Caporalato

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Sono migliaia i lavoratori migranti e italiani che sostengono la produzione agroalimentare in Italia, ossia la più grande eccellenza del nostro Paese. Per restituire dignità e diritti a queste persone, per liberare un intero settore dalla piaga dello sfruttamento e dell’illegalità, il Partito Democratico ha spinto con forza ed è riuscito a far approvare nel corso della XVII legislatura una legge di grandissima civiltà: la legge contro il caporalato.

LA STORIA DI PAOLA

Molti ricordano la storia di Paola Clemente, bracciante agricola di 49 anni stroncata da un infarto, morta letteralmente di fatica, mentre lavorava nelle campagne di Andria il 13 luglio del 2015. Grazie alla legge sul caporalato il 23 febbraio del 2017 i suoi sfruttatori sono stati arrestati con le accuse di truffa ai danni dello Stato, illecita intermediazione e sfruttamento del lavoro.

CONDIZIONI INACCETTABILI DI SFRUTTAMENTO

E’ importante ricordare questa vicenda perché dall’inchiesta sono emerse nel dettaglio tutte le terribili forme di sfruttamento e illegalità che la nuova legge va a colpire. Si scoprì infatti che Paola e le sue colleghe ricevevano un salario molto più basso di quanto indicato nella busta paga dell’agenzia interinale che forniva la manodopera: 30 euro per 12 ore di lavoro, dalle 3:30 del mattino alle 15:30. Come Paola, anche le altre 600 braccianti, erano tutte donne poverissime, con figli piccoli e mariti senza lavoro.

I NUMERI DEL CAPORALATO IN ITALIA

Secondo il rapporto “Agromafie e caporalato” realizzato nel 2016 dall’osservatorio “Placido Rizzotto” della Flai Cgil, il volume complessivo d’affari generato da questo forma particolarmente odiosa di economia illegale e sommersa, diffusa in tutta Italia dal Piemonte alla Sicilia, è stimato intorno a 17 miliardi di euro. Sempre secondo lo stesso rapporto, vittime del caporalato sono indistintamente italiani e migranti: 430 mila persone sottoposte a violenza, ricatti, abusi.

COSA PREVEDE LA LEGGE CONTRO IL CAPORALATO

La legge n. 199 approvata il 29 ottobre del 2016 recante “Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo” rimodula il reato di caporalato con la sanzionabilità del datore di lavoro nei casi in cui assuma o impieghi manodopera in condizioni di sfruttamento, anche attraverso intermediari, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori.

UN RISULTATO STORICO

Si tratta di un intervento normativo storico, una conquista di civiltà che ha reso il lavoro in Italia più libero e giusto; un colpo deciso all’illegalità e al sopruso, un riconoscimento dei diritti dei più deboli. Il nuovo scenario legislativo attiva infatti strumenti che rafforzano le procedure di contrasto sia sul piano civile sia su quello penale. Si va dalla confisca dei patrimoni all’intensificazione dei controlli, da misure cautelari per l’azienda in cui viene commesso il reato alla concessione di attenuanti in caso di collaborazione con le autorità, fino all’arresto obbligatorio nei casi di flagranza del reato.

LE SANZIONI

Chiunque impieghi personalmente, o recluti per conto terzi, manodopera sfruttando lo stato di bisogno dei lavoratori viene punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 500 a mille euro, per ogni lavoratore reclutato.
Se i fatti sono commessi con violenza o minaccia, la pena sale fino a 8 anni di carcere e la multa fino a 2mila euro.
Nel caso in cui il numero dei lavoratori coinvolti sia superiore a tre, uno o più di essi sia minore di età ovvero i lavoratori siano stati esposti a situazioni di grave pericolo, sono previste aggravanti con aumento della pena da un terzo alla metà.

C’è sfruttamento in presenza di una o più delle seguenti condizioni:

  1. retribuzioni reiterate palesemente difformi dai contratti collettivi nazionali o territoriali stipulati dalle organizzazioni sindacali, o comunque sproporzionato rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato;
  2. reiterata violazione dell’orario di lavoro, dei periodi di riposo, del riposo settimanale, dell’aspettativa obbligatoria, delle ferie;
  3. violazioni delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro;
  4. sottoposizione del lavoratore a condizioni di lavoro, a metodi di sorveglianza o a situazioni di alloggio degradanti.

La legge n. 199/2016 prevede inoltre che al reato si accompagni sempre la confisca obbligatoria dei beni, del denaro o delle altre utilità dei responsabili.

LE MISURE A FAVORE DEI LAVORATORI

La nuova legge estende l’assegnazione dei proventi delle confische al Fondo anti-tratta anche alle vittime del reato di caporalato. Prevede misure per favorire il regolare trasporto dei lavoratori e un piano di sostegno alla sistemazione logistica di quelli stagionali.
Tra le altre misure viene anche integrato e rafforzato il quadro normativo che ha istituito nel 2014 la Rete del lavoro agricolo di qualità che comprende le aziende agricole che negli ultimi tre anni non hanno ricevuto sanzioni amministrative, ancorché non definitive, per violazioni in materia di lavoro, legislazione sociale e rispetto degli obblighi relativi al pagamento delle imposte e tasse.