Renzi: "Letta sbaglia tutto Lavora per la Meloni"

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Intervista di Augusto Minzolini, “il Giornale”,  20 settembre 2022.

Vizio o qualità che sia, Matteo Renzi è nato polemista. Se poi ti presenti da solo magari sperando in un terzo polo diventa anche un motivo di sopravvivenza. E, come al solito, l'ex premier non ha inibizioni, né limiti specie se parla del segretario del Pd, Enrico Letta: ha sbagliato tutto, addirittura per i suoi errori lo considera «un infiltrato della Meloni».

Presidente Renzi, voi del Terzo Polo vi siete presentati alle elezioni con l'obiettivo di mantenere Mario Draghi a Palazzo Chigi a capo di un altro governo di unità nazionale. Ora, però, Draghi si è detto pubblicamente indisponibile. E pure gli altri partiti, dalla Meloni a Letta, rifiutano le larghe intese. Siete disarmati?
«Cosa avrebbe dovuto rispondere Mario Draghi? La Costituzione non prevede che la disponibilità a guidare il Paese sia data a un giornalista ma al presidente della Repubblica. Anche a gennaio 2021 la maggioranza dei commentatori diceva che Draghi non era disponibile, Travaglio in tv fece una delle sue celebri profezie. Il Pd diceva che per loro l'unico nome possibile era quello di Giuseppe Conte. Orlando disse che nemmeno con Superman a Palazzo Chigi sarebbe stato in un governo con la Lega e dopo una settimana era a giurare come ministro. Tutti erano contrari a parole all'unità nazionale. Invece, siamo riusciti a portare Draghi e a costruire le larghe intese».

La prima parte della campagna elettorale si è svolta, grazie al Pd, all'insegna di un ritorno al fascismo, mi faccia sorridere, e di una nuova marcia su Roma. Ora, invece, è una settimana che si discute di un rapporto degli 007 Usa su finanziamenti russi a partiti politici di venti Paesi. Tante polemiche fino a quando Washington ha fatto sapere che l'Italia non è in quel dossier... Le pare giusto?
«Un pezzo di sinistra ha la brutta abitudine di pensare che le elezioni si vincano evocando la paura. Questo clima mi fa pensare a quando il mio avversario era Berlusconi, allora lo dissi chiaramente: io voglio sconfiggerlo alle urne, non demonizzarlo. Io sono stato vittima delle fake news e della disinformazione russa. Se ci sono le prove sui finanziamenti si tirino fuori, altrimenti è solo fango e si rischia di rafforzare non solo l'avversario, ma anche la propaganda russa. Sulla vicenda dei soldati russi a Bergamo durante il governo Conte pure va fatta chiarezza. Abbiamo chiesto una commissione d'inchiesta sul Covid. Nessuno tranne noi l'ha votata. Come mai?».

Ormai tutti pensano che il centrodestra sarà vincente. Merito loro o demerito della sinistra?
«Letta è il migliore alleato della Meloni: ha aperto la campagna elettorale chiedendo di aumentare le tasse, per dirne una. Si è alleato con Fratoianni e Bonelli che sono contro la proprietà privata, i rigassificatori, le infrastrutture. Fra poco proporranno di sequestrare tutte le automobili perché inquinano. Fanno la battaglia per l'abolizione dei jet privati mascherando la lotta di classe con l'ambientalismo, ma l'ambiente si difende con il nucleare pulito, non con i no a tutto. Ho provato a portare il Pd a parlare al centro, ma evidentemente puoi togliere la sinistra radicale dal Pd, ma non l'amore di un certo Pd per la sinistra radicale».

C'è chi scommette che all'indomani del voto Letta non sarà più segretario del Pd. Qual è l'errore più grave che ha commesso?
«Ha sbagliato tutto. Ha sbagliato alleanze, ha sbagliato coalizione, ha sbagliato sul Jobs Act. Si è preso in carica Di Maio e Fratoianni e ha lasciato fuori noi: la certezza matematica di perdere collegi. Ormai l'unica spiegazione possibile è che Letta sia un agente infiltrato della Meloni, altrimenti non si spiega».

Anche voi all'inizio avete immaginato un'alleanza con il Pd. Addirittura il suo socio Carlo Calenda ha siglato un accordo con Letta, si è addirittura spartito i seggi, ma poi è tornato indietro. Questo atteggiamento ondivago vi ha fatto perdere qualche consenso?
«Noi abbiamo detto fin da subito che avremmo corso da soli: il suo Giornale aveva pubblicato anche il simbolo che avevamo scelto. Quando Letta ha fatto filtrare che con Renzi non parlava perché secondo lui portavamo via voti, ho tirato un sospiro di sollievo, Letta mi ha tolto le castagne dal fuoco. Subito dopo il Pd ha provato a offrirmi qualche seggio: ho risposto ancora una volta che io non sono in vendita. Ci hanno provato tante volte a comprarci, come quando Conte mi offrì un incarico all'Onu scambiandolo per la Nato. La nostra dignità e le nostre idee non sono in vendita».

Silvio Berlusconi dice che non siete il «centro», semmai la costola moderata della sinistra. Motivo per cui è inutile votarvi visto che la partita delle prossime elezioni si giocherà probabilmente tutta nel campo del centrodestra. Cosa gli risponde?
«Se Forza Italia avesse voluto rappresentare il centro, non avrebbe sfiduciato Draghi allineandosi a Conte e a Salvini. Io e Calenda corriamo soli al centro, loro corrono con i sovranisti. Chi è costola di chi? Un moderato non vota fiamma, un riformista non vota Di Maio. Questo spiega il successo del Terzo Polo».

Eppure tra lei e lui c'è sempre stata simpatia. Nel suo ultimo intervento su Tik Tok ha detto di lei che è «simpatico e intelligente». Lei cosa pensa del Cavaliere?
«La sinistra lo ha sempre odiato, io mai. Ho il grande rimpianto del Nazareno, su cui io attribuisco a lui la responsabilità e lui a me. Ma sinceramente sono contento che torni al Senato, così potremo tornare a farci qualche bella chiacchierata come ai tempi di Palazzo Chigi. Però adesso siamo in battaglia: lui ha stravinto su Tik Tok, io conto di superarlo alle elezioni».

Le faccio una domanda da osservatore esterno: se il centrodestra dovesse vincere le elezioni sarebbe giusto che fosse la Meloni a guidare il governo? Lei la pensa come il socialista Timmermans quando dice che la destra italiana fa paura, o come la socialdemocratica Sanna Marin quando sostiene che «gli italiani sono liberi di votare chi vogliono»?
«Sto con Sanna Marin: farò di tutto per riportare Draghi a Palazzo Chigi, ma non penso che la Meloni sia un pericolo per la democrazia. Penso piuttosto che lo sia per i conti pubblici».

Nell'ultima legislatura ci sono stati tre governi di segno diverso che hanno avuto a che fare con altrettante emergenze. Ora il Paese si trova ad affrontare una congiuntura economica difficilissima: secondo lei se vincerà il centrodestra il governo che metterà in piedi durerà l'intera legislatura?
«Serve cambiare la legge, servono riforme costituzionali. E il contrappasso per la Meloni è che pagherà sulla sua pelle l'errore del "No" al referendum. Ma c'è tempo per ogni cosa. Ora mandiamo in Parlamento quelli bravi, poi vedremo».

Lei non è stato soddisfatto dalla riforma Cartabia sulla giustizia. Pensa che su questi temi ci possa essere una convergenza con alcuni partiti del centrodestra, anche se loro saranno al governo e voi all'opposizione?
«La riforma Cartabia è un pannicello caldo, ha il solo merito di superare l'orrore giustizialista della Bonafede. Non intacca lo strapotere delle correnti, né la responsabilità civile. Deve andare avanti chi è bravo, non chi è iscritto a Magistratura Democratica. Un giudice che sbaglia deve pagare come qualunque cittadino. Se il centrodestra proporrà una riforma su questi punti, siamo pronti a discuterne. Il nostro faro sono i 7 milioni di italiani che hanno votato "Sì" al referendum sulla giustizia: non lasceremo inascoltato quel grido silenzioso».

Conte ha riempito di pm le sue liste dopo che il Parlamento ha legiferato per impedire le porte girevoli tra politica e magistratura. Personaggi che arrivano alla politica con lo stesso copione scritto da quaranta anni, per cambiare tutto e non cambiare niente. Vedi Scarpinato...
«Scarpinato dal palco della festa del Fatto Quotidiano ci ha attaccati: io non accetto lezioni sull'antimafia da uno come Scarpinato. Di lui mi ricordo le pagine del libro di Palamara a cui non ha mai risposto, e ho visto che anche Cirino Pomicino ha rincarato la dose senza ricevere risposte. Poi c'è lo strano caso di Federico Cafiero de Raho, già procuratore antimafia candidato con il M5s. Disse che i termovalorizzatori sono l'unico mezzo per sottrarre la gestione dei rifiuti alla criminalità: sono d'accordo, ma poi si è candidato con Conte che ha aperto la crisi proprio sul termovalorizzatore di Roma. Evidentemente la candidatura gli ha fatto cambiare idea. Per combattere l'illegalità non si prendono le figurine come fa Conte, ma se le si prendono almeno devono funzionare».

A proposito, lei è diventato il bersaglio preferito della coppia Conte-Travaglio...
«Hanno tutta la mia comprensione: si devono ancora riprendere dalla caduta del Conte bis. Mi dicono che anche l'altro consigliere di Giuseppi, un tipo con i baffetti e una certa passione per i ventilatori cinesi, non l'abbia ancora digerita. Al pregiudicato Travaglio però va tutta la mia gratitudine: è diventato il vitalizio per me e per la mia famiglia. Al suo fango quotidiano da diffamatore professionista rispondo colpo su colpo in tribunale».

Il nostro è il Paese del giorno dopo. L'alluvione nelle Marche era annunciata e il sistema Italia dimostra di essere incapace di prevenire e prendere decisioni tempestive. C'è il solito rito: i buoni propositi che restano lettera morta, la tragedia, i pianti e le recriminazioni del giorno dopo...
«Quando ero al governo, da u'idea di Renzo Piano, realizzai un progetto su cui misi 8 miliardi: Casa Italia-Italia Sicura, un'unità di missione sul dissesto idrogeologico. Tra i progetti finanziati c'era anche quello per la messa in sicurezza del fiume Misa, avevo stanziato 45 milioni di euro. Era il 2014, poi nel 2018 arrivò Conte e smantellò Italia Sicura, il progetto si incagliò nella burocrazia e fu realizzato solo nel 2020, troppo tardi perché così il cantiere aprirà solo nel 2023. Conte dovrebbe rendere conto agli italiani di questa scelta scellerata».

Conte che la invita ad andare senza scorta in Sicilia visto che critica il reddito...
«Le minacce di Conte non mi fermano, il reddito di cittadinanza ha fallito: le truffe sono un insulto ai cittadini che lavorano. E poi è diseducativo: io voglio uno Stato che investa sul lavoro, non sui sussidi. Dopo di che, un ex premier che dice che devo andare a Palermo senza scorta istiga alla violenza. La frase dimostra la statura dell'uomo. Averlo mandato a casa resterà per sempre uno dei più alti servizi che ho reso al mio Paese».