse alle imprese e mettere tutta la riduzione nello stipendio dei lavoratori. Questo è il principio.
Tutto il resto è fuffa. Aumentare il salario minimo mettendolo a carico della collettività (articolo 7 della proposta del campo largo, primo firmatario non a caso Giuseppe Conte, l’uomo dei sussidi e del reddito di cittadinanza) significa far pagare il costo al ceto medio. Io sono sconvolto della miopia con cui tutti parlano di tutto ma nessuno parla del ceto medio. Se vogliamo aiutare il ceto medio, andiamo a trattare in Europa e facciamoci dare il Mes sanitario così da azzerare le liste d’attesa e investire sulla sanità i soldi che altrimenti non ci sono.
Altro che tweet strappalacrime sulla fine della povertà.
Permettetemi una battuta sugli 80€. Ha fatto notizia la settimana scorsa la decisione della Premier Meloni di utilizzare l’ambasciata italiana in Albania per restituire a una ristoratrice albanese il costo di un pranzo che alcuni turisti italiani hanno consumato senza pagare.
La Meloni era in vacanza in Albania. E per me la premier va dove vuole: non sono mica io, il sovranista.
Del resto Giorgia Meloni ci ha abituato a conversioni spettacolari su tutto, dall’Euro alla Nato, dall’immigrazione alle trivelle. Può ben cambiare idea anche sul turismo, no? Bene così. Anzi speriamo che il Governo Meloni riesca il prossimo anno a fare una campagna promozionale per il turismo italiano efficace almeno come quella che il Governo Meloni ha fatto quest’anno per il turismo albanese.
Ma lasciamo stare le vacanze della Premier. E veniamo alla sostanza del gesto.
È giusto che una Premier intervenga per dare 80€ a un ristoratore albanese? O è solo un gesto di comunicazione?
Questa concezione per cui il Governo è una sorta di padre/madre compassionevole che se ti ubriachi viene a prenderti con il taxi gratis in discoteca (unico modo di trovare un taxi, ultimamente: ubriacarsi in discoteca), se non paghi il conto arriva l’ambasciatore e salda il debito è lo stesso impianto culturale per cui la casa te la rifanno – gratuitamente come diceva Conte – con i soldi dello Stato attraverso una miriade di bonus.
Non mi stupisce il gesto in sé finalizzato a prendere tre like su TikTok. Mi stupisce che anche il Governo di destra ha lo stesso impianto culturale del Governo grillino: il cittadino come suddito da accarezzare, sovvenzionare, sostenere. Per me questo approccio è sbagliato. Il vero campo largo è quello che va da Meloni a Conte passando per Salvini.
Voi che dite? Vi leggo volentieri: [email protected]
Inutile dire che io sono felicissimo del fatto che la Meloni abbia dato al ristoratore albanese 80€, non avrei mai immaginato assist migliore per il comunicato più facile della mia vita politica: “Noi abbiamo dato 80€ per anni a dieci milioni di famiglie Italiane. La Meloni ha dato 80€ una tantum a una famiglia albanese. Scopri le differenze”. Concetto banale ma verità inattaccabile.
Sui numeri della legge di bilancio suggerisco questo articolo di Mister Ragioniere sul Riformista.
È ovviamente uno pseudonimo dietro al quale si cela una persona che conosce bene i numeri dello Stato.
Pensierino della sera. È morto Roberto Colaninno, protagonista di tante battaglie della vita economica del nostro Paese. Mi limito a ricordarne una, sapendo che è riduttivo. Roberto Colaninno ha dato un futuro a un’azienda toscana con una grande storia e che senza di lui non si sarebbe salvata. È l’azienda Piaggio. Ci sono molto affezionato per tanti motivi, non solo per la Vespa che aveva mio padre, che avevo io e che adesso hanno i miei figli. In una famiglia contano anche queste piccole cose, tanti piccoli ricordi. Ma ho legato alla Piaggio alcuni dei miei interventi istituzionali. La visita in Vietnam nel 2014, l’intervento a Pontedera nel 2016, la recente campagna elettorale al Museo Piaggio. Bene, quell’azienda sta in piedi perché Colaninno ci ha creduto e ci ha investito con tenacia e intelligenza. Senza di lui sarebbe saltata, punto. Ci sono dei brand storici che vengono salvati dalla visione di imprenditori capaci: ogni discorso sul lavoro deve partire dal fatto che ci vuole qualcuno che abbia una visione. Senza il rischio di uno che ci prova non si va da nessuna parte. E Roberto Colaninno ci ha provato. E ci è riuscito. Alla cara moglie Oretta, ai figli Matteo e Michele l’abbraccio istituzionale di tutti noi. A Matteo, amico fraterno e colonna della nostra esperienza politica anche adesso che è tornato in azienda, un pensiero speciale. Matteo è stato un parlamentare sempre sul pezzo, competente, attento al territorio, umile e allo stesso tempo tenace. Ha sempre fatto sentire la sua voce dalle politiche europee alle infrastrutture mantovane. E quando un anno fa Matteo è venuto a trovarmi e a dirmi: “non posso ricandidarmi, dovrò stare molto a Mantova nei prossimi mesi” ci siamo scambiati un abbraccio che mi ha ricordato perché la politica in Parlamento è servizio e spirito di squadra. Non ambizione personale. Grazie Matteo. E un abbraccio a tutta la famiglia!
Un sorriso,
Matteo
PS. La vita sta tornando alla normalità. E allora consentitemi una parentesi calcistica.
Sapete che sono un grande appassionato di calcio anche se aver combattuto contro l’emendamento Lotito (quello che ha dato 890 milioni di euro alle società di serie A) mi ha provocato la rabbia e l’odio di molti tifosi. Ma il calcio per me è emozione purissima, non scambio di emendamenti.
È ripartito il campionato ma io ho scherzosamente proposto di interromperlo subito.
Voi direte: effetti del caldo? No, se guardate la classifica vedete che interromperlo oggi darebbe finalmente ai tifosi della Fiorentina la soddisfazione che non provano da oltre mezzo secolo.
Ma il calcio ha tenuto banco per tanti motivi.
Per gli investimenti in altri campionati, dall’Arabia Saudita agli Stati Uniti.
Per il cambio in corsa del CT della nazionale. Il Riformista ha dedicato spazio sia alle ragioni di chi difende Mancini, sia di chi lo attacca. E in passato ho personalmente intervistato Spalletti qui.
Ma anche per una parte più romantica. La scomparsa di Carletto Mazzone è stata ricordata da tutto il mondo del calcio, a cominciare dall’allenatore campione d’Europa, Pep Guardiola. Più modestamente anche noi l’abbiamo ricordata sul sito e domani sul cartaceo sarà la penna di Bobo Giachetti a ricordare il Mazzone grande allenatore anche romano e romanista. Vorrei che tenessimo sempre viva questa parte emotiva ed emozionale perché lo sport è questo. Non altro.