Renzi: «Decaro ha cambiato Bari può fare il leader nazionale»

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Intervista a Matteo Renzi per La Gazzetta del Mezzogiorno del 15-02-2023

di Michele De Feudis

Presidente Matteo Renzi, con il tour in Puglia per la presentazione del libro «Palla al centro» - domani a Lecce, poi sabato a Taranto e Bari - pone la questione dello spazio politico per una forza liberale e riformista. Quale l'orizzonte in vista delle Europee?

«L'orizzonte è riportare al centro la politica. Perché per me fare politica significa incidere davvero sulla vita delle persone, non limitarsi agli slogan. A destra come a sinistra si fanno tanti bei discorsi, tanti annunci. Ma guardate il Governo Meloni: cosa ha realizzato finora? Non è riuscito ad abbassare le tasse, penso soprattutto a quelle sul lavoro, che determinano salari troppo bassi. Non è riuscito a dare risposte sulla sanità: servono soldi, per ridurre le liste d'attesa che sono indecenti. Non è riuscito a creare nuovi posti di lavoro. Ha portato Musk ad Atreju, complimenti. Ma perché non gli ha chiesto di aprire uno stabilimento Tesla nel Mezzogiorno? Ecco, per me fare politica al centro significa questo: avere la concretezza dell'agire».

Italia viva si muoverà in uno spazio frammentato dove ci sono anche Azione e Forza Italia, ma anche altre formazioni moderate e popolari. Con chi dialoga per eventuali sinergie?

«Noi partiamo dai temi, non ci affezioniamo ai nomi: siamo per l'elezione diretta del presidente del consiglio europeo, perché è giusto che la parola vada ai cittadini e che chi guida l'Europa sia scelto dagli europei. Siamo per ridurre il numero dei commissari e con esso la burocrazia. Siamo per gli Stati Uniti d'Europa: vogliamo un'Europa e un'Italia che contino nel mondo. Non è accettabile che si stia a discutere del caricabatteria universale, iniziativa utile per carità, mentre il mondo è infiammato dalle guerre e noi non incidiamo minimamente. E poi serve un'Europa che rimetta al centro l'identità: le radici greco-romane, cristiane, illuministe. Un'Europa che rimetta al centro la cultura. Abbiamo fatto l'unione economica, ora serve l'unione politica. Chi ci sta è il benvenuto, noi partiamo. Mi candiderò in tutti i collegi e faremo un grande risultato».

Il suo modello europeo resta Renew Europe. Nei possibili schemi di alleanza c'è anche l'interlocuzione a Bruxelles con Conservatori guidati da Giorgia Meloni?

«Il nostro obiettivo è esattamente l'opposto: è quello di arrivare in Europa e, con il gruppo di Renew, evitare che non solo i conservatori ma anche i gruppi di estrema destra, come Md in Germania, l'alleato di Salvini di ispirazione neonazista, o Marine Le Pen, ottengano la maggioranza».

Torna in Puglia dove lei ha avuto rapporti burrascosi con il governatore Michele Emiliano. Qualche indiscrezione racconta di rapporti più distesi... Come stanno le cose?

«Emiliano è stato candidato alla presidenza della Regione Puglia nel 2015 grazie al mio sostegno. Dal giorno dopo mi ha fatto la guerra a cominciare dalla buona scuola e soprattutto dal Tap: oggi mi pare persino troppo facile evidenziare come il tempo sia galantuomo. Gli auguro di cuore buona fortuna ma sono per carattere e rispetto dell'amicizia molto diverso da lui».

Sul futuro dell'acciaieria ionica si gioca una partita strategica per il paese, tra decarbonizzazione che fosse verrà (quando?) e nuovo assetto societario. Quali errori consiglia di non compiere al governo e alla Regione?

«Su Ilva abbiamo fatto molto bene finché il dossier è stato seguito dalla ministra Federica Guidi e da Andrea Guerra. E naturalmente dalla brava Teresa Bellanova. Siamo stati i primi a portare soldi a Taranto: Bersani prese in campagna elettorale il finanziamento dei Riva, io ho portato tanti soldi per iniziare il risanamento ambientale. Poi ci sono stati troppi errori da parte di tanti governi e anche da parte della Regione. Ora quello che mi preoccupa è che Urso sembra non avere una visione di futuro».

ll suo amico Decaro vorrebbe il terzo mandato da sindaco, si candida alle europee e vorrebbe anche fate il governatore post Emiliano. Se fosse davanti a lei, magari per un aperitivo con panzerotti, cosa gli direbbe?

«Antonio è un amico. Fossi in lui proverei a fare il leader nazionale del Pd. Ma conoscendolo tenterà fino in fondo la strada del terzo mandato o la successione a Emiliano. Nel frattempo correrà alle europee. Quello che ci diciamo davanti ai panzerotti rimane tra noi: io gli voglio bene come lui ne vuole a me. Averlo "costretto" a lasciare Roma per andare a Bari ha cambiato in meglio la sua vita ma - dieci anni dopo si può dire - ha cambiato in meglio anche Bari».

Nelle trattative per le comunali il centrosinistra è ostaggio delle bizze del MSS. Cosa pensa della ostinazione della Schlein nel costruire un campo largo con i grillini?

«La sbronza del Pd per il M5S non è una novità della segreteria Schlein: solo che a forza di cercarli, si sono fatti mettere al traino dei grillini. Hanno cancellato con un colpo di spugna l'identità riformista, sostituendo il lavoro con il reddito di cittadinanza, il garantismo con il giustizialismo. Mi ha fatto impressione l'altro giorno in aula sentire esponenti del Pd che davano ragione al senatore Scarpinato. Ma è un dato di fatto: il Pd dal volto moderato, capace di parlare a lavoratori e imprenditori, a insegnanti e partite Iva, non esiste più. È la sesta stella del MSS. I riformisti senza una casa, sanno dove guardare: al centro, alla nostra proposta».

Renzi sarà capolista alle europee, la Meloni quasi certamente. Altri tentennano. Diceva don Abbondio sul coraggio...

«Io sono entusiasta. Farò campagna elettorale comune per comune, provincia per provincia, regione per regione. Noi faremo un risultato che secondo me sarà superiore al 5% e dico a tutti: se volete uno che a Bruxelles faccia rispettare l'Italia, io ci sono. Se invece preferite uno scaldaseggiole avete l'imbarazzo della scelta. Ci sono i don Abbondio e ci sono anche alcuni bravi di don Rodrigo: io amo molto di più il carattere di padre Cristoforo».