Enews 746, martedì 2 novembre 2021

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Continuano le polemiche sul DDL Zan fatto fallire dalla incapacità conclamata del PD e dei Cinque Stelle, che hanno scelto un voto segreto suicida, come piano piano tutti stanno riconoscendo. Soprattutto chi, pur non avendo esperienza politica, è persona intelligente che sa leggere la realtà con acume e visione. Si pensi – su tutti – a Natalia Aspesi, qui su "la Repubblica", o Umberto Galimberti, in questo video.

Pensate che sotto le sedi di Italia Viva si sono fatte manifestazioni e i nostri militanti hanno preso insulti, come qui a Firenze. Non una parola di solidarietà da parte di chi ha creato questo clima vergognoso. In nome della legge anti odio, ci hanno insultato in tutti i modi.

La verità la spiego bene in questa lettera a "la Repubblica".

Leggetela, vi prego. Ditemi su cosa non siete d’accordo. Ma trovo incredibile quello che sta accadendo su questa vicenda. Hanno fatto un disastro e danno la colpa a noi che abbiamo provato a fermarli. Qui il mio video del 13 luglio, qui il video del giorno dopo il voto in Aula.

E non è un caso che, quando proviamo a confrontarci sulla politica, subito crescono gli attacchi personali a me. La dico chiaramente: per me questa vicenda della legge Zan – simbolo del populismo degli antipopulisti – non finisce qui. E alla Leopolda dedicheremo una sessione ai diritti. Perché sui diritti è enorme la differenza tra noi e il partito del BlaBlaBla.

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A proposito di Leopolda. La macchina organizzativa si è messa in moto.

Qui per iscriversi, qui per contribuire.

Intanto le date: 19-21 novembre.

Sarà una lunga trasmissione radiofonica non-stop, da venerdì sera a domenica all’ora di pranzo.

Da stazione dei treni a stazione radio: questa la trasformazione della Leopolda.

E sarà un lungo viaggio, in cui ascolteremo l’Italia che è viva. Non solo Italia Viva.

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Ho scritto oggi questa lettera ai ragazzi delle scuole di formazione di questi anni, quella che chiamo la Generazione Ventotene.

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- Draghi ha gestito benissimo un difficile G20. Mentre lui era al vertice con Biden, Conte era in TV con la Taverna. Mi sono detto: "possono aggredirmi sui social quanto vogliono ma ne valeva la pena". E un abbraccio a chi ci critica.

- Il PIL va oltre il 6%. La vera sfida adesso è scommettere sul lavoro e non sui sussidi. L’Italia può farcela, nonostante le tante incognite mondiali. 

- A Glasgow la sfida sulla sostenibilità ambientale. Il ruolo dell’Europa è scuotere il mondo per raggiungere obiettivi ambiziosi e doverosi. Ma non sarà una passeggiata. La transizione ambientale è necessaria e purtroppo costosa, sia in termini politici che in termini economici. Ne parleremo anche qui in una parte della nostra Radio Leopolda.



Pensierino della sera. Sono i giorni in cui ricordiamo i nostri cari defunti. Un pensiero soprattutto a coloro che in questi mesi hanno perso un genitore, un fratello, un amico. Ma un pensiero speciale va a chi deve ogni giorno sopportare il dolore più grande e più assurdo: la perdita di un figlio. Non credo si possa immaginare l’atrocità di questa sofferenza. Se perdi il marito sei vedova, se perdi la madre sei orfano, se perdi un figlio non c’è un nome. Perché è una cosa senza senso. Questa immagine mi ha colpito. Lui è il padre di Nahuel 'Dibujos' Pérez, un ragazzo argentino di 19 anni morto nel 2016 in un incidente stradale. Tutte le domeniche va al cimitero con la radiolina e ascolta la partita di calcio della sua squadra - che era la squadra anche del figlio - “insieme” al suo bambino. Non riesco a immaginare una sintesi più bella e più atroce per questa paternità ferita al cuore.

 

Un sorriso, 



P.S.
Sabato sono stato con Francesco Bonifazi al funerale di una colonna della città di Firenze. Si chiamava Bruno Quartini. Non era un amministratore, non era un dirigente cittadino, non era una persona nota. Ma era una splendida persona, un appassionato di politica e soprattutto di umanità. Storico riferimento della sinistra nel quartiere di Gavinana, a sorpresa mi aveva sostenuto con sua moglie Marina all’inizio della mia corsa alle primarie, contro il parere di tanti suoi compagni. “Sono finito da Stalin a Renzi”, scherzava. Lo chiamavo il sindaco di Gavinana. Ma soprattutto – pensando alla sua scomparsa – sono tornato a dirmi che la politica è innanzitutto questo: relazioni umane. Ci mancherà Bruno e il suo sorriso. E ci manca quella capacità di vedere nella politica non un’occasione per odiare gli altri, ma per conoscerli. Anche per discuterci, certo. Ma per imparare l’uno dagli altri che l’impegno civile consiste innanzitutto nell’ascoltarsi, non nell’aggredirsi. Che la terra ti sia lieve, compagno Bruno. Grazie per esserci stato con la forza del tuo incontenibile entusiasmo.