Renzi: "In un'alleanza con i 5 Stelle non potremmo entrare. Ora Enrico candidi donne anche nei Comuni o a Siena"

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Intervista di Maria Teresa Meli, "Corriere della Sera", 7 aprile 2021.      

Senatore Renzi, ha incontrato Letta: da uno a dieci quanto eravate imbarazzati?
«Zero. Ci conosciamo da anni, da ben prima di Palazzo Chigi. Ciascuno rimane della sua opinione su quanto accaduto nel 2014. Ma ormai questo è il passato. Leggo tante ricostruzioni fasulle ma voglio che ci faccia compagnia solo il futuro. E credo che per Letta sia la stessa cosa. Del resto Palazzo Chigi è il servizio più grande che puoi fare al tuo Paese. Ma fuori da quel palazzo c'è comunque una vita da vivere. Noi la stiamo vivendo con molta libertà e pace».

Non entrerà nell'alleanza con i 5Stelle?
«Se il Pd si allea con i grillini, no, non entreremo in questa alleanza. Siamo distanti dalla destra antieuropeista di Salvini e Meloni ma anche dal becero populismo di Di Battista e Beppe Grillo. Non con i sovranisti, non con i populisti. Ma tutto mi sembra in divenire: guardi che succede a Roma. Letta non può appoggiare la Raggi, Conte non può scaricarla: mi sembra che questa alleanza sia lontana dal nascere. Se a questo aggiunge che i grillini sono preoccupati soprattutto dal "No" al terzo mandato il quadro è ulteriormente confuso. Pensiamo ai vaccini, alle graduali riaperture di scuole, teatri, ristoranti, bar. Sono temi più seri del futuro di Conte o di Di Maio».

Che cosa ha proposto per le Amministrative a Letta?
«Di ascoltare ciò che ha detto lui stesso. La cosa più incisiva che il segretario ha fatto, ad oggi, è stata cambiare capigruppo imponendo la questione femminile Ma allora bisogna continuare. Si vota a Torino, Milano, Bologna, Roma, Napoli e per il seggio parlamentare di Siena penso sia doveroso scegliere anche candidature femminili. Noi a Bologna abbiamo la candidatura più forte, quella dell'avvocato Isabella Conti. Donna, di sinistra, riformista, sindaco capace, in prima linea contro gli scempi urbanistici e prima in Italia a dare asili nido gratis. Decideranno i bolognesi, non io. Ma se siamo coerenti con ciò che diciamo, Pd e Italia Viva, dobbiamo andare a bussare alla porta di Isabella pregandola di candidarsi».

Sta per dire addio alla politica?
«È il sogno dei miei avversari. Molti di loro ci sperano, li capisco. Mi spiace deluderli: io non smetterò di fare politica. Nel frattempo invece loro potrebbero iniziare a farla, magari senza pensare a me in modo ossessivo e preoccupandosi dei problemi del Paese. Ttte le volte che mi dipingono fuori dalla politica accade qualcosa. All'inizio fu quando Di Maio e Martina volevano fare un governo nel 2018, poi quando Salvini e Zingaretti volevano le elezioni nel 2019, poi quando Conte e Casalino sognavano di asfaltarmi e sono andati a casa loro. Ma noi siamo ancora qua e rivendico la battaglia per far nascere il governo Draghi come quella per mandare a casa Salvini nel 2019».

Italia Viva non decolla e perde qualche pezzo.
«Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia, cantava De Gregori che proprio in questi giorni festeggia i 70 anni. Non dai calci di rigore. Allo stesso modo un partito lo misuri dalle proposte che fa, da quanto incide nella vita politica, dal contributo che porta al Paese. Non dai sondaggi più o meno ammaestrati. Non so se come dicono Italia Viva abbia davvero il 2%. Se così fosse dovrebbero darci un premio doppio. Perché col 2% abbiamo cambiato la storia dei prossimi anni imponendo Draghi al posto di Conte. Se col 2% siamo stati capaci di questo, si figuri che cosa potremmo fare se solo avessimo l'8-10%».

Arabia, Senegal, Bahrein: è opportuno fare questi viaggi?
«Sì. Dov'è il problema? Partecipo attivamente alla vita politica del Paese, per qualcuno persino troppo. Rispetto le normative vigenti. Quando lavoro all'estero pago le tasse in Italia, così il contribuente non spende niente per i miei viaggi ma anzi ricava denari da questa attività. Se poi vogliamo parlare di politica estera l'Arabia Saudita è un baluardo contro l'estremismo islamico, l'Africa è centrale e bene ha fatto Draghi a cominciare dalla Libia. Ma se il problema è sulla mia persona e sull'opportunità di fare certi viaggi rispondo che io rispetto tutte le regole».

Perché è entrato in commissione Sanità?
«Perché il dibattito sul Mes ha perso forza dopo l'arrivo del governo Draghi, che è molto più credibile — anche per i mercati — del governo Conte. E dunque il vantaggio di prendere il Mes si è ridotto, anche se non annullato. Tuttavia il punto di debolezza, come ha sottolineato il premier, è che non c'è un piano strategico del Parlamento sulla sanità. Io penso che nei prossimi anni la questione sanitaria sarà ancora più cruciale. Sbaglia chi pensa che finita la pandemia passerà l'attenzione su questi temi. Chi investirà sulla ricerca avrà vinto la sfida del futuro. A me piacerebbe vedere l'Italia protagonista. Con Annamaria Parente, la presidente della commissione Sanità, lavoreremo su questi terni. Coinvolgendo tanti amici di Iv ma anche il mondo fuori dalla bolla politica: medici, infermieri, ricercatori, imprenditori, innovatori. La sanità riguarda tutti. Noi abbiamo lanciato un programma che si chiama Sanità 2030: 20 obiettivi per 30 miliardi di euro. Più o meno l'equivalente del Mes».

Sua moglie Agnese nonostante il vaccino ha avuto il Covid.
«Anche in casa Renzi è entrato il Covid. Prima Emanuele, che ha 18 anni. Poi Agnese, che si era vaccinata seguendo le procedure previste per gli insegnanti. Pare che il peggio sia passato e domani Agnese farà lezione a distanza, per non far perdere neanche un'ora ai suoi ragazzi. Ma è bene ricordare che il vaccino riduce il rischio del contagio, non lo azzera. E comunque impedisce i sintomi più gravi. Dunque questa notizia non vuol dire che allora il vaccino non funziona. Funziona: è fondamentale che ci vacciniamo tutti il prima possibile».