Enews 437, lunedì 8 agosto

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
dona italiaviva

Buongiorno a tutti, ben ritrovati.

Mi scuso per questa lunga assenza delle Enews che tornano dopo un periodo ricco di iniziative, di missioni nel cuore dell’Italia profonda e dopo la trasferta brasiliana per le Olimpiadi. Parto da qui, proprio da qui: Rio 2016

1. Orgoglio Tricolore
Sono arrivate molte medaglie già nelle prime ore delle Olimpiadi. La cosa divertente è che con le Olimpiadi diventiamo tutti esperti di discipline di cui qualcuno ignora per quattro anni non solo le regole, ma persino l’esistenza. Trovo tutto ciò molto simpatico, una delle tante cose belle delle Olimpiadi. Scoprire la passione per lo sport e per il nostro Paese ritrovandoci commossi ad ascoltare l’inno nazionale quando qualcuno vince, disperarsi insieme dopo la sconfitta di qualcuno che pure sino a due giorni prima era per molti un semisconosciuto.

Per gli atleti che arrivano alla prova olimpica, tuttavia, quella non è soltanto un’emozione unica, ma il coronamento di anni di sacrifici, di sfide contro se stessi e contro gli altri, di fatica. Per questo ho detto loro, a tutti e a ciascuno, il nostro più affettuoso grazie. Il grazie di tutte le italiane, di tutti gli italiani.

Il mondo ha bisogno anche dei valori dello sport. E l’Italia è in prima fila per offrire una visione alternativa a chi vorrebbe costringerci a vivere di paure e di rifiuto dell’altro. Ecco perché il nostro impegno per lo sport non è soltanto la presenza alle Olimpiadi, ma tocca innanzitutto i 100 milioni di euro che abbiamo stanziato per gli impianti sportivi nelle periferie e il nostro investimento culturale – oltre che economico – perché le palestre nelle scuole tornino a essere accoglienti e aperte al territorio.

La candidatura di Roma 2024 non è dunque semplicemente la candidatura a ospitare un grande evento. è l’idea di un Paese che in nome degli ideali rifiuta la cultura della paura, rifiuta la logica del “tutti chiusi in casa” che il terrorismo vorrebbe costringerci ad accettare, rifiuta la fuga dalla propria identità.

Evviva i nostri atleti dunque. Quelli che tornano a casa con la medaglia e quelli che ci hanno regalato soltanto un sogno che è valso la pena comunque sognare insieme. Ma viva innanzitutto lo sport, i milioni di volontari che ogni weekend aprono gli impianti, creano presenza sociale sul territorio, danno una mano a rendere più belle le nostre comunità. E viva l’Italia, sempre. Aver illuminato con il tricolore il simbolo di Rio de Janeiro, il Cristo Redentore sul Corcovado è stato un istante di intensa emozione, credetemi. Ci sono dei momenti in cui il Paese si riunisce. Stop alle polemiche di chi vive il litigio in servizio permanente: forza Azzurri e viva lo sport!

2. L’Italia che ci crede.

In attesa delle vacanze – che stanno vedendo un grandissimo risultato di tante località turistiche e questo è un segnale ottimo per la nostra economia – ho viaggiato molto in Italia per mille motivi.

Ho girato molto e in questi giorni l’ho fatto con ancora maggiore determinazione dopo le notizie tragiche che sono arrivate da varie parti del mondo, in particolar modo da Francia e Germania, ma anche da Baghdad e da Kabul. Noi ci siamo commossi giustamente per le vittime europee, come è ovvio che sia. Ma sapere che cento bambini trovino una morte atroce in un mercato iracheno o che delle famiglie afghane siano massacrate mentre stanno solo chiedendo che arrivi l’elettricità in casa propria fa comunque male al cuore. Non ha passaporto il dolore, non ha spiegazione la follia. Per chi – tra l’altro – è interessato a seguire la mia opinione su questi temi qui trovate la relazione fatta nei giorni scorsi all’assemblea nazionale del PD.

