Renzi: “Mobilitiamoci tutti. Non vogliamo vedere Salvini festeggiare in piazza Duomo”

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Intervista di Ernesto Ferrara, "Firenze - la Repubblica", 16 settembre 2020.           

Senatore Matteo Renzi, che succede se in Toscana vince la Lega?
«In Toscana deve vincere il centrosinistra. Questo è un punto fermo. E giusto essere iperattivi per gli ultimi giorni di campagna ma se ciascuno fa la sua parte Giani lunedì sarà presidente».

Eccessive tutte queste paure nel centrosinistra allora?
«Le paure non sono mai eccessive, fanno sempre bene. Ma quando ci sono 180 sindaci che stanno con Giani se ciascuno si mobilita per questa campagna come fosse la sua tiriamo fuori i voti che mancano. Ceccardi spaventa i moderati e dovrebbe portare la sinistra radicale a riflettere sulla guerra senza quartiere che stanno facendo a Giani. Dire che Giani e Salvini sono la stessa cosa significa offendere l'intelligenza dei toscani».

Si rivolge anche lei agli elettori di sinistra per il voto utile?
«Sono il meno adatto io, diciamo. Nella divisione dei ruoli in coalizione mi rivolgo ai moderati. Ma certo dare la Toscana in mano alla Lega significa lasciare una regione da sempre aperta al mondo nelle mani dei sovranisti. Non dimentichiamo che Ceccardi a Bruxelles siede accanto a Marine Le Pen, colei che vuole distruggere l'Europa».

Anche lei ritiene la campagna del Pd toscano sia stata troppo debole su temi come economia e sanità?
«Non stiamo a discuterne adesso. Ci sono 10 mila voti da andare a prendere casa per casa. Alla gente dobbiamo dire: odi qua odi là. Di qua sanità pubblica, di là modello lombardo; di qua Mes e Recovery Fund, di là no euro. Bisogna smettere di fare i sociologi dell'ultimo minuto, c'è da fare campagna. Ce la giochiamo sul filo dei voti. Ceccardi è più brava sui social ma noi non dobbiamo scegliere chi prende like ma chi conosce i dossier».

Sempre contento di essere stato il primo a indicarlo come candidato?
«La candidatura di Eugenio è stata decisa all'unanimità dal Pd quando io ero già uscito. La ritenevo buona allora, adesso la ritengo ottima. I toscani non hanno bisogno di un influencer ma di uno che conosce la regione ed è un amministratore capace».

C'è il rischio di una batosta?
«Può finire come Lucca dove abbiamo vinto in volata o come a Siena dove in volata abbiamo perso. Dipenderà dalla mobilitazione che metteremo in campo. Mi rivolgo anche al Pd: non pensate alle preferenze, ai voti di lista. Prima ero tutto concentrato sul voto alla lista, oggi dico: la priorità è portare alla casa la partita. Sono fiducioso, ho fatto delle sfuriate ma ho visto una reazione. Non vogliamo vedere le bandiere leghiste lunedì sera, non vorremmo Ceccardi presidente e non perché è pisana ma perché è padana. Salvini e la Meloni che festeggiano in piazza del Duomo sarebbero uno schiaffo ai valori della Toscana, alle idee della sinistra e agli interessi dei lavoratori: stare fuori dal Mes, stare con Le Pen e non con Merkel fa male agli imprenditori, ai toscani».

Com'è potuto accadere che il leghismo si sia preso in questi anni capoluoghi importanti della Toscana e ora insidi la Regione? Lei si imputa qualche responsabilità?
«La forza della destra in Toscana è sempre esistita. Quando sono diventato sindaco nel 2009 abbiamo perso Prato. Le questioni territoriali da sempre sono diverse. Ma non è tempo per queste analisi. Questa non è la campagna di Giani, Bonafè o Saccardi. Questa è una campagna per non far uscire la Toscana dall'Europa. Sarebbe un disastro per il Paese».

E per il governo. E per Italia Viva.
«Il governo sopravviverebbe, non c'è legame con queste elezioni. Che invece hanno un grande legame col benessere dei toscani. Non ci tiriamo la zappa sui piedi: se vince Ceccardi la Toscana diventa economicamente più fragile. Quanto a Italia Viva: due mesi fa avrei detto che l'obiettivo è essere decisivi per Giani. Oggi ritengo si tratti di una necessità».