La differenza tra noi, Monti e Salvini

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Lettera di Matteo Renzi a Il Corriere della Sera, 17 giugno 2019

Caro direttore,

il Senatore Monti ha tracciato ieri da queste colonne un ardito parallelismo tra il governo Salvini-Di Maio e quello che ho avuto l’onore di presiedere.

Comprendo la difficoltà di Monti di giustificare davanti agli occhi di chi lo stima il suo voto favorevole al Def 2019 di

Conte e il voto negativo al referendum costituzionale del 2016. Ma penso che sia davvero difficile negare la realtà per costruirne una parallela.

Davvero possiamo accettare, come sostiene l’ex leader di Scelta Civica, che la flessibilità faticosamente ottenuta durante la presidenza europea 2014 sia un errore? Possiamo davvero rimpiangere l’austerità? Parlino i numeri, non le ideologie. Con Monti l’Italia ha vissuto una profonda recessione: la crescita era negativa (-2,4%), gli indici di fiducia ai minimi, i posti di lavoro erano 22 milioni, le tasse erano aumentate a cominciare dall’Imu e interi settori – penso ad esempio alla cantieristica navale – distrutti da un furore anti-impresa inspiegabile. Con noi l’Italia è tornata a crescere: il Pil è divenuto positivo (+1,8%), sono andati ai massimi gli indici di fiducia, i posti di lavoro hanno superato le 23 milioni di unità, le tasse sono state abbassate a cominciare da Imu e Irap e la strategia di
superammortamenti e iperammortamenti ha restituito fiducia a chi voleva investire. Simbolo di questa profonda diversità è il rapporto debito/ Pil, salito di 15 punti percentuali con Monti, stabile con noi.
E chiariamo una volta per tutte la questione degli 80 €. Questo provvedimento – decisivo per dieci milioni di persone che hanno un salario medio basso e che da oltre cinque anni ricevono più soldi in busta paga – non è un provvedimento che Monti ama. Capisco sia difficile capirne l`importanza per chi non ha problemi ad arrivare alla fine del mese. Ma per chi ci arriva stanco e stremato saper di poter contare su 80 € in più è tutt’altro che secondario. Oltre che giusto. Sono soldi che derivano dalla flessibilità europea come dice Monti? Eppure basterebbe controllare il calendario per capire che non è così. Abbiamo introdotto gli 80 € nel marzo 2014, abbiamo ottenuto la flessibilità europea nel gennaio 2015. Gli 80 € sono stati finanziati con la spending review dell’onorevole Gutgeld. E questo valga anche come risposta a chi – da Bonino a Tajani – continua a balbettare falsità su un presunto scambio immigrazione/80 € che esiste solo nelle fake news dei social, ma non nella realtà.

Quanto al governo Conte-Salvini-Di Maio: davvero qualcuno in buona fede può paragonarlo al nostro esecutivo? Nel rapporto con l’Europa, ad esempio: noi abbiamo ridotto le procedure di infrazione che erano 121 con Enrico Letta (100 con Mario Monti) a meno di sessanta. Non ringrazierò mai a sufficienza Sandro Gozi per questo lavoro. E dire che appena sono arrivati i populisti le infrazioni sono tornate a crescere. Oppure sulla politica estera, oggi in mano a un fedelissimo di Mario Monti quale Moavero Milanesi: noi stavamo con Obama ed eravamo protagonisti a Bruxelles. Qual è la linea del governo dal Venezuela ai gilet gialli, dalla Cina alla Libia? E sull’economia: davvero noi saremmo simili a chi ha introdotto il reddito di cittadinanza o quota 100? E sull’immigrazione: noi siamo quelli che hanno recuperato un barcone pieno di cadaveri perché l’Italia non tradisse i
suoi valori e desse sepoltura ai nostri fratelli morti nel Mediterraneo. Altro che la pacchia è finita.

Paragonare la nostra esperienza a quella di Salvini e Di Maio è sbagliato. Farlo dopo
che uno ha votato a favore in Parlamento per il governo di Salvini e Di Maio è quasi ridicolo. Con il suo gabinetto Monti ha fatto bene sulle pensioni, grazie al sacrificio personale di Elsa Fornero. Si è fermato davanti alla riforma del mercato
del lavoro, ha sbagliato ad alzare le tasse e ha ceduto su tutta la linea nel negoziato su banche e su fiscal compact. Il suo governo poteva fare molto, ma ha smesso di lavorare quando Monti, come ad altri prima di lui, ha smesso di pensare al Paese e ha iniziato a pensare alle elezioni. Comprensibile, per carità. Ma allora ci eviti le lezioni con toni da professore. O se proprio le vuol fare almeno abbia il coraggio di guardare i dati Istat. Se li avesse guardati Monti non avrebbe mai votato il Def che aboliva la povertà e che scriveva la storia, per usare le parole di Di Maio. Scelta di cui evidentemente oggi, comprensibilmente, si rammarica.

Quanto a noi: questo governo è il governo Conte. Non è il governo Renzi. A Bruxelles se ne sono accorti. Gli imprenditori pure. Prima o poi se ne accorgerà anche Monti. Noi non abbiamo fretta, l’Italia forse sì.