Renzi: "Adesso liquidità per famiglie e imprese. L’Europa sarà la prossima zona rossa"

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Intervista di Annalisa Cuzzocrea, "la Repubblica", 10 marzo 2020.

Senatore Matteo Renzi, la crisi che stiamo affrontando appare la più difficile dal dopoguerra. Perché l’Italia è la più colpita dal Coronavirus dopo la Cina? Cosa ci ha reso così esposti?
«Qualcosa non ha funzionato, ma è inutile parlarne adesso. È un evento epocale, ora affrontiamo l’emergenza. Si è fatto un passo in avanti accogliendo le proposte di Italia Viva per estendere a tutto il Paese la zona rossa. Ma il virus non ha confini. Oggi la zona rossa è l’Italia, ma tra qualche giorno le zone rosse saranno a Parigi, Madrid, Berlino. L’Europa è come noi dieci giorni fa ma il coronavirus non si ferma: spero che Bruxelles lo capisca. Noi intanto recuperiamo il terreno perduto e concentriamoci sull’emergenza».

Per fare cosa?
«Per limitare il contagio. E gestire la macchina del pronto intervento. I medici sono degli eroi e mi commuove l’idea che il paziente 1, Mattia, stia meglio. Però i medici non bastano: bisogna far agire meglio la macchina burocratica. E un super commissario aiuterebbe molto».

Guido Bertolaso è un nome che divide per le inchieste che lo hanno riguardato e per il suo lavoro di anni accanto a Silvio Berlusconi. Perché proporre proprio lui come super commissario?
«Perché è il migliore, tutto qui. Se dai a lui le chiavi della macchina sa come farla funzionare. Non mi interessano le tessere di partito, conta il merito: per me Bertolaso è il più bravo. Non mi importa di che colore è il gatto, l’importante è che prenda il topo».

Pensa che il governo abbia agito tardi o che abbia agito male?
«Qualcosa non ha funzionato, a cominciare dal pasticcio dei voli diretti con la Cina fino all’ultimo decreto caos sulla Lombardia. Sono uscite bozze che hanno causato fughe via treno diffondendo il contagio al sud: chi le ha fatte trapelare è un criminale. Ma ciò che importa è che il governo ora sia sulla strada giusta. La mia preoccupazione più grande è salvare i posti di lavoro e dare liquidità alle imprese, non polemizzare con governo o Regioni».

La politica ha oscillato per giorni tra chiudere tutto e aprire tutto per non danneggiare l’economia. Il risultato è stato che il virus ha continuato a girare indisturbato. Qualcuno ha sottovalutato il pericolo di contagio?
«Siamo in presenza di un fatto storico, una grande epidemia che richiede un contrasto internazionale. La Cina lo ha svolto con metodi efficaci ma non democratici. L’Iran, che pure non conosce democrazia, non è riuscito a fare altrettanto. L’Europa è alla prova adesso e l’Italia, purtroppo, ha fatto da cavia. Ma siamo un grande Paese e affronteremo anche questa. Non serve discutere sulle sottovalutazioni, ora usciamone tutti insieme».

È necessario chiudere gli uffici pubblici, porre nuove restrizioni ai trasporti?
«Bastano queste regole, ma queste rispettiamole! L’elemento chiave perché la gente stia a casa è dare a tutti la liquidità. Serve la cassa integrazione per tutti, anche per i piccoli: dalla guida turistica di Venezia all’operaio di Vibo Valentia. E poi sospensione di tasse e rate. Non paghi il mutuo? Per tutto il 2020 se non riesci a pagare il mutuo, la banca ti permette di slittare sei mesi senza costi. E senza problemi con l’Europa. Servono prestiti alle aziende perché in questo momento nessuno sta più pagando un fornitore. E anche qui, devono riguardare tutti: dall’export di Torino all’agriturismo di Lecce, dal cioccolato di Modica alle cave di Carrara».

Ci sono risorse sufficienti per misure del genere?
«L’Europa è piena di liquidità, ma vanno cambiate le regole. Le risorse ci sono. Non c’è contrasto tra salute e economia: senza salute non riparte l’economia. Ma senza certezze economiche, non bloccheremo mai il contagio».

L’Europa ne è consapevole?
«Non so se lo sia oggi. Tra dieci giorni in Europa lo sarà sicuramente. Glielo spiegherà il virus, purtroppo, quando avrà la stessa penetrazione europea che ha oggi da noi in Italia».

È stato un errore non chiudere la Borsa?
«Avremmo dovuto bloccare Piazza Affari per venti giorni. Se chiudi la Lombardia, puoi chiudere pure la Borsa. Consob non ha voluto, peccato».

Com’è possibile, in tempo di pace, accettare che i medici debbano scegliere chi curare e chi no come fossimo tutti dentro a una trincea?
«È impossibile, concordo. Ecco perché va evitato questo dilemma devastante. Rallentiamo il contagio e sarà possibile curare tutti».

Ci sono stati episodi di violenza in 22 carceri. Sette detenuti morti, oltre 40 in fuga. La disperazione dovuta al sovraffollamento è nota, ma nessuno ha voluto agire.
«No. Con i nostri governi eravamo ad ospitare 50mila carcerati, oggi viaggiamo verso quota 70mila. Non siamo tutti uguali. Dal ministro Bonafede, del resto, mi divide lo sguardo complessivo sui temi della giustizia: prescrizione, custodia cautelare, funzione rieducativa della pena. Non sono temi da “legulei” ma punti centrali della vita di una società. Da Bonafede ci divide un abisso sul punto».

È necessario un indulto?
«Ora è necessario ripristinare la legalità. Ci sono stati sette morti. Che cosa aspetta il direttore dell’amministrazione penitenziaria a dimettersi? A casa, subito. E prima di parlare di indulto e misure alternative riportiamo la legalità».

Questo governo è in grado di affrontare una crisi così profonda? Conte lo è?
«Lo vedremo nelle prossime ore. Io spero di sì. E noi gli daremo una mano come abbiamo già fatto».