Renzi: "Ora serve un Polo del buonsenso per bloccare i sovranisti"

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Intervista di Fabio Martini , “La Stampa”,  23 luglio 2022.

Anche Matteo Renzi, come tutti gli altri leader - nessuno escluso - si prepara ad un passaggio incerto per sé e per il suo partito, dopo aver vissuto una legislatura acrobatica, nel corso della quale è stato leader di due partiti diversi, ha promosso e contribuito ad abbattere lo stesso governo, il Conte 2, ha creato le condizioni per il governo Draghi. E ora, se gli si chiede se sia pronto a fare un passo dilato pur di dar vita ad un corposo Centro riformatore, lì dove ci sono troppi galli a cantare e nessuno disposto ad abbassare il tono del "chicchirichì", lui risponde così:

«Superare i veti incrociati? O lo fai ora o non lo fai più. Io sono a disposizione per dare una mano. Riprendendo la metafora calcistica: in passato ho giocato centravanti e ho segnato tanti gol. Oggi il mio ruolo è la vita da mediano. Sono consapevole che devo dare una mano mettendomi a disposizione di una squadra. Ma come dicevano i latini nomina sunt consequentia rerum. Prima decidiamo dove andiamo, con quale macchina e alla fine possiamo accordarci su chi guida. Non ho preclusioni sui nomi ma voglio fare politica, non scelte umorali».

Il Pd, chiudendo il campo largo, ha fatto la mossa destinata alle maggiori conseguenze nella costruzione dei poli elettorali: "prenota" per il proprio simbolo una percentuale superiore, azzera o quasi lo spazio alla sua destra per i concorrenti "centristi" e li costringe a dedicarsi alla caccia all`elettore "libero" da pregiudizi, soprattutto sul versante centro-destra. È così?

«Può darsi. Ma questo significa che hanno già deciso di perdere e si attrezzano per fare opposizione. Se questo è il disegno, Letta rischia di essere il segretario di un partito che lascia per la prima volta la maggioranza assoluta alla più estrema destra del panorama europeo. Magari prendono il 25%, ma lasciano alla Meloni e a Salvini la possibilità di cambiare la Costituzione da soli. Se davvero fosse così, auguri. Io fossi il Pd cercherei di costruire un progetto credibile, non puntare allo 0, 5% in più per esigenze di correnti interne. Ma facciano loro, noi siamo pronti a correre nei 200 collegi con candidati molto radicati. E faremo una campagna elettorale piene di eventi straordinari. Questa campagna elettorale me la gioco tutta, col sorriso e casa per casa».

L`eventualissimo Centro, se si allea nei collegi col Pd, perderebbe qualche elettore per strada, ma farebbe perdere una quindicina di seggi al centrodestra, forse quelli decisivi...

«Secondo me un Polo del buonsenso, lo chiamerei così, contribuirebbe a portare ad una coalizione più vasta, molti più di quindici seggi. Per questo non capisco la scelta dem. Ho l`impressione che non abbiano studiato bene la legge elettorale. Ma contenti loro, contenti tutti».

Lo smarrimento e l`incomprensione per la sfiducia a Draghi possono spostare il vento elettorale? Lei ha una certa confidenza con le profezie: al netto della sua propaganda elettorale, come finiranno queste elezioni?

«Presto per dirlo. Dipende anche da come si svilupperà la campagna elettorale. Noi siamo pronti a una campagna a tappeto, con la certezza che se col 2% abbiamo mandato a casa Conte e portato Draghi, potremo essere ancora più incisivi nella prossima legislatura perché prenderemo molto più del 2%. E se alleati con qualche compagno di viaggio serio potremo col 10% bloccare il governo sovranista. Anche perché su lavoro, ambiente, geopolitica, diritti sociali noi siamo credibili e non abbiamo cambiato posizione. Nessuno degli altri può dire lo stesso».

L`applauso della Camera per Draghi è segnato anche dall`ipocrisia da parte di chi lo ha affondato, ma non trova che la corsa a trasformare in brand un presidente del Consiglio in carica per gli affari correnti e ostile con chi lo tira per la giacca, sia un`operazione hard?

«Draghi non è un brand. Draghi è un premier che ha sostituito il populista grillino solo grazie al coraggio lungimirante e forse un po` folle di Italia Viva. Se non avessimo mandato a casa Conte, Arcuri e tutto il codazzo oggi l`Italia sarebbe più debole».

Nei suoi interventi Draghi ha detto diverse cose molto forti, a cominciare dalla misteriosa "fattura" del provvedimento sul 110 per cento, che risale al governo Conte: lei ha capito come stanno le cose?

«Ho capito che sul 110, sul reddito, sulla cessione del credito le norme scritte male da Conte hanno prodotto un danno alle famiglie e alle persone oneste e hanno incoraggiato truffe e pratiche criminali. I grillini sono entrati in Parlamento al grido di onestà-onestà-onesta. Ne escono con l`onta di aver permesso truffe per circa 10 miliardi di euro. La vera forma di onestà è la competenza, lo diceva Benedetto Croce, lo stiamo vedendo in questo indecoroso tramonto di legislatura».

Con la riduzione dei parlamentari, i promotori Cinque stelle della crisi porteranno alla Camera tra i 12 e 30 deputati rispetto ai 223 del 2018, un ridimensionamento che riguarderà tutti: chi ha maggiori responsabilità per non aver cambiato la legge elettorale?

«Il Pd è responsabile di aver creato il mito di Conte come uomo di sinistra e aver dipinto i grillini come compagni progressisti. Oggi lorsignori hanno mandato a casa Draghi e il Pd fischietta. Ai tempi della Prima Repubblica un gruppo dirigente che ha sbagliato tutto almeno organizzerebbe un congresso per discutere di linea politica».

Ora che sono trascorse 48 ore come definirebbe quello che è accaduto in questi giorni?

«Un autogol. Stavamo giocando una partita decisiva, da campioni d`Europa in carica, e abbiamo perso in casa 1-0. Le ricorda qualcosa, vero? Solo che la partita in Parlamento l`abbiamo persa su autogol. Il più colpevole è ovviamente lo scriteriato Giuseppe Conte, ma sul podio degli irresponsabili c`è spazio anche per Salvini e Berlusconi».