Però una reazione ci vuole. E coltivare la fiducia, il buon senso, il coraggio richiede piccoli gesti concreti. E poi queste tappe italiane sono preziose perché ti danno la possibilità di incrociare storie autentiche che – anche in mezzo alle difficoltà – regalano speranza e coraggio.

La morale per me è semplice: c’è un’Italia che ci prova, ogni giorno. Che non si fa bloccare dalla paura. Che porta il proprio contributo perché il futuro sia migliore. Questa Italia è bella. è un’Italia fatta da persone che si svegliano la mattina presto e provano a cambiare qualcosa anziché lamentarsi soltanto. Questa Italia merita di essere ascoltata, mostrata, incontrata, amata. E io intendo continuare a farlo giorno dopo giorno, passo dopo passo. Alla fine dei conti, questo è il vero ruolo del capo di un governo. Lavorare perché il Paese vada ancora meglio, si metta in gioco, sia capace di vincere le difficoltà. Contro i disfattisti, contro chi dice sempre no, contro chi vive nella lamentazione costante. Lo ha detto in modo semplicemente perfetto Barack Obama intervenendo alla convention di Philadelphia. Se avete cinquanta minuti, ascoltate questo video.

Per chi guida un governo l’audacia della speranza è la priorità numero uno.

3. Basta un sì.

Nel frattempo il sito www.bastaunsi.it è sempre di più la casa di tutti i cittadini, comitati, amici che vogliono dare una mano in vista del referendum costituzionale del prossimo autunno. In tanti mi hanno detto: “Matteo, questa non è la tua sfida, non personalizzarla”. Vero, questa è la sfida di milioni di persone che vogliono ridurre gli sprechi della politica, rendere più semplici le istituzioni, evitare enti inutili e mantenere tutte le garanzie di pesi e contrappesi già presenti nella nostra Costituzione. Un’Italia più semplice e più forte sarà possibile se i cittadini lo vorranno.

Dipende da ciascuno di noi, non da uno solo, dunque, ma da un popolo.

In tanti mi state scrivendo segnalando la necessità di spiegare nel merito la questione referendaria. Il quesito infatti non riguarda la legge elettorale o i poteri del Governo, argomenti che non sono minimamente toccati dalla legge costituzionale, ma riguarda il numero dei politici, il tetto allo stipendio dei consiglieri regionali, il voto di fiducia, il Senato, il quorum per il referendum che viene abbassato, l’introduzione del referendum propositivo, l’abolizione degli enti inutili come il CNEL, le competenze delle Regioni.

Per vincere questo referendum basta entrare nel merito, basta leggere il quesito, basta chiedere agli italiani se davvero vogliono continuare con la classe politica più numerosa e più pagata dell’Occidente o se invece vogliono ridurre i costi e i posti dei parlamentari, perché per cambiare basta un sì. Basta chiedere agli italiani se davvero vogliono continuare con le Regioni che fanno promozioni turistiche e missioni in autonomia o se invece vogliamo cambiare, con un progetto turismo Italia, perché per cambiare basta un sì. Basta chiedere agli italiani se davvero vogliono continuare con un sistema di scrittura delle leggi che fa fare a Camera e Senato esattamente la stessa cosa, il che succede solo in Italia, o se invece vogliono lasciare a una sola Camera il rapporto fiduciario con il Governo, perché per cambiare basta un sì.

I segnali di queste settimane sono davvero buoni.

Il comitato del Sì – a differenza di chi dice NO – ha raggiunto le firme necessarie alla presentazione in Cassazione (ne servivano mezzo milione, ne abbiamo avute quasi 600mila, circa il triplo degli altri)

I nostri comitati sono tantissimi, arrivano quasi a quota tremila.

Abbiamo chiesto un aiuto a chi vuole darci una mano, anche a livello economico. Percorso trasparente, semplice e verificabile, alla luce del sole. Conclusione? A oggi abbiamo ricevuto più di 88.100 euro, quasi tutti con piccole donazioni, da 5-10-20 euro.

E sul sito www.bastaunsi.it ci sono sempre più messaggi che provengono dai territori, di persone che spiegano perché – secondo loro, semplici cittadini senza incarichi politici – questa riforma è fondamentale per rendere l’Italia un paese più solido e più semplice.

Varie

  • Qui intervista a Gazzetta dello Sport sulle Olimpiadi
  • Qui intervista a Repubblica su banche e dintorni
  • Qui conferenza stampa sui nuovi decreti legati alla riforma della pubblica amministrazione. Il lavoro su questi temi proseguirà anche nei prossimi giorni.
  • I dati sul JobsAct segnano un risultato impressionante: da quando il Governo è in carica abbiamo – secondo i dati Istat, non secondo me – qualcosa come 599.000 nuovi posti di lavoro. È un dato fantastico: se penso che Berlusconi con la promessa, non mantenuta, di un milione di posti di lavoro ha monopolizzato il dibattito sul mondo del lavoro per anni mi domando come sia possibile non dare la sufficiente attenzione a questo recupero di 600 mila nuovi lavoratori che per me sono un elemento di svolta cruciale. Ancora in tanti soffrono, ancora in tanti sono disoccupati: vero. Ma il segnale di ripresa del mondo del lavoro grazie al JobsAct è un punto che dovrebbe far gioire tutti, non essere elemento di divisione

Pensierino della sera.

Ho scelto di iniziare il viaggio in Brasile da Salvador do Bahia, terra storicamente legata alla mia Firenze per molti motivi. Il più importante dei quali ha un nome e cognome: Renzo Rossi. O come diceva lui: Renzo Rossi, prete. Don Renzo, compagno di seminario di don Milani e di altri personaggi della chiesa fiorentina del XX Secolo, aveva scelto di andare a Salvador nel 1965 come missionario quando i bambini morivano di fame nelle favelas. Per caso si era fatto compagno di strada di alcuni prigionieri politici durante gli anni bui del regime, condividendo la sofferenza di tanti di loro in modo semplice e fraterno (per chi avesse tempo e voglia di scoprire la sua storia c’è un bel documentario di un giornalista di Repubblica, Benedetto Ferrara “Un angelo testardo” che potete trovare su YouTube). Intendiamoci, mezzo secolo dopo l’avvento di don Renzo, grazie al lavoro di tanti come lui, del progetto Agata Smeralda di Mauro Barsi, della cooperazione internazionale italiana (prezioso il lavoro di AVSI, tra i tanti) la situazione è decisamente migliorata.

Ma qualche anno fa avevo promesso a don Renzo che nel primo viaggio in Brasile sarei partito da Salvador, casa sua. E ho mantenuto questo impegno, anche adesso che lui ci ha lasciato. Sono arrivato nelle favelas qualche ora dopo che il Parlamento italiano aveva approvato una legge importante contro lo spreco alimentare, un altro tassello del mosaico sulla lotta alla povertà e alla cultura dello spreco grazie all’azione di molti deputati del PD guidati da Maria Chiara Gadda. E sono stato felice qualche giorno dopo di rappresentare l’Italia al fianco di Massimo Bottura, appena eletto ristoratore numero uno al mondo, nella presentazione del progetto Refetto-Rio, un luogo nel centro di Rio in cui fare del cibo uno strumento di riscatto sociale e di uguaglianza sostanziale.

L’Italia insomma è anche questo, lotta per l’oro anche nella disciplina olimpica della solidarietà. Non dimentichiamocelo mai. Siamo un paese migliore di come siamo abituati a pensarci.

Un sorriso,
Matteo

PS
In tutta Italia continuano le Feste dell’Unità. Domani visiterò due luoghi simbolo delle feste emiliane: Bosco Albergati, in provincia di Modena e Villalunga in provincia di Reggio Emilia. Dicendo innanzitutto grazie ai volontari per la loro disponibilità, per la loro passione, per la loro tenacia: un popolo di militanti che rappresenta l’anima più vera del Partito Democratico. E poi farò un comizio vecchia maniera alle 18.30 a Bosco Albergati e un’intervista serrata a Villalunga con Enrico Mentana. Mi fa piacere che abbia accettato e che domani alle 21.30 saremo sul palco insieme.

Nel frattempo grazie ai tanti che parlano di buona politica alle feste del nostro partito.