Enews 486, giovedì 7 settembre 2017

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1. La scienza, non i partiti.
Qualcuno sta continuando a giocare sporco su un tema, quello dei vaccini, che dovrebbe essere affidato alla scienza, non alle divisioni di partito.
Lo sta facendo il presidente del Veneto Zaia con la Lega Nord: mi sembra assurdo che per distinguersi all’interno del centrodestra con Forza Italia, che giustamente si è smarcata, si giochi sulla pelle dei bimbi.
Lo sta facendo il giudice Imposimato, uomo che il Blog Cinque Stelle proponeva come Presidente della Repubblica, che ha scritto parole sui vaccini talmente squallide da non poter essere nemmeno riferite.
Come segretario del PD, ma soprattutto come padre, rilancio il nostro appello: basta con la demagogia e le strumentalizzazioni.
La vita dei nostri figli vale più di qualsiasi campagna elettorale. La medicina e la scienza vengono prima delle paranoie di aspiranti leader in cerca di visibilità.

2. Giustizia, non ricatto
La Corte di Giustizia europea ha dato torto all’Ungheria e alla Slovacchia che contestavano la solidarietà sulla questione migranti. Dunque la cosiddetta Relocation è perfettamente legittima per il diritto comunitario e quindi i Paesi che non accolgono i migranti devono essere sanzionati. Ricordate? Questa proposta l’aveva fatta l’Italia nel 2015 ottenendo il via libera del Consiglio Europeo nell’estate di quell’anno, dopo una durissima trattativa con i nostri colleghi degli altri Paesi. Questo accordo è molto importante perché va contro i principi – sbagliati – dell’accordo di Dublino del 2003, siglato anche dal Governo italiano di allora.
Adesso però bisogna essere concreti. Per me i Paesi che non accolgono devono essere puniti in modo semplice: tu non sei solidale nella gestione migrazione? Io non sono solidale nella divisione dei fondi. Chi non accoglie migranti deve vedere ridursi le risorse del bilancio europeo. Vogliono costruire i muri? Lo facciano senza i fondi italiani, visto che il nostro Paese ogni anno mette 20 miliardi nel tavolo europeo e ne recupera 12. La solidarietà non può essere a senso unico. E non chiamatelo ricatto: si chiama giustizia, si chiama solidarietà, si chiama Europa con la E maiuscola.

3. In mezzo alla gente.
Dalla ripresa dell’attività ho fatto 11 presentazioni del libro coi cittadini al centro nord (Bologna, Modena, Reggio Emilia, Pesaro, Ravenna, Lodi, Crema, Genova, Sarzana, Trieste, Padova): sempre tanta gente, tanto affetto, tante domande, tanti suggerimenti, tanta voglia di partecipare. Le prossime saranno: Taormina, Catania, Siracusa, Ragusa, Sciacca, Marsala, Perugia, Arezzo, Prato, Castelli Romani e le feste dell’Unità di Firenze e Roma. Poi ancora Lombardia, Campania, Puglia. Avanti, avanti insieme. E grazie a chi di voi ha letto il libro e me lo commenta con critiche o sottolineature che mi servono moltissimo a riflettere: [email protected]
È bellissimo far parte di un’esperienza di popolo, di una comunità. E nulla mi è utile come gli incontri con le persone per capire, imparare, discutere.
Oltre che a toccare con mano alcune realtà molto significative che si occupano di sociale, come ieri a Medea, in provincia di Gorizia, sui temi dell’autismo e del Dopo di Noi. Il modo con il quale si gestisce il sociale dà il senso della civiltà di un popolo, ne sono convinto.
Intanto parte la Festa dell’Unità Nazionale a Imola (dal 9 al 24 settembre), mentre il giorno dopo parte il treno del PD, da Roma: due mesi ad ascoltare le persone, a discutere, in mezzo alla gente. Avanti, avanti insieme.

Pensierino della Sera. Asia Bibi è una donna che da tremila giorni vive in un carcere perché crede in Gesù Cristo. È dunque una prigioniera in ragione della sua fede ed è scandaloso che non ne parli più nessuno. Da premier ho vissuto il momento in cui il Governo italiano ha restituito alla libertà Miriam, la ragazza sudanese che era stata costretta in cella – dove ha persino partorito – per “colpa” del suo essere cristiana. Ricordo nitidamente il momento dell’incontro con Miriam e trovo assurdo che ancora oggi uno debba stare in carcere in ragione della sua fede. In casi del genere mantenere alta l’attenzione su queste vicende è forse l’unica cosa che si può fare. Io non dimentico Asia Bibi e non permetto che la violenza che ogni istante le viene perpetrata impedendole la libertà divenga una cosa normale nel dibattito pubblico mondiale. Lottare per la libertà religiosa è o dovrebbe essere un valore di tutti gli uomini di buona volontà, nessuno escluso. Noi, nel nostro piccolo, ci siamo.

Un sorriso,
Matteo

PS. I dati dell’Istat ci dicono che dal primo giorno del nostro Governo (febbraio 2014) a oggi si sono creati 918 mila posti di lavoro in più, di cui il 61% a tempo indeterminato. Insomma: il JobsAct ha creato le condizioni perché si raggiungesse l’obiettivo del milione di posti di lavoro. A me sembra una cosa enorme. Il tempo è galantuomo, il tempo gioca con la nostra stessa maglia e alla fine la verità di ciò che abbiamo seminato emerge. Ma mentre aspetto un sussulto di onestà intellettuale dei nostri oppositori, che riconosca la bontà del JobsAct, dico che ancora non basta. Continuare a ridurre le tasse, continuare a semplificare, continuare a investire: questo il nostro obiettivo per guardare Avanti. Per creare lavoro, non assistenzialismo. Lavoro, non redditi di cittadinanza.