Renzi: «Mi candiderò in tutte le circoscrizioni. È un atto di coraggio. Al centro ci sono spazio e voti»
Intervista a Matteo Renzi per «Il Corriere della Sera» del 3-03-2024.
di Maria Teresa Meli
ROMA Matteo Renzi, perché ha avviato la sua campagna elettorale da Londra?
«Perché noi vogliamo cambiare questa Europa. Ma vogliamo farlo sapendo che senza Europa si sta peggio. Gli inglesi hanno perso miliardi di sterline e milioni di posti di lavoro con la Brexit. Per noi sarebbe la stessa cosa: senza l'Europa, l'Italia finirebbe a gambe all'aria».
Ha visto gli studenti della Lse. Ma anche Blair. Voleva provocare il Pd che lo vede come il fumo negli occhi?
«Blair è il futuro, non il passato. Le sue idee sono più attuali che mai. La sinistra vince solo se è riformista: nel Regno Unito lo hanno finalmente capito ma presto lo dovranno capire anche in Italia. Partire incontrando i giovani studenti all'estero ha per me un valore doppio: questo governo ha cambiato la nostra legge sul rientro dei cervelli. È uno schiaffo ai tanti ragazzi che vorrebbero tornare in patria: il nostro problema infatti è l'emigrazione molto più dell'immigrazione».
Italia Viva andrà da sola alle Europee? Non è un azzardo?
«Più che un azzardo lo definirei un atto di coraggio. L'Europa deve darsi una smossa, altrimenti finirà a fare la bella statuina tra Usa e Cina: a Bruxelles va mandata gente competente nel creare lavoro e parlare di geopolitica. È tempo di coraggio, noi ci siamo. E io sarò candidato in tutte le circoscrizioni. Già alla Leopolda della prossima settimana ci saranno sorprese».
Non è fattibile un'alleanza con +Europa e Azione?
«La lista per gli Stati Uniti d'Europa è un'ottima proposta avanzata da +Europa e ho pubblicamente ringraziato il segretario Magi per questo. Ma Calenda ha da tempo altre idee e del resto questo suo rifiuto di collaborare spiega molto del perché all'improvviso ha distrutto il Terzo Polo. Contento lui, contenti tutti: lo lascio alle sue ossessioni e preferisco coltivare i sogni. Io mi candido e punto a prendere i voti. I veti li lascio ai professionisti della polemica».
Nel Pse c'è l'ipotesi di non votare Ursula von der Leyen se bisogna farlo accordandosi con i conservatori di Ecr.
«Prematuro. Penso che i socialisti debbano scegliere se puntare alla presidenza del Consiglio europeo per il portoghese Costa o alla presidenza del Parlamento. L'altra casellina sarà occupata da uno di noi di Renew. Ma credo che Meloni voterà von der Leyen per non rimanere isolata in Europa».
In Abruzzo fate parte di una coalizione con i 5 Stelle...
«Alle Europee andremo da soli in un progetto centrista e liberal democratico o al massimo con gli Stati Uniti d'Europa. Sulle elezioni territoriali dipende dai singoli territori. Tra il rettore D'Amico e il Marsilio già tesoriere di Fratelli d'Italia non ho dubbi: voterei D'Amico tutta la vita. Ma se in Basilicata la sfida sarà tra il generale Bardi e l'ex ministro Speranza staremo convinti dalla parte di Bardi. A Firenze abbiamo la nostra candidata Saccardi: potremmo fare un passo indietro solo per una candidatura civica che ci portasse al ballottaggio. Scegliamo le persone, non le formule politiche per le elezioni amministrative e regionali».
Prodi dice che solo uniti si vince.
«Io penso che se noi facciamo bene alle Europee nascerà un cantiere riformista che sarà decisivo anche alle elezioni politiche. E quel cantiere avrà bisogno di un federatore che non potrà essere un volto già sperimentato della politica attuale. Questa è la sfida: far bene per le Europee ma far bene anche perché il progetto centrista e liberal democratico abbia un futuro».
Dopo le Europee Salvini potrebbe far traballare il governo?
«Penso che Meloni andrà avanti fino alla fine della legislatura ma non sono più sicuro che la fine della legislatura sia il 2027. La premier ha umiliato gli alleati ed è una cosa che in politica non conviene fare mai. C'è poi la legge di Bilancio: per chiudere quella del 2025 occorrono trenta miliardi e non so dove Giorgetti possa trovarli. Ma anche se ciò avvenisse, poi bisogna che questi inizino a governare. Non hanno uno straccio di idea né una classe dirigente all'altezza. Dire che il problema è Salvini è un comodo alibi, il problema è il governo».
La accusano di votare spesso con la maggioranza.
«Siamo stati i più duri sull'Irpef agricola o sulla sparatoria di Capodanno o su Cutro perché noi siamo capaci di fare opposizione. Ma se il governo dice cose che noi abbiamo proposto in campagna elettorale, perché dovremmo opporci? Se un cosa è giusta per noi, rimane giusta anche se la propone la Meloni».
Quindi voterete sì al premierato?
«Voteremmo sì se fosse l'elezione diretta del premier che chiediamo da sempre, il sindaco d'Italia. Anzi, il mio è un appello: la maggioranza la smetta coi pasticci e ci proponga un testo serio. Se arriva lo votiamo, se continuano con gli scarabocchi istituzionali se li faranno da soli».
Dario Franceschini chiede alle opposizioni di disertare la commissione Covid...
«Anche qui: noi chiediamo una commissione sul Covid dal marzo 2020. È ovvio che abbiamo votato a favore. Mi colpisce molto la paura che hanno Conte e i suoi ex ministri. Io voglio capire meglio cosa non ha funzionato, dalle mascherine ai ventilatori cinesi ai soldati russi in Italia alle chiusure delle scuole. A Franceschini rispondo con Aldo Moro: "Non bisogna mai dolersi di dire la verità"».