Renzi: "Pronti ad andare da soli. Come premier vogliamo Draghi non Meloni"

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Intervista di Claudio Bozza, “il Corriere della Sera”,  25 luglio 2022.

Senatore Renzi: tutti i sondaggi danno il centrodestra vincente. Come si può battere quella che lei definisce «la peggiore destra d'Europa»?
«Due mesi di campagna elettorale sono pochi, ma possono essere sufficienti a un ribaltone dei sondaggi o a un pareggio che permetta di ripartire da Draghi. Ma bisogna avere le idee chiare sulle scelte. Europa contro sovranismo, lavoro contro sussidi, Industria 4.0 contro Quota 100, Buona scuola contro chi diceva "con la cultura non si mangia", termovalorizzatori e rigassificatori contro chi diceva no a trivelle e Tap. E poi il tema decisivo: come si combatte l'inflazione? Diamo soldi a chi non lavora col reddito di cittadinanza ma il problema italiano è che chi lavora guadagna troppo poco. Le famiglie non ce la fanno più! Noi abbiamo fatto gli 80 euro e l'abolizione dell'Irap sul costo del lavoro. Gli altri solo chiacchiere e bonus zanzariere. Spero che i cittadini eleggano i competenti, non i populisti».

Nel 2014 defenestrò Letta da Palazzo Chigi. Oggi è possibile un veto del segretario del Pd su di lei? «Sta sereno» o c'è spazio per un accordo?
«Se c'è un veto politico su di noi ne prendiamo atto. E dopo le elezioni ciascuno risponderà delle sue scelte. In una coalizione che va da Fratoianni a Toti passando per Brunetta, Gelmini e Orlando qualcuno mette veti su di noi? Per cosa? Forse perché siamo stati gli unici a proporre Draghi mentre loro inneggiavano a Conte creandone il mito di "fortissimo riferimento progressista"? Se invece il veto è legato all'astio di Letta per le vicende del 2014, non possiamo farci niente: per noi conta la politica non i rancori personali».

Letta è il candidato premier migliore per battere questa destra?
«Letta è il segretario del Pd: decida lui. Fossi al suo posto sceglierei uno bravo a vincere elezioni che sembravano già perse: Stefano Bonaccini. Ha preso il voto dei moderati e quello degli estremisti di sinistra e ha fermato Salvini nel momento in cui sembrava impossibile. Bonaccini ha fatto meno campagne elettorali di Letta, ma ne ha vinte qualcuna in più. In ogni caso il problema del candidato premier del Pd riguarda solo il Pd: sono uscito da quella casa e rispetterò le loro scelte. E mi tengo la libertà di dire quello che penso e il coraggio di realizzarlo anche quando non ci crede nessuno. Senza questa libertà e questo coraggio Draghi non avrebbe mai governato l'Italia regalandoci 17 mesi di orgoglio».

Lei può garantire, oggi, che nella prossima legislatura non sosterrà mai governi di centrodestra?
«Di più: lavoro perché la destra non abbia la maggioranza e si riparta da Draghi. Tutte le mie scelte dei prossimi mesi saranno ispirate da questo obiettivo: un nuovo governo Draghi, non un governo Meloni o Salvini».

Si vede ancora in Senato o virerà sulla Camera?
«È l`ultimo dei miei problemi. Io faccio politica. E dunque la mia collocazione personale è la conseguenza di un ragionamento politico, non la premessa di tutto. Le poltrone contano, ma le idee contano di più».

Ha presentato un nuovo simbolo con la «R» rovesciata. Segno che è pronto anche a correre da solo, giocandosi il tutto per tutto?
«Sì. E al momento questa è l'ipotesi più probabile. E anche quella che trovo più affascinante. Se prevale l'intelligenza politica e si costruisce una coalizione vera, ci siamo, Ma se ciascuno vuole tenere le sue bandierine e pensa di poterci abbindolare con due seggi o tenerci fuori con un veto, beh, non ci conoscono. All'inizio di agosto avremo i candidati pronti per tutti i collegi. A inizio settembre, ci vediamo alla Leopolda, anticipata per l'occasione. Abbiamo già vinto sfide controvento come quella per Draghi nel 2021 o quella contro Salvini del Papeete. Facciamo politica seguendo l'appello di Sturzo ai liberi e forti. Liberi e forti. I deboli e ricattati sono altri».

Perché non trova un'intesa al centro con Azione? L'incompatibilità con Calenda è solo caratteriale o anche politica?
«L'incompatibilità caratteriale non c'entra nulla: bisogna salvare il Paese, non fare le vacanze insieme. Sui contenuti non siamo lontani ma adesso dipende da lui. In questi mesi non abbiamo mai fatto polemiche con Azione, non inizierò certo adesso».

Lei sostiene che alla base del crollo del governo c'è stato un timing errato proprio della scissione dal M5S. Ci spiega meglio?
«Ha sbagliato Di Maio a fare la scissione troppo presto, peraltro mentre Draghi era a Kiev. Ha sbagliato il Pd dando sponda a Conte e poi chiudendo sul Draghi bis, che all'ultimo tuffo era l'unica soluzione. Ha sbagliato il cerchio magico di Draghi a Palazzo Chigi con la stessa imperizia politica che aveva fatto saltare il Quirinale. Ha sbagliato la destra a uccidere il governo rovinando tutto per calcolo opportunistico: Salvini e Berlusconi hanno fatto un'operazione che metterà in ginocchio in autunno i settori vitali del Paese e il ceto medio, E nessun moderato oggi può votare gli estremisti della destra. Ma soprattutto ha sbagliato Conte che pur di garantirsi un seggio ha mandato a casa il più credibile di tutti. Conte è la medaglia d'oro della irresponsabilità».

Ora il leader dei Cinque Stelle sembra pronto a tentare la carta del Mélenchon italiano...
«Disse quello che aveva firmato i decreti sicurezza. Un camaleonte senza dignità che cambia idea sulla base dei sondaggi. Mélenchon è un uomo che non amo, ma è coerente con la sua visione di estremista di sinistra. Conte invece è un aspirante doroteo di quarta fila che è stato a rimorchio di Salvini e dell'estrema destra per un anno e ora si ricicla dall'altra parte dell'emiciclo. Una banderuola politicamente spregiudicata. La colpa politica è del Pd che lo ha trasformato in un eroe della sinistra».

Crede che una Meloni premier metterebbe a rischio i rapporti con la Casa Bianca?
«No. Basta con questo provincialismo. Farò di tutto per evitare Meloni premier, ma se lei andrà a Palazzo Chigi rispetteremo le urne senza delegittimare a livello internazionale chi sta a Palazzo Chigi, Un eventuale governo Meloni sarà un problema per gli italiani, non per gli americani. Ecco perché lavoro per evitarlo, rappresentando l'area politica del buon senso e della competenza».