Ddl Lavoro Autonomo

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Tutele. Diritti. Deduzioni fiscali.
Sono questi i pilastri di tutti gli interventi legislativi a favore dei lavoratori autonomi e delle partite IVA dei governi Renzi e Gentiloni.
Per troppo tempo buona parte del ceto politico, anche di sinistra, ha concentrato il proprio agire sulla categoria dei lavoratori dipendenti, dimenticandosi di tutti quei professionisti e di tutti coloro che possedevano una partita IVA. In questi ultimi anni abbiamo assistito a un’inversione di rotta, grazie alla quale il lavoratore autonomo non è stato più preso in considerazione solo a causa dell’evasione fiscale, ma è stato rimesso al centro delle politiche riguardanti il rafforzamento della sua professionalità nel mercato del lavoro. Con il Jobs act, , introdotto con legge 22 maggio 2017 n. 81 recante le “Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato”, il governo ha inteso, da un lato, assicurare un rafforzamento delle tutele sul piano economico e sociale per i lavoratori autonomi che svolgono la loro attività in forma non imprenditoriale e, dall’altro, sviluppare, all’interno dei rapporti di lavoro subordinato, modalità flessibili di esecuzione delle prestazioni lavorative, allo scopo di promuovere la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

Detrazioni e regime dei minimi

Per i cosiddetti lavoratori autonomi “minimi”, cioè coloro che lavorano in forma individuale, il regime forfettario agevolato, introdotto con la Legge di Stabilità 2015 e innovato con successiva Legge di Stabilità 2016 prevede un’aliquota al 15%. Tale regime, divenuto quindi il regime naturale per i contribuenti lavoratori autonomi o d’impresa che rispettano determinati requisiti, prevede rilevanti semplificazioni ai fini IVA e ai fini contabili, e consente la determinazione forfetaria del reddito da assoggettare a un’unica imposta in sostituzione di quelle ordinariamente previste, nonché di accedere ad un regime contributivo opzionale per le imprese

Grazie alle misure inserite dal Governo Renzi le soglie dei ricavi sono diversi a seconda del tipo di attività: 15.000 euro per le attività professionali e 40.000 euro per il settore del commercio.

Trattasi di un provvedimento che è stato confermato anche nell’ultima Legge di Stabilità 2018 e che nel 2015 ha indubbiamente rappresentato una netta semplificazione in quanto il nuovo regime ha contribuito a sostituire il regime forfetario per le nuove iniziative produttive – c.d. “forfettino”- (articolo 13, legge n. 388/2000), il regime per l’imprenditoria giovanile e i lavoratori in mobilità (articolo 27, decreto-legge n. 98/2011) ed il vecchio regime dei minimi (articolo 1, commi da 96 a 115 e 117, legge n. 244/2007).

Abbassamento aliquota previdenziale

Per le partite Iva l’aliquota previdenziale posta al 28% dal governo Monti è stata progressivamente abbassata. Dal 27,7% del 2016 all’attuale 25%.

Con Legge di Bilancio 2017, si prevede la riduzione dell’aliquota contributiva per gli iscritti alla gestione separata, per i lavoratori autonomi e professionisti iscritti in via esclusiva alla gestione separata Inps, l’aliquota è al 25% IVS + 0,72% aliquota aggiuntiva per un totale di 25,72% mentre per i pensionati è al 24%.

Finte partite IVA

Sono stati aboliti i co.co.pro e le finte partite IVA.

Ma restano valide le collaborazioni a progetto in questi casi:

  • collaborazioni regolamentate da accordi collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, che prevedono discipline specifiche relative al trattamento economico e normativo, secondo le particolari esigenze produttive ed organizzative del settore;
  • collaborazioni con professionisti iscritti agli ordini;
  • collaborazioni con componenti degli organi di amministrazione e controllo delle società e con partecipanti a collegi e commissioni.

DIS-COLL: disoccupazione per i collaboratori

È l’assegno di disoccupazione a favore del lavoratori parasubordinati. La prima misura in questo senso introdotta nel nostro ordinamento. Nata nel 2015 con il Jobs act, (articolo 15, decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22) è stata resa strutturale dal 1 luglio 2017 ed estesa anche agli assegnisti e dottorandi di ricerca.

(articolo 15, decreto legislativo 4 marzo).

Semplificazione Partite IVA

Il governo Renzi fin da subito si occupò nell’ampia riforma del mercato del lavoro anche dei lavoratori autonomi e delle partite IVA, cercando da una parte di semplificare alcuni meccanismi specifici e dall’altra iniziando a facilitare l’apertura e l’utilizzo delle stesse, anche dal punto di vista fiscale.

Nella legge di bilancio 2017 troviamo una serie di importanti misure:

  • Abolizioni degli studi di settore per i professionisti e i contribuenti che utilizzano la fattura elettronica. La loro disapplicazione, in favore dei 70 Indicatori Sintetici di Affidabilità Fiscale, ci sarà a partire dal 2019;
  • Finanziamenti a tasso zero per i giovani imprenditori;
  • Introduzione del regime di cassa per gli artigiani e i commercianti che operano in contabilità semplificata;
  • Fine delle partite IVA “dormienti”, cioè di quelle che non svolgono attività per almeno 3 anni;
  • Introduzione dell’IRI (imposta sul reddito dell’imprenditore) con aliquota al 24% fissa per tutti a partire dall’anno prossimo;
  • Introduzione delle comunicazioni IVA trimestrali

Jobs act del lavoro autonomo ( legge 81/2017 )

È questa la più importante disposizione emanata negli ultimi anni a favore di circa 2 milione di soggetti nel nostro paese. Professionisti e lavoratori non più considerati lavoratori di serie B ma dotati ora di una serie di diritti e tutele tali per permettere un migliore svolgimento della loro professione. La legge getta le basi per tutta una serie di cambiamenti che potranno ancora essere implementati. Dagli appalti alla maternità, dai fondi europei alla deducibilità delle spese per la formazione, dal divieto di clausole abusive all’introduzione dello “smart working”.

  • Tutela sui pagamenti: sono illegittime le clausole dei contratti che prevedono il pagamento trascorsi 60 giorni dalla fine del lavoro. Saranno 30 i giorni previsti, calcolati dall’emissione della fattura;
  • Tutela da clausole e condotte abusive del datore di lavoro: divieto di recedere o modificare unilateralmente il contratto, ed obbligo, se richiesta, di stipularlo in forma scritta;
  • Meccanismi per impedire compensi inadeguati;
  • Diritto di utilizzo delle invenzioni;
  • Delega per ampliare l’accesso alla maternità e alla malattia;
  • Congedo parentale anche per gli autonomi: ampliato fino a 6 mesi usufruibile fino ai 3 anni di età del bambino;
  • Indennità di maternità;
  • Tutela della gravidanza, malattia ed infortunio, delle malattie oncologiche e cronico-degenerative: eliminato l’obbligo di non fatturazione se si è in maternità. Possibilità di sostituzione da parte di colleghi qualificati se si è in maternità. Sospensione del versamento dei contributi previdenziali e premi assicurativi in caso di malattia o infortunio di gravità tale da impedire lo svolgimento dell’attività lavorativa per oltre 60 giorni, per l’intera durata della malattia o dell’infortunio fino ad un massimo di 2 anni;
  • Deducibilità spese: al 100% fino a 10.000 euro per tutte le spese in formazione comprendenti anche vitto e alloggio. Fino a 5.000 euro per le spese sostenute per i servizi di certificazione delle competenze, orientamento, ricerca e sostegno all’auto-imprenditorialità mirate a sbocchi occupazionali effettivamente esistenti erogati da organismi accreditati. Ulteriore integrale deducibilità degli oneri sostenuti per la garanzia contro il mancato pagamento delle prestazioni, fornito in forme assicurative;
  • Introduzione dello sportello del lavoro autonomo nei centri per l’impiego;
  • Possibilità di partecipazione ad appalti pubblici e privati: possibilità di stipulare contratti di rete tra professionisti, consorzi stabili e ATP;
  • Smart working: viene introdotta una nuova tipologia contrattuale, il cosiddetto lavoro “agile”, che prevede un’organizzazione in fasi, ciclo e obiettivi, senza vincoli di orario o di luogo di lavoro, svolto con l’utilizzo di strumenti tecnologici. La prestazione può essere svolta sia nel luogo di lavoro tradizionale che altrove. Il limite è rappresentato dall’orario di lavoro giornaliero e settimanale previsto dai contratti collettivi. Il trattamento non è diverso da quello dei lavoratori con le medesime funzioni. Si tratta di un’innovazione importante in un mercato come quello del lavoro in continua evoluzione e modernizzazione.

Tutela delle donne vittime di violenza

È stata estesa anche alle lavoratrici autonome l’indennità per assenza dal lavoro se vittima di violenza. Dura massimo 3 mesi. Corrisponde all’80% del salario minimo giornaliero. Per la prima volta era stata introdotta dal governo Renzi con il Jobs Act – art. 24, D.Lgs. 80/2015. In particolare il decreto sulla maternità e paternità del Jobs Act, il Decreto Legislativo n. 80/2015 ha previsto un congedo per le donne vittime di violenza di genere. Trattasi di una possibilità di assentarsi in maniera giustificata da lavoro, ottenendo anche una indennità dall’Inps, per un periodo massimo di 3 mesi nell’arco di 3 anni per svolgere il percorso di protezione relativo alla violenza di genere.

Bandi europei

La legge di stabilità 2016 ha introdotto la possibilità anche per i professionisti di partecipare ai bandi per l’assegnazione dei fondi europei.

Misure per il futuro

Sono molti i decreti di attuazione che il Governo dovrà emanare in attuazione del Jobs act sul lavoro autonomo. Dovrà decidere quali atti pubblici potranno compiere i professionisti, come e quando gli enti di previdenza privati potranno erogare prestazioni sociali finanziate dalle contribuzioni degli iscritti nel caso di forte riduzione del reddito o di gravi patologie, e infine dovrà emanare disposizioni per adeguare le norme sulla sicurezza e la tutela negli studi professionali.