Renzi: "Meloni, Salvini e Conte hanno molto da farsi perdonare".

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Intervista a Matteo Renzi per «La Stampa» e «Il Secolo XIX» del 21-02-2024.

Di Federico Capurso

Di fronte al dubbio sollevato da Matteo Salvini sulle cause della morte di Alexey Navalny, il leader di Italia viva Matteo Renzi contrappone la «lampante e indiscutibile responsabilità del Cremlino. Negarla significa negare la realtà». Il tema dell'ambiguità mostrata dal segretario della Lega, sottolinea Renzi, ha radici profonde: «Il suo problema si chiama "passato". E questo passato non si cancella. Non si cancella la maglietta al Parlamento europeo con la faccia di Putin, non si cancella la passeggiata in Piazza Rossa con il cartello elettorale "No al referendum di Renzi", non si cancella il "datemi mezzo Putin in cambio di due Mattarella" o il "preferisco Putin a Renzi"».

Il capogruppo della Lega in Senato, Massimiliano Romeo, sostiene che quando dicevano quelle cose, tutto l'Occidente celebrava Putin, compresi i presidenti del Consiglio italiani di allora.

«Anche su questo bisognerebbe essere seri. Io sono molto colpito dalla vicenda Navalny e dalla testimonianza bellissima della signora Yulia. Mi commuovo quando leggo le sue parole: "Ho perso la metà della mia anima, ma con l'altra metà continuerò a combattere per Alexey". Spero che Navalny sia l'ultimo leader dell'opposizione ucciso dal regime, ma certo non è stato il primo. Nel 2015 ero in visita ufficiale da Putin come capo del governo e nonostante questo mi sono fermato a deporre un mazzo di fiori sul luogo dell'omicidio del predecessore di Navalny, quel Boris Nemtsov di cui adesso nessuno ricorda niente. Viviamo in un tempo senza memoria e dunque senza futuro. In quei giorni io onoravo la memoria di Nemtsov, mentre Salvini e Meloni - anche Meloni, ricordiamolo - dicevano: "Meglio Putin di Renzi". Per non aprire qui tutta la storia della propaganda russa sui social. La verità è molto più complessa di come appare».

Crede che le attuali posizioni di Salvini, sempre più distanti da quelle di Meloni e Tajani, possano portare a una crisi di governo?

«Le ripeto: Meloni diceva cose simili, ma lei come sempre è la più veloce a cambiare idea. Salvini invece è in un angolo. E qualsiasi cosa dica peggiora la sua situazione. Come Conte del resto, l'uomo che ha chiamato Putin per portare i soldati russi in Italia. Ma Conte è più furbo e tace. Salvini invece parla e si fa del male. È vero, adesso Salvini e Meloni sono divisi su tutto, ma il potere per loro è come l'Attack e il governo si sfascia solo se Giorgia Meloni rovescia il tavolo».

È uno scenario che non vede vicino?

«Può realizzarsi una crisi se si incrina qualcosa nell' inner circle di Meloni, fatto di sorelle, cognati, amichetti. Non è Salvini il problema della Meloni: se anche decide di fare un Papeete bis, non lo seguono nemmeno i suoi. Se invece la premier si sente accerchiata, potrebbe giocare la carta delle elezioni anticipate. Intanto, spero si candidi alle Europee, visto che lo ha ipotizzato, anche se ho l'impressione che alla fine preferirà, per tanti motivi, candidare la sorella Arianna».

Il deputato di Iv Bobo Giachetti ha chiesto di candidare la vedova di Navalny al Parlamento europeo nella famiglia di Renew Europe. Condivide la proposta?

«Riconosco il tratto alla Giachetti, che fa una mossa geniale, pannelliana, bellissima e suggestiva. Sarebbe un simbolo molto forte. Ma ci sono due ostacoli. Il primo, superabile, è che serve dare la cittadinanza italiana alla signora Yulia: si può fare in un Consiglio dei ministri, lo si è già fatto in altri casi, e avrebbe senso farlo. Sarebbe anche il modo, per Meloni e Salvini, per emendarsi dal passato. Il secondo ostacolo è più difficile da superare: Azione non vuole una lista unitaria. E dunque credo che non ci sarà una lista Renew Europe. Faccio comunque i complimenti a Bobo per l'idea: se ci sarà consenso sulla sua proposta, mi faccio volentieri da parte per lasciare il ruolo di capolista alla signora Navalny».

Si aspetta che questa ondata di indignazione legata alla vicenda Navalny abbia un riflesso nel voto per le Europee di giugno?

«No. Le Europee si giocheranno sui temi tradizionali: sicurezza, costo della vita, paura del futuro. Ma certo è che la destra sovranista di Salvini e Meloni e la sinistra (o presunta tale) di Conte hanno molto da farsi perdonare anche sulle questioni geopolitiche internazionali. Io vorrei un'Europa più protagonista, non solo in Ucraina ma anche in Terrasanta. Un'Europa che vada verso l'Esercito comunitario, ma anche capace di mandare qualcuno a far sedere le varie parti in causa e trovare degli accordi. Fa più politica estera Erdogan che l'Ue, le sembra normale?».

Molti Paesi europei, compresa l'Italia, hanno però convocato gli ambasciatori russi per chiedere un'indagine indipendente sulla morte di Navalny. Non è il segno di una pressione comune su Mosca?

«Richiesta del tutto inutile. Mosca ha scelto di non restituire il corpo alla madre di Navalny: è evidente che ha qualcosa da nascondere. La restituzione del corpo è da sempre un atto di civiltà, persino in guerra. Si pensi all'incontro tra Priamo e Achille per riavere il corpo di Ettore: vedere quella vecchia madre che si appella a Putin è una immagine potente e drammaticamente bella. Ma se non restituiscono il corpo a una madre è perché non possono farlo. Non serve la commissione internazionale, è già tutto chiaro: il Cremlino è il responsabile di quella morte».

Teme un allentamento dell'aiuto militare a Kiev tra i Paesi che lo sostengono, "distratti" anche dai nuovi scenari aperti in Medio Oriente?

«Non è un timore. È un dato di fatto. Anche per questo serve che l'Europa si svegli rilanciando su entrambi i settori: l'invio delle armi è il presupposto per una forte iniziativa diplomatica».