Renzi: "L'Europa deve avere un esercito e una politica estera"

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Intervista di Matteo Renzi per La Stampa del 9-10-2023

di Francesco Olivo Roma

Matteo Renzi conosce il Medio Oriente, non solo per il suo passato da presidente del Consiglio, ma anche per la collaborazione con l'Arabia Saudita, che tante polemiche ha generato. Secondo Renzi, anche l'Europa può giocare un ruolo per superare la crisi, «ma non deve fare solo da spettatrice degli orrori».

Senatore, cosa rappresenta l' attacco di sabato?

«È una svolta terribile e non solo per il Medioriente. Abituati al chiacchiericcio rasoterra della nostra politica non ci rendiamo conto che dopo l'invasione russa in Ucraina sono saltati equilibri decennali. Focolai pericolosi nei Balcani, violenze sugli armeni in Nagorno Karabakh, colpi di Stato in Africa, tensioni nel Mar Cinese. L'anarchia regna sovrana, senza l'iniziativa diplomatica delle istituzioni internazionali che brillano per la loro assenza. La violenza terrorista di Hamas non è solo un disastro per il Medioriente ma rischia di essere la goccia che fa traboccare un vaso già colmo di odio».

È concreto lo scenario di un allargamento del conflitto, per esempio all'Iran?

«Non c'è dubbio che l'azione di Hamas sia stata sostenuta da Teheran. Non credo che questo provocherà un conflitto diretto Israele-Iran ma costringerà la comunità civile internazionale a rivedere rapporti con il regime iraniano».

Israele è più debole di quanto si pensasse?


«Farsi sorprendere in questo modo così devastante pone Israele in una condizione di debolezza inedita almeno da mezzo secolo».

Il Mossad e l'esercito sono stati beffati in maniera clamorosa, come se lo spiega?

«Israele viene da un biennio di logorio interno per la fragilità del sistema politico e per le manifestazioni contro la riforma della Giustizia. Mentre le coalizioni si facevano e disfacevano alla Knesset, mentre i cittadini protestavano per una proposta di legge nella striscia di Gaza si preparava un attacco, persino più grave dell'11 settembre nel rapporto tra morti e popolazione dello Stato».

C'è dietro una lezione che va al di là di Israele?

«C'è un tema di debolezza strutturale delle democrazie, specie quelle prive di solidità dei governi. Ma non è il tempo dell'analisi: verrà il giorno in cui Israele rifletterà sulle proprie debolezze».

E ora cosa succederà?

«Gli israeliani reagiranno nel modo più duro. E lo faranno tutti insieme, come è comprensibile e logico. Dopo un attacco di queste dimensioni solo chi ha un cuore di pietra può negare al popolo d'Israele il diritto - e aggiungo il dovere - di esistere. E di resistere. La democrazia israeliana ha i suoi problemi, ma chi vuole cancellare questo Stato dalla mappa geografica non può prevalere».

Lei è intervenuto alla Knesset nel 2015 e ha parlato del piano «due popoli due Stati», crede ancora che quella sia la strada?

«Sì. Ma l'attacco di Hamas ha tra le vittime collaterali la leadership palestinese. Gli attacchi di sabato hanno ridotto, se non cancellato l'agibilità politica del governo di Ramallah la cui debolezza è purtroppo evidente».

L'Italia che ruolo può avere in questa crisi?

«Da sola nessun ruolo, purtroppo. Il punto è se l'Italia costruisce una iniziativa europea. Perché purtroppo Bruxelles è sempre più il luogo della burocrazia e non del coraggio. L'Europa deve recuperare una propria dimensione di politica estera: oggi non è credibile nel Golfo, non è credibile in Nord Africa, non è credibile in Terra Santa. Ma non lo è nemmeno davanti al dolore degli armeni o all'allarme estremista sotto il Sahara. Allora: o ci diamo una bella sveglia come cittadini europei o saremo gli spettatori di un film del terrore».

Lei conosce bene l'Arabia Saudita, crede che abbia influito la nuova stagione dei rapporti tra Israele e Riad?

«Certamente. Tutti sappiamo che era imminente la storica pace di Abramo tra sauditi e israeliani. Ormai è chiaro a tutti come la stagione modernizzatrice che Bin Salman ha lanciato in Arabia Saudita sia una delle più rilevanti novità degli ultimi anni. È per questo che gli estremisti hanno colpito proprio adesso. I leader riformisti arabi dovranno ora gestire con intelligenza il ritorno mediatico che Hamas, Hezbollah e Jihadisti hanno voluto creare con la diffusione dei video che indignano il mondo occidentale ma esaltano i seminatori di odio, soprattutto in alcuni».

Crede che questa tragedia ponga fine al disgelo tra Israele e Arabia Saudita?

«Bin Salman è un leader giovane: sarà comunque lui l'uomo che stabilirà le storiche relazioni diplomatiche tra Riad e Israele e tra Riad e il Vaticano. Ma dopo quello che è successo, e che sta per succedere a Gaza, tutti i leader arabi avranno bisogno di molto più tempo per evitare troppi scossoni interni. E non sarà facile nemmeno in Europa bloccare il tentativo degli estremisti di rialzare la testa».

Cosa deve fare l'Europa per contrastarli?

«Occorreranno nuovi investimenti nella difesa a cominciare dall'esercito europeo e io aggiungo grandi investimenti in cultura: un euro in cultura, un euro in sicurezza rimane il mio mantra. Servirà più politica, in tutto il mondo: altro che populismo».

Cosa l'ha colpita in particolare delle immagini che arrivano in queste ore da Israele e da Gaza?

«Le violenze contro i bambini, le donne, i giovani che stavano solo ballando a una festa».

Ha notato ambiguità nella sinistra italiana nel condannare le atrocità di Hamas?

«Come sempre, basta ascoltare le voci della manifestazione della Cgil. In molti si pronunciano equidistanti tra Hamas e Tel Aviv. Eppure Hamas ha ucciso a freddo i civili, ha massacrato ragazzi che ballavano, ha rapito bambini: giustificare i terroristi, come fa una certa squallida sinistra, non significa difendere la causa palestinese ma significa insultare la dignità umana. E la sinistra che brinda agli attentati non può essere chiamata sinistra ma deve essere chiamata con il suo nome: lo schifo assoluto».