Renzi: "Meloni spieghi perché non vuole inchieste sui dossier"

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
dona italiaviva

Intervista a Matteo Renzi per «Repubblica» dell' 11-03-2024.

di Ernesto Ferrara

A testa bassa contro la premier Meloni sui dossieraggi. All'attacco di Tajani e di Ursula von der Leyen: «Ha fallito» tuona il leader di Italia Viva Matteo Renzi reduce dalla Leopolda.

Renzi, ha sentito il ministro Nordio che ha marinato il dibattito sulla giustizia alla sua kermesse?

«Non ci ho parlato. Conosco Nordio come un gentiluomo. Se la mattina alle 10 conferma e alle 11 dice che non verrà è evidente che ha ricevuto un blocco politico».

Un blocco di chi?

«Lo capiremo presto. Due ministri di FdI, Crosetto e Nordio, hanno chiesto una commissione d'inchiesta sui dossieraggi. Se Fdi dice no è evidente che il blocco viene dalla Meloni».

E secondo lei FdI dirà di no?

«Qui c'è un punto politico. Si accede illegalmente dentro un database che dovrebbe essere inviolabile. Lo ha spiegato alla Leopolda Sabino Cassese: violare questi dati significa entrare a Fort Knox, nel caveau del Paese. Il primo dossieraggio l'hanno fatto a me sulla Leopolda, sulla casa, sulle conferenze. Ma per me non è una novità. Il problema riguarda come difendere semplici cittadini che potrebbero trovarsi alla mercè di funzionari dello Stato infedeli. Chi sbaglia deve pagare».

Perché crede che il caso verrà insabbiato?

«Perché o trovano uno a cui dare la colpa per tutto oppure abbuiano tutto. Anche perché le persone coinvolte nei dossieraggi potrebbero essere degli insospettabili. Mi colpisce che il Csm non abbia ancora audito Cantone e Melillo che pure lo hanno chiesto».

Sostiene che pezzi del governo Meloni siano coinvolti nei dossieraggi?

«Se c'è un sistema che va avanti dallo scandalo Open del 2019 non mi stupirei se fossero coinvolti anche esponenti che lavorano con questo governo. Crosetto invece è una vittima. Per questo conviene a tutti una trasparente commissione d'inchiesta».

Rischia il sistema democratico italiano su questa storia?

«Io ne sono vittima. Il modo con cui sono stato aggredito mediaticamente nasce dalla diffusione di notizie che non sarebbero mai dovute essere rese pubbliche. È chiaro che il consenso mio e del mio partito ne ha risentito. Ma ancora più grave è la lesione dei diritti di un cittadino comune. L'accesso abusivo alle banche dati è un vero e proprio furto con scasso».

Il governo Meloni subirà conseguenze dal caso?

«Fossi Salvini chiederei di arrivare fino in fondo».

Ma il governo secondo lei ci arriva a fine mandato?

«Meloni vuole guidare l'unico governo della legislatura. Se non ci riesce si va a votare. Forse prima del 2027. Salvini ci ha abituato a grandi emozioni».

Alla Leopolda ha invitato Francesca Pascale e attaccato Forza Italia. Punta ai voti berlusconiani alle Europee?

«Anche. Abbiamo due obiettivi. Partiamo da uno zoccolo duro del 3-4%. Per crescere puntiamo ai riformisti del Pd che non vogliono morire grillini e ai riformisti di Forza Italia che non vogliono morire sovranisti. Votarmi alle Europee può essere una scelta anche di elettori di altri partiti che condividono le mie battaglie. Come quella contro Ursula von der Leyen».

Perché non va rieletta?

«Perché ha fallito sulla riforma istituzionale dell'Europa e sul Green Deal, mettendo in ginocchio le aziende. Il suo furore ideologico ambientalista ha portato interi settori economici in India e in Cina: inquiniamo di più e ci siamo impoveriti. Abbiamo aperto la Leopolda con il padre di Ilaria Salis che lotta contro Orban, su cui Von der Leyen appare timida. Su questa presidenza la responsabilità politica in Italia è di Forza Italia e del grigio Tajani, che ha tradito lo spirito europeista di Berlusconi».

Se non riesce a fare il 4% Italia Viva è spaccata?

«Ma figuriamoci. Meloni 10 anni fa prese il 3,6%, ora governa. Io conosco la volatilità del consenso. Le Europee non sono un giudizio di Dio. Però sorrido pensando che in tutti i passaggi decisivi sono circondato da gente che dice che non ce la faccio e poi non è così. Come quando mi dicevano che Conte era intoccabile e Draghi non sarebbe mai arrivato. Penso accadrà anche stavolta. Non mi accontento del 4, voglio il 5%».

Più Europa vuole la lista unica, ma Calenda non ci sta.

«Calenda litiga con tutti e interpreta la politica come rissa da condominio. Noi parliamo di sogni e gli lasciamo le sue ossessioni. Se ci sarà la lista "Stati Uniti d'Europa" noi ci saremo. Nel frattempo partiamo con la sfida al centro».

Se viene eletto in Europa lascia il Senato?

«Se ti candidi e vieni eletto, devi lavorare per l'Europa. Altrimenti non ti candidi».

Schlein le ha fatto un in bocca al lupo per la Leopolda, ma nella sua Firenze ha proprio rotto col Pd?

«In questa vicenda Schlein si è dimostrata molto più coerente dei riformisti del Pd. A Firenze Nardella mette 55 milioni di soldi pubblici nello stadio anziché nel sociale. Fa cassa sulle multe. E stanno sottovalutando la questione sicurezza. Ho paura per la mia città: le ambizioni personali di qualche dirigente fiorentino del Pd rischiano di farci svegliare il 10 giugno con un ballottaggio pericoloso. Stefania Saccardi, la nostra candidata, è un'amministratrice seria e preparata. Vedremo come va».