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Dopo Tangentopoli in Italia la parola “corruzione” ha subito una sorta di processo di rimozione. Per molti anni si è preferito non parlarne: la politica faceva finta di niente e, ad a eccezione delle grandi inchieste, i media guardavano da un’altra parte. Il Partito Democratico ha rimesso la questione al centro del dibattito e dell’azione politica sia attraverso l’istituzione dell’Autorità nazionale Anticorruzione e Appalti pubblici sia potenziando in generale le politiche di contrasto alla corruzione.

LA PERCEZIONE DELLA CORRUZIONE

La crisi economica ha senz’altro contribuito a rendere insopportabile il peso economico dei fenomeni corruttivi e mano a mano ci si è resi conto che la percezione che oltreconfine si aveva dell’Italia, e cioè di un Paese malato di corruzione e illegalità, inibiva fortemente anche gli investimenti dall’Estero. Questa presa di coscienza ha fatto sì che negli ultimissimi anni l’Italia recuperasse otto posizioni nella classifica dei paesi più corrotti del mondo stilata da Transparency International, un’associazione non governativa e no-profit che opera a livello internazionale. Ovviamente si tratta di classifiche, questa come altre, basate più su impressioni soggettive che su dati oggettivi. E va considerato che la percezione della corruzione varia da paese a paese. Tuttavia il dato non va trascurato perché la corruzione percepita incide sugli investimenti.

IL COSTO DELLA CORRUZIONE IN ITALIA

Non si può stimare quantitativamente quanto ci costi la corruzione in Italia. Tuttavia, secondo un sondaggio commissionato nel 2014 dalla Commissione europea il 92% degli intervistati crede che la corruzione in Italia ostacoli la concorrenza e il 90% che tangenti e raccomandazioni rappresentino il modo più facile per ottenere un appalto pubblico nel nostro Paese.

UN DANNO PER TUTTI

Per combattere questo fenomeno non bastano, evidentemente, strumenti di controllo e repressivi. Serve, come ha spesso ricordato il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone una svolta culturale, “simile a quella che l’Italia ebbe nei confronti della mafia dopo le stragi degli anni ’90”. Come scrive Michele Corradino, che di Cantone è il vice all’Anac, “serve la stessa svolta che ribalti il modello imperante che spesso nell’immaginario collettivo vede corrotti e corruttori come furbi e vincenti. Occorre creare un clima di intolleranza alla corruzione e al malaffare”.

ANAC: PERCHE’ UN’AUTORITA’ SUGLI APPALTI

Per creare questo clima di intolleranza era però necessario che la politica dotasse il nostro Paese di quegli strumenti e di quelle risorse necessarie ad avviare e sostenere il cambiamento. Il Partito Democratico lo ha fatto. Grazie al governo Renzi oggi in Italia esiste un’Autority contro la corruzione, affidata a Raffaele Cantone, il cui principale obbiettivo è proprio quello di ridurre la dispersione delle risorse finanziarie che ogni anno sfuggono alle politiche di sviluppo economico e sociale a causa della corruzione e della illegalità diffusa negli appalti pubblici. Grandi progetti come Expo a Milano o il Mose di Venezia, non avrebbero potuto rispettare le rispettive scadenze senza questa nuova regolamentazione.

CORRUZIONE E CONCUSSIONE DEFINIZIONE

Corruzione e concussione sono due reati diversi. C’è corruzione quando un pubblico ufficiale accetta di ottenere per sé un vantaggio (soldi, regalie ecc) e in cambio opera in modo illegittimo per favorire il privato che lo sta corrompendo.
Nella concussione, considerato il più grave dei reati contro la pubblica amministrazione, il pubblico ufficiale mette in atto una vera estorsione. Approfittando del proprio potere, costringere qualcuno a compiere qualcosa a proprio vantaggio oppure lo induce a dargli denaro.

ANAC: COS’È

L’Autorità nazionale anticorruzione è nata con il decreto legge n.90/2014 convertito in legge n.114/2014 che ha soppresso l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture (Avcp). Si tratta di un’autorità amministrativa indipendente che in questi anni ha fatto da vedetta con poteri d’intervento in tantissimi casi di cui la stragrande maggioranza sono rimasti del tutto sconosciuti alle cronache mentre altri sono invece molto noti: dalle commesse post terremoto, a Mafia Capitale, agli appalti per il Giubileo della Misericordia ecc.

POTERI DELL’ANAC

La funzione principale dell’Autorità Nazionale Anticorruzione consiste nel prevenire la corruzione nell’ambito delle pubbliche amministrazioni, comprese le società partecipate e controllate dalle pubbliche amministrazioni. Tale compito viene espletato mediante l’attuazione della trasparenza amministrativa in tutti gli aspetti gestionali e mediante l’attività di vigilanza nell’ambito dei contratti pubblici e degli incarichi.
All’Anac è dunque attribuita l’attività di vigilanza, controllo e regolazione nella materia dei contratti pubblici. Come stabilito nel Codice degli Appalti, entro 60 giorni dalla notizia di una eventuale violazione, può esprimere un “parere motivato” con i vizi di legittimità riscontrati e se la stazione appaltante non rimedia la stessa Anac dovrà “presentare ricorso al giudice amministrativo”.

L’Autorità è anche chiamata a collaborare con l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ai fini dell’attribuzione del «rating di legalità» alle imprese che operano nel settore dei contratti pubblici.

Oltre ai poteri di vigilanza, viene riconosciuto all’Autorità Nazionale Anticorruzione un generale potere ispettivo, che può essere esercitato anche su richiesta motivata di chiunque vi abbia interesse.

In questo contesto le viene riconosciuto anche un potere sanzionatorio nei confronti di coloro che rifiutino o omettano di fornire le informazioni o di esibire i documenti richiesti (o peggio, li forniscano falsi); verso le amministrazioni pubbliche che non applicano o adottano i piani di prevenzione della corruzione, dei programmi di trasparenza o dei codici di comportamento dei dipendenti previsti dalla legge.

COMMISSARIAMENTO DEGLI APPALTI PUBBLICI

Qualora vengano accertati delitti contro la Pubblica amministrazione l’Anac ha potere di commissariamento sui lavori pubblici. Su proposta del Presidente dell’Anac, il Prefetto competente può assumere la carica di commissario e prendere il controllo diretto dell’impresa appaltatrice.
Le possibili attività commissariali possono essere l’amministrazione straordinaria dell’impresa fino alla fine dei lavori oppure la gestione delle operazioni di rinnovo degli organi collegiali. Il commissariamento può concludersi raggiunti questi due obiettivi.

NUOVO CODICE DEGLI APPALTI PUBBLICI

La legge sugli appalti pubblici assegna all’Anac anche il compito di vigilare anche sui tutti i contratti pubblici che non sono compresi nel codice degli appalti.
L’Autorità deve essere informata dalle stazioni appaltanti dei bandi di gara pubblicati, dei partecipanti alle gare di appalto, degli importi di aggiudicazione e dei tempi di completamento delle opere.
I giudici amministrativi a loro volta devono informare l’Autorità su tutte le mancanze di trasparenza nelle controversie sull’aggiudicazione degli appalti.
Nei casi di indagini relativi a fatti di corruzione in appalti pubblici, la magistratura è tenuta ad informare rapidamente l’Anac.
In base al nuovo codice degli appalti (d.lgs n. 50/2016), l’Anac può agire in giudizio contro bandi e provvedimenti fatti da qualsiasi stazione appaltante ritenuti illegittimi.