Matteo Renzi: "il mio sì al premierato"

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
dona italiaviva

Intervista a Matteo Renzi per il Corriere della Sera

di Maria Teresa Meli

Matteo Renzi, lei propone l'elezione diretta del premien in che consiste?

«Semplice: il cittadino elegge il capo del governo come elegge il sindaco. Non è solo una mia proposta: è l'impegno che il Terzo polo, tutto unito, ha messo nel programma. Si tratta di restituire il potere al "cittadino arbitro" come lo chiamava Ruffilli. Inutile lamentarsi dell'astensionismo se poi uno va a votare e il suo voto non conta. Pensi alla ultime elezioni spagnole, ad esempio. Eleggere direttamente il premier significa difendere le istituzioni in un momento di crisi della democrazia nel mondo».

È una mano tesa a Meloni?

«Sulle riforme si lavora insieme, maggioranza e opposizione. Quando ero premier hanno fatto fallire la riforma pur di attaccarmi: non farò come loro. Quando la Meloni era all'opposizione mi attaccava tutti i giorni sull'euro, sulla Nato, sulle trivelle, sull'immigrazione. Io sono e resto all'opposizione di questo governo, ma se su questi temi lei ha cambiato idea, sono felice. Non si chiama inciucio, si chiama politica».

Calenda dice no all'elezione diretta.

«Il programma elettorale del Terzo polo lo ha firmato Calenda, non io. C'era l'elezione diretta del premier. A forza di cambiare idea Carlo smentisce anche se stesso».

Azione, ma anche il M5S, vi attaccano perché non chiedete le dimissioni di Santanchè.

«Io sono all'opposizione e anche oggi voterò contro la fiducia al governo. Sfiducia politica a tutto il governo, Santanché inclusa. Ma non chiedo le dimissioni per un avviso di garanzia. Voto contro il governo per ragioni politiche, non giustizialiste. Capisco le polemiche dei Cinque Stelle che su questi temi sono rimasti giustizialisti come ai vecchi tempi. Azione invece ha fatto la nostra stessa scelta: hanno cambiato idea su Twitter, non in Senato».

Calenda vi attacca perché Boschi, Bonifazi e Nobili sono andati a cena con Santanchè.

«Il mondo va a pezzi dal Niger all'Ucraina. L'aumento dei prezzi mette in ginocchio il ceto medio. L'Europa è a un bivio: o si rilancia o muore il sogno dei padri fondatori. Davanti a questi problemi, mi permetterà di non interessarmi alle cene di Bonifazi o di Richetti. Ognuno va a cena con chi vuole. Attaccare gli alleati per una cena non mi sembra lungimirante e nemmeno liberale. Io combatto contro sovranisti e populisti, Calenda attacca me. È un problema suo: io l'ho voluto ministro, ambasciatore, candidato del Terzo polo. Se dopo dieci anni di collaborazione lui ritiene che il fatto politico su cui caratterizzarsi sia il derby Capalbio-Twiga è un problema suo».

Perché tiene tanto alla Commissione sul Covid?

«È vero: ci tengo tanto. E ci tengo perché non ho paura della verità. La verità sui soldati russi chiamati in Italia da Conte, sulle mascherine e le provvigioni, sui banchi a rotelle e le scelte sull'edilizia scolastica, sulle riaperture, sulla campagna di vaccinazione. E a chi dice che le commissioni di inchiesta non servono, dico: andate a parlare con la famiglia di David Rossi e poi ne riparliamo. Azione e Italia viva hanno votato a favore di questa proposta alla Camera. Noi non cambieremo idea al Senato».

Mattarella ha espresso perplessità.

«Mattarella ha ricordato l'articolo 82 della Costituzione. E ha fatto benissimo. Ma il nostro presidente viene dalla scuola di Leopoldo Elia: mai farebbe uno sconfinamento di campo. Lui è un bravo arbitro che ricorda le regole ai giocatori. I quali devono dimostrare di saperci fare con il pallone, non devono tirare la giacchetta dl direttore di gara».

Perché non ha firmato la proposta sul salario minimo, che nel 2018 aveva sponsorizzato?

«Perché la proposta di Conte e della Cgil prevede l'istituzione di un fondo pubblico per finanziare questa misura. Che significa? Che per fare il salario minimo si alzano le tasse a tutti gli altri lavoratori. A me sembra sbagliato. Fare le riforme aumentando le tasse riesce a tutti. Il Jobs Act, gli 80 euro, Industria 4.0, l'Irap sono riforme che noi abbiamo fatto senza aumentare le tasse».

Invece appoggia la proposta Cisl sugli utili ai lavoratori.

«È una proposta saggia: se l'azienda va bene, è giusto che gli utili dati ai lavoratori siano detassati. Così si aiuta il ceto medio. Su questa vicenda mi sento molto più vicino alla Cisl che alla Cgil. Non mi dispiace».

È vero, come dicono, che mira a soffiare FI a Tajani?

«Una follia. Chi lo dice soffre il caldo, Caronte ha fatto più danni del previsto».

Che farà alle Europee?

«Quello che facciamo da anni: smentire quelli che ci vogliono in crisi. Italia viva sta molto bene. Eravamo 14 parlamentari, siamo in 16, il prossimo anno saremo venti. A ottobre andiamo a congresso. E alle Europee aiuteremo i riformisti a sconfiggere sovranisti e populisti».