Renzi: Serve una commissione d'inchiesta sul Covid.

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 Il Quotidiano del Sud.

 

«Ho letto solo il titolo della vicenda, non la conosco nel particolare. Io sono un garantista, spero possa dimostrare di essere innocente» .

Così, con Adnkronos/Labitalia, Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro ed esponente della Lega, a margine del "Meeting del made in Italy" di Aepi in corso a Roma, sull'inchiesta della procura di Forlì che ha portato l'exdirettore dell'Agenzia delle dogane, Marcello Minenna, agli arresti domiciliari. E sul coinvolgimento nella stessa inchiesta dell'ex-deputato della Lega Gianluca Pini, finito anch'egli ai domiciliari, Durigon sottolinea: «Non l'ho mai conosciuto». Quello di Durigon è uno dei pochi commenti pubblici - peraltro sollecitato da un'agenzia di stampa.

A parlare prima di lui - e sui social - si registra solo Matteo Renzi, leader di Italia Viva.

«Sono stato il primo a chiedere una commissione parlamentare di inchiesta seria sul Covid: qualcuno ha fatto la cresta durante la pandemia?

E chi glielo ha permesso? Sono domande che meritano risposta - dice Renzi - Oggi sono il primo a chiedere rispetto per gli arrestati, per gli indagati, per la magistratura.

Noi non conosciamo le carte dell'inchiesta che ha portato all'arresto tra gli altri del super manager grillino Marcello Minenna. E non diventeremo mai giustizialisti. C'è solo una richiesta che avanziamo con ancora più forte in queste ore: perché non facciamo partire subito la commissione di inchiesta parlamentare sul Covid? C'è forse qualcuno che ha paura della verità? Perché?».

LA DIFESA DI MINENNA

«A Marcello Minenna viene contestato un solo episodio nel marzo 2020: essersi adoperato in favore di un imprenditore vicino alla Lega per sbloccare una sua fornitura di mascherine ferme alla dogana di Milano in cambio di una entratura nel partito. L'indagato si difenderà nelle sedi proprie». Lo affermano in una nota i difensori di Minenna, gli avvocati Gianluca Tognozzi e Roberto d'Atri. «Risulta singolare però accostargli nella medesima indagine e nella medesima ordinanza cautelare altre otto persone accusate di importazioni irregolari dalla Cina, di malversazioni nelle Asl di Forlì di trasferimenti di favore per carabinieri e poliziotti locali, di truffa ad una banca per 1,3 milioni di euro, di acquisto sospetto di immobili e terreni in Forlì, di acquisti di autovetture con distrazioni di fondi ed infine di lesioni di un fidanzato geloso» aggiungono i due difensori.