Renzi: "Pronti a votare il testo, se migliorato. Non faro' a Giorgia ciò che lei fece a me"

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Intervista a Matteo Renzi per Il Corriere della Sera

di Maria Teresa Meli

 

Matteo Renzi, voterete la riforma del centrodestra?

«Noi vogliamo l'elezione diretta del premier. Permettere ai cittadini di scegliere chi deve governare è una cosa normale in tutto il mondo. Ed è un passo in avanti per l'Italia. Noi l'avevamo messa nel programma delle Politiche, non cambiamo idea ogni anno. Ha cambiato idea chi dice no a sinistra. E ha cambiato idea la destra che partiva dal presidenzialismo. La proposta è un passo in avanti, ma molti nodi sono da chiarire. Il tetto ai mandati, il ballottaggio, il superamento del bicameralismo. E naturalmente non capisco perché il premier non possa scegliere e revocare i ministri. Discuteremo e presenteremo in Aula i nostri emendamenti».

 

Non ha risposto: la voterete?

«Dipende da che testo verrà fuori. Il nostro governo ha prodotto risultati che con il tempo sono riconosciuti anche dagli avversari: pensi alle misure per le imprese, alle leggi sul sociale, agli 80 euro. Se ho perso Palazzo Chigi, allora, è solo perché sulla riforma costituzionale le opposizioni hanno usato il referendum contro di me. Ai miei avversari di allora da Meloni a Grillo, da Salvini a D' Alema, non interessava la Costituzione: bastava farmi fuori. E io non farò a Giorgia ciò che Giorgia ha fatto a me, perché io non sono come loro. Noi siamo seri. Siamo pronti a votare la riforma costituzionale restando all'opposizione. Il voto però non è scontato: dipenderà da quali emendamenti saranno accolti. Non diciamo sì a prescindere come fa la destra, non diciamo no a prescindere come fa il campo largo. Miglioriamo il testo e poi decidiamo».

 

La riforma non stravolge la Costituzione?

«Ma dai. La cantilena di chi grida alla deriva autoritaria è fuori dalla realtà. Chiedere che un governo duri 5 anni con un premier scelto dalla gente è deriva autoritaria? Vorrebbe dire che nei Comuni c'è una deriva autoritaria, che in Francia c'è una deriva autoritaria, che negli Stati Uniti c'è una deriva autoritaria. Non scherziamo, dai. È importante che la riforma fili e che il testo sia liberato dalle incongruenze ma ci sono quattro letture in Aula per migliorarla».

 

La riforma depotenzia il capo dello Stato.

«Intendiamoci, se il presidente della Repubblica deve essere il capo del governo allora dobbiamo accettare l'elezione diretta per il Quirinale. Se invece, come penso io, ci serve una figura di arbitro con ruoli di garanzia, dalla Corte costituzionale al Csm, allora va benissimo far coesistere un capo dello Stato arbitro e un premier giocatore. Negli ultimi anni ho avuto un ruolo nelle dinamiche del Quirinale e ne porto anche le cicatrici. Per eleggere Mattarella nel 2015 ho rotto con Berlusconi. Per evitare l'elezione di un uomo di Salvini mi sono alleato persino con Conte nel 2019. E nel 2022 mi sono immolato in solitaria quando quasi tutti gli altri avevano chiuso l'accordo sulla Belloni, dalla Meloni ai grillini. Siccome so di cosa stiamo parlando dico: va benissimo un presidente della Repubblica eletto dal Parlamento con un premier eletto dai cittadini. Se volete cambiare schema, allora eleggiamo il presidente della Repubblica. Non credo convenga».

 

Mattarella potrebbe dimettersi?

«Mattarella terminerà il suo mandato nel gennaio 2029 come prevede la Costituzione. Tutto il resto è chiacchiericcio».

 

Le altre opposizioni dicono che non sarà più possibile un governo Draghi.

«Al governo andrà chi viene scelto dai cittadini e non dai giochi di palazzo. Se lo faccia dire da un esperto della materia anche perché il governo Draghi è stato reso possibile da un capolavoro parlamentare di Italia viva che con coraggio ha sconfitto chi come Pd e M55 ci attaccava. Fa ridere che adesso si leghino al ricordo di Draghi: quel governo è nato grazie a noi contro di loro. Loro volevano il Conte ter, ricorda»? 

 

Renzi, si sta sposando a destra?

«Tutt'altro. I miei rapporti con Meloni non sono mai stati così negativi. Sono il primo a criticarla sulla incapacità della squadra, non solo per lo scherzo telefonico. Ho detto che questa legge di Bilancio non va. Ma se dicessi no all'elezione diretta del premier non andrei contro Giorgia: andrei contro me stesso. Su queste battaglie ho lottato in Parlamento, ho messo la faccia in campagna elettorale, ho scritto libri e fatto discorsi. E secondo lei io divento un trapezista del populismo che cambia posizione solo per fare un dispetto agli avversari? La mia è una battaglia di merito: mi anima la politica, non l'odio per gli avversari. E comunque noi stiamo al centro, noi siamo il centro. E alle Europee andremo contro il sovranismo di Salvini e Meloni e contro il populismo di Conte e Schlein».

 

Meloni ha già annunciato che in caso di sconfitta al referendum non si dimetterà...

«Visto il mio precedente, direi con un sorriso che ha fatto benissimo. Tuttavia non è detto che le riesca. Non è facile perdere un referendum e far finta di niente. Cameron aveva detto che sarebbe comunque rimasto a Downing Street: approvata la Brexit, lo hanno sfrattato subito. Il dibattito è prematuro, comunque, meglio restare sul contenuto senza pregiudizi. Io ci credo e do una mano, senza chiedere nulla in cambio ma restando fedele alla mia storia e ai miei ideali».