Renzi: "La mia proposta per sbloccare il ddl Zan: un patto per fissare tempi e modifiche"
Intervista di Fabio Martini, "La Stampa", 18 luglio 2021.
Matteo Renzi, sul ddl Zan oramai siamo allo «stallo alla messicana»: lei, Letta e Salvini vi tenete sotto tiro a vicenda, in modo che nessuno possa attaccare senza essere contrattaccato, col risultato che la legge sta per essere insabbiata e rinviata all'autunno. Senza sparigliare, non se ne esce?
«La legge è ancora aperta soltanto perché il Pd la sta rinviando. L'ostruzionismo lo ha fatto per mesi la Lega. Ma oggi il vero partito no-Zan è il Pd. Faccio una proposta per sbloccare l'impasse: i capigruppo di maggioranza del Senato coinvolgano quelli della Camera per stabilire assieme un cronoprogramma stringente: si approva la legge Zan con le modifiche concordabili e al tempo stesso alla Camera si impegnino subito a calendarizzare la terza e ultima lettura. Il prima possibile».
Letta è arrivato a negare la possibilità di discutere di modifiche, ma ora con la presentazione degli emendamenti si capirà chi è in buona fede: lei crede davvero che la Lega presenterà testi votabili anche dagli altri? Da qualche tempo lei non si fida molto di Salvini?
«A me della Lega non interessa niente. Siamo avversari politici e partecipiamo alla stessa esperienza di governo, come chiesto dal Capo dello Stato. La Lega ha fatto un passo avanti enorme nella persona del presidente della Commissione Giustizia Ostellari, bravo nell'ascoltare le posizioni altrui. Ha abbandonato una posizione ostruzionistica e va riconosciuto. Dall'altra parte ci saranno emendamenti da parte dei socialisti, dei mondo delle autonomie. A me non interessa della Lega, ma delle migliaia di giovani omosessuali, transessuali e disabili che potrebbero avere una legge, che invece viene impedita dall'atteggiamento arrogante di una parte del Pd che preferisce tenere alta la bandierina a fini di consenso piuttosto che trovare una soluzione».
Lei propone un "lodo", che metterà alla prova la buona fede di tutti, anche la sua, ma sul piano delle proposte come se ne esce?
«Il Parlamento non è il regno degli influencer, ma un luogo dove si devono fare i conti con i numeri. Modificando gli articoli 1, 4 e 7 la legge si chiude col consenso se non di tutti, di tanti. La politica è accordo, altrimenti diventa velleitarismo arrogante e inconcludente».
In questa vicenda il Pd ha assunto una posizione legittimamente ma insolitamente rigida: come se lo spiega, al netto delle buone ragioni diverse dalle sue?
«Trovo incredibile che quei movimenti e chi nel Pd avevano posto i problemi dell'identità di genere e della scuola - penso alle senatrici Fedeli e Valente, al movimento femminista di sinistra, a "Se non ora quando", ad Arcilesbica - non siano stati ascoltati dal segretario del Pd. Qualcuno in quel partito pensa di utilizzare questa battaglia in vista delle amministrative. Ma io penso che nelle prossime ore Letta sarà costretto ad una marcia indietro evidente».
Nella lotta al Covid lei invoca la "dottrina Macron": ma sino in fondo o condivide con la destra la riserva su ristoranti, bar e non solo?
«Sono macroniano spinto. Il contagio da Covid tornerà a crescere in modo molto significativo ma con una differenza fondamentale rispetto al passato: nel Regno Unito nel novembre 2020 c'erano circa 30mila contagi al giorno e 1500 morti, oggi c'è lo stesso numero di contagiati ma i morti sono quindici. Il "generale vaccino", con gli anticorpi, blocca la gravità della pandemia. Dunque, vaccino, vaccino, vaccino e tra Macron e Salvini, scelgo Macron tutta la vita».
Renzi, in Toscana la sua classe di età poteva prenotare il vaccino da fine maggio e lo stesso in Lombardia: lei e Salvini, pur potendo vaccinarvi da un mese e mezzo, siete ancora "renitenti". Siete per il vaccino, ma non ve lo fate: sarà pure un messaggio in codice, ma non le pare incoerente?
«Guardi, se lei non me lo avesse chiesto non lo avrei detto, per evitare le foto. Ma io sto permettermi in coda: mi vaccino questa sera al Mandela Forum alle 21,02. Ho la prenotazione e come tutti i cittadini ho aspettato il mio turno. Poi, è vero, ho perso due settimane, perché ho dovuto fare un viaggio all'estero. Vorrei sommessamente notare che tre mesi fa, nella mia veste di professore a contratto alla Stanford University, avrei potuto vaccinarmi. Non l'ho fatto per evitare polemiche. Trovo abbastanza surreale che uno col mio curriculum di difensore del vaccino possa essere sia pure velatamente accusato di essere addirittura un no-vax».
I personaggi pubblici sono "costretti" a rendere conto: Salvini farà il vaccino ad agosto e Conte non si sa...
«Non ci sono immagini di Salvini e Meloni e mi pare neppure di Giuseppe Conte, che è solito mostrarsi in foto in tante situazioni. Ma non mi interessa quello che fanno loro, io da stasera sono vaccinato».
Approda in Parlamento la riforma della giustizia penale che è costata un faticoso compromesso in Cdm: voi proverete a cambiarlo? Su una materia delicata, non c'è il rischio di rimettere tutto in discussione?
«So che la riforma Cartabia non risolve tutti i problemi della giustizia: è il primo passo che ti toglie da dove sei, ma non ti porta dove vuoi. Intanto ci allontana
da quello scandalo che era il governo della giustizia da parte del peggior Guardasigilli della storia, Alfonso Bonafede, che assieme a Conte è il responsabile politico di ciò che è accaduto nelle carceri nel terribile 2020 e che è il responsabile anche di quella assurdità che è il processo senza fine. Una prevaricazione dello Stato».
Gli emendamenti Conte-Grillo sono di bandiera e saranno tutti respinti? Alla fine il "Cartabia" resterà come è uscito da palazzo Chigi?
«Se ci saranno emendamenti Cinque stelle, noi porteremo i nostri ma nonostante ci sia ancora molto da fare nella riforma della giustizia e nei comportamenti dei magistrati e della politica, penso che andare oltre il "Bonafede" sia in ogni caso un passo in avanti».
Da 46 anni nel Cda Rai non è mai mancato un esponente dell'opposizione, fosse comunista o missino: perché - esattamente come nel caso Copasir, sempre con la Lega sugli "scudi" - lei è restato indifferente all'esclusione di un esponente della minoranza, in questo caso indicato dal Fdi?
«Due vicende diverse. Sul Copasir ci siamo rimessi all'orientamento espresso nelle diverse fasi dai presidenti delle Camere. Un comportamento del tutto cristallino. Sulla vicenda Rai non siamo stati minimamente coinvolti né considerati da Pd, Cinque stelle, Lega e Forza Italia. Abbiamo preso atto e non abbiamo partecipato alla votazione. Dopodiché il modello della legge di riforma della governance Rai, che ho voluto io, prevedeva che il Parlamento nominasse quattro
membri del Cda, due di opposizione e due di maggioranza. Sotto il mio governo è accaduto: questo tema lei non lo deve porre a me».
L'equilibrio di potere nei Cinque stelle li porterà a ricercare un po' dell'identità perduta e dunque a logorare il governo?
«Ogni giorno che passa il governo Draghi è più forte e il Movimento Cinque stelle è più debole. Sono incerti e divisi: un giorno per Draghi e un giorno contro. Mi sembra che si siano riportate le persone al loro habitat naturale: Conte a pranzo con Grillo, Draghi con Biden, Credo siano destinati ad esplodere e il loro redde rationem finirà per essere un bene».
Sta per aprirsi il semestre bianco. Occasione ghiotta per guastatori abili a tirare la corda senza romperla? Una festa per Renzi?
«Però questo semestre bianco mi vede impegnato con un'altra maglietta: quella di principale sostenitore e difensore del governo. Mi consenta un
parallelo: così come Donnarumma, dopo la parata decisiva, non si è accorto di aver vinto la finale, non avendo seguito il computo dei rigori, così diversi italiani nei primi mesi non si sono accorti che, aver cambiato Conte con Draghi, è stato come parare un rigore che consente ora all'Italia di essere campione d'Europa. L'Europa politica